commenti sulla Notte della Taranta 2004

CarloTrono
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Messaggio da CarloTrono »

vi invito tutti a commentare il concertone finale della Notte della Taranta edizione 2004. Fateci sapere cosa vi é piaciuto e cosa no. [addsig]
pisa l'oru, pisa lu chiummu, pisa cchiu l'onore de tuttu lu munnu !
salentinitemarca
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Messaggio da salentinitemarca »

complimenti a  antonio castrignanò, vera rivelazione salentina della NdT e ad Emanuele Licci, che si conferma uno dei migliori musicisti-cantori della nostra musica. Grande Giovanni Lindo Ferretti nel citare Antonio L. Verri, Salvatore Toma e altri.[addsig]
tarantune
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Messaggio da tarantune »

anche se bravo giovanni lindo é sempre da prendere in  piccole dosi,gli arrangiamenti di quest'anno sono almeno diversi da quelli (sempre uguali) che cosma ci ha propinato in tutti questi anni,sparagna ha lavorato e si é visto secondo me.manco a dirlo la performance di battiato ha dato quel tocco di eleganza e cultura che negli anni scorsi é mancato poi sono andato via memore delle due ore di fila dello scorso anno!p.s. quest'anno sono stai ingaggiati musicisti che negli anni scorsi erano stati molto critici con l'evento sarà  per la nota legge salentina che  la urpe quannu nu rria all'ua dice ca é uscia??????ma quest'anno era più che matura????e poi non ci vendiamo per un piatto di lenticchie???ci sono stati musicisti pagati un botto di soldi e altri invece che hanno preso meno di un piatto di lenticchie!!!!150 euro per la precisione compagno Ferretti guardati attorno prima di sconcertare!!!!!comunque meglio la direzione sparagna che quella cosma[addsig]
te na sciumenta cambara nu pijare mai la fija ca ci ambara nun ete, sempre alla mamma se ssamija!!!
LUMAURIZIU
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Messaggio da LUMAURIZIU »

Ambrogio Sparagna 10 e lode ! Se negli anni a venire si avrà  la coerenza di continuare così, potremo dire che questa del 2004 sarà  stata davvero l edizione della svolta epocale per la NDT: una sorta di restaurazione tolemaica costituita da una rappresentazione di elevatissimo livello culturale ed estetico, spettacolare e potentissima, con al centro - di nuovo e finalmente - il bellissimo sole della nostra identità  musicale, filologicamente rispettata e mostrata al mondo senza mortificazioni nelle sue molteplici espressioni distintive, e con intorno le evoluzioni - questa volta reverenti, lievi e senza gli assurdi e pesanti offuscamenti delle passate edizioni - di pianeti/linguaggi musicali differenti, che con il nostro sole sono entrati in armonia, prendendone e riflettendone la luce, per una sera, in maniera originale e piacevolissima. Non cercherei il pelo nell uovo: personalmente sono estremamente soddisfatto e, onestamente, non avrei potuto aspettarmi di meglio. Bravissimi tutti i salentini, ottimi tutti i musicisti, bellissimi i tamburelli.  Grandissimo Antonio Amato. Incantevoli anche i camei degli ospiti, specialmente quello della Nannini con Fimmene Fimmene. Un immenso grazie a Giovanni Lindo Ferretti, che era il mio mito già  alla fine degli anni ottanta, figuriamoci adesso che é diventato greco-salentino in pectore ! Una nota di colore. Come ogni anno ero in prima fila nella ressa più caotica e varia che si possa immaginare, appiccicato con spirito tollerante e mite a persone dai comportamenti spesso molto sgradevoli per i miei gusti (scusate ma non posso farci niente), in larga maggioranza completamente ignoranti della nostra cultura musicale, ma anche di tutto il resto, credo: ho sentito diversi di loro che, pensando evidentemente di trovarsi ad un rave o ad una sagra, non ne potevano più delle massicce dosi di polifonie, canti alla stisa ed armoniose melodie salentine, e chiedevano la pizzica. Beh, proprio in quel preciso momento ho capito che, si, finalmente era fatta !!!!!!!  Grazie Ambrogio ![addsig]
svincen
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1602

Messaggio da svincen »

Anche quest anno, la riuscita della NdT come evento promozionale (per il Salento, per la pizzica, ma anche per gli amministratori-organizzatori) non é in discussione. La sterminata folla che ha assistito al concerto, la grande copertura mediatica (servizi ripetuti sui quotidiani nazionali e sulle televisioni, comprese Rai e Mediaset), e la risonanza crescente a tutti i livelli fanno della NdT, senza ombra di di dubbio, l evento centrale dell estate salentina. Da questo punto di vista, le cose vanno sempre meglio.

Naturalmente, per noi affiliati di pizzicata.it, che diamo ben altro valore che quello semplicemente commerciale alla nostra tradizione musicale, e che spesso siamo direttamente impegnati nel "movimento" (come musicisti, come ballerini, come operatori culturali, etc), non può bastare una valutazione semplicemente basata sulla quantità  di presenze o sulla risonanza mediatica. Ci interessa valutare i risultati "artistici" della NdT, anche in relazione al dibattito, ampiamente presente su questa community, sull uso "contemporaneo" delle forme musicali della tradizione. Su questi aspetti cercherò di soffermarmi, analizzandoli nel merito. Naturalmente esprimerò opinioni assolutamente personali.

L edizione 2004 della NdT ha presentato diversi elementi di novità  rispetto agli anni scorsi. Innanzitutto, per la prima volta, la direzione artistica é stata affidata non ad una "star" (o presunta tale) totalmente aliena non solo dalle cose salentine, ma anche più in generale dall ambiente della "musica popolare" (pensiamo a Joe Zawinul o a Stewart Copeland), ma a un personaggio come Ambrogio Sparagna, che ha un curriculum di tutto rispetto, come etnomusicologo allievo di Diego Carpitella, e come musicista impegnato da anni proprio nel campo della musica popolare. Da questo deriva il secondo elemento innovativo, anche sul piano simbolico, rispetto agli anni passati. Sparagna, fin dall inizio, ha dichiarato di volersi muovere all interno dell alveo della musica popolare, di non perseguire nessun progetto sistematico di "contaminazione" con musiche "altre" (e in particolare con il pop-rock o l etno-jazz). Certamente un cambiamento significativo rispetto alle edizioni precedenti, il cui il messaggio centrale (oserei dire l ideologia portante) era che la nostra tradizione musicale, per essere "moderna" e non "archeologica", doveva per forza pesantemente "ibridarsi" con altro (fino agli esiti un pochino demenziali dell anno scorso, accentuati nel tour primaverile, in cui Copeland é stato spacciato come un campione della pizzica con tanto di maglietta di Chevanton...).

L intenzione di valorizzare maggiormente il "locale" ha prodotto l idea dell "orchestra popolare", composta da un gran numero di musicisti salentini (alcuni anche giovanissimi), che ha avuto il compito di rielaborare, utilizzando strumenti prevalentemente acustici, un cospicuo numero di canti tradizionali per il concertone finale. Anche nella scelta del repertorio Sparagna – forte anche della sua competenza etnomusicologica - ha portato una ventata di aria fresca. Finalmente il ricchissimo patrimonio della musica salentina é stato esplorato al di là  dei soliti dieci pezzi che i gruppi di riproposta eseguono fino allo sfinimento, e al di là  della specifica pizzica-pizzica, a cui é stato dato uno spazio tutto sommato limitato (tre pezzi). Infine, si é avuta l accortezza di prevedere un tempo di preparazione dello spettacolo molto maggiore degli anni scorsi, dove invece i "grandi esperimenti" di contaminazione venivano elaborati in pochi giorni di prove (con i risultati che sappiamo).

L arrivo di Ambrogio Sparagna quindi, anche al di là  delle dichiarazioni "continuiste" degli organizzatori, ha segnato una significativa svolta "culturale" per la NdT, peraltro auspicata da molti, che non vedevano di buon occhio gli eccessivi ammiccamentialla world-music più commerciale delle ultime edizioni.

Queste premesse davano ulteriori elementi di interesse al concertone del 21 agosto, che (a mio avviso, naturalmente) ha avuto un esito controverso: per certi aspetti é stato all altezza delle aspettative, per altri non é risultato assolutamente convincente.

Sparagna ha scelto un approccio soft, molto attento alla fruibilità  dei brani e alla utilizzazione di tutti gli apporti disponibili. Per quanto riguarda gli arrangiamenti, pur non rispettando quasi mai la struttura melodica degli originali, si é mosso su linee molto "tradizionali", orecchiabili e immediate. In molti casi, si é limitato a "smontare" i brani originali in strofe o insiemi di strofe, e a inserire degli intermezzi strumentali (mai particolarmente originali, a dire la verità ). In prevalenza poi i pezzi hanno avuto un andamento in crescendo, o per il ritmo, o per l intensità  musicale. Questa impostazione ha fatto in modo che le esecuzioni avessero un notevole impatto sul pubblico (Sparagna, per lunga esperienza, é un sapiente conoscitore delle dinamiche dello spettacolo popolare dal vivo), ma anche che ci fosse, alla lunga, una certa ripetitività , forse inevitabile, vista la lunghezza dello spettacolo. Stranamente, molte volte gli intermezzi strumentali hanno assunto forse dei toni un po troppo "irlandesi", alla Modena City Ramblers (per esempio in Diaviche, Cecilia, Aremu Rindinedda, La Zita, Orriamu Pisulina). Come nota stonata, purtroppo in continuità  con le edizioni precedenti, la presenza di ben tre batterie, che tendevano a coprire tutte le altre percussioni più deboli e a uniformare il suono.

All interno del concerto sono stati inseriti, anche qui con molta accortezza e discrezione, gli ospiti, salentini e non. Zimba, come al solito, é stato esplosivo, sia nei pezzi di apertura, sia nella coinvolgente Tarantella brindisina eseguita di Mimmo Epifani. Di Giacomo ha cantato un interessante versione di Su rrivato a San Frangiscu, che abbiamo imparato dalla voce del grande Uccio Bandello. Risultato molto distante dall originale, ma non disprezzabile. Franco Battiato (che ha suonato gratis, a conferma del grande appeal che esercita questa manifestazione) ha eseguito, con l eleganza che lo contraddistingue, due pezzi, Quannu te llai la facce la matina e Damme nnu ricciu (che l arrangiamento ha completamente stravolto, facendo perdere la straordinaria intensità  dell originale). Gianna Nannini poi si é prodotta in una gradevole e "sincera" versione di Fimmene fimmene. Infine molto interessante é stata l esecuzione della pizzica di Angelo Cordella col nipote (che presentava chiari riferimenti ad alcune tarantelle dell area lucana), conclusasi con un interminabile serie di assoli dei molti tamburellisti dell orchestra.

Naturalmente, in un concerto di quasi quattro ore (con 33 pezzi + bis) alcune cose hanno funzionato bene, altre meno, altre sono state decisamente pessime. Ad esempio, mi ha colpito particolarmente la versione de L aria de lu trainieri, molto d atmosfera, che univa degli arrangiamenti densi di echi mediterranei alla splendida parte vocale di Antonio Castrignanò. Su timbri meno convincenti la seconda voce di Emanuele Licci, che invece mi é parso più a proprio agio sui pezzi meno "tradizionali". Mi sono sembrati poco riusciti in particolare quattro pezzi: Scusati amici cari (tratta dalle registrazioni Lomax-Carpitella del 54), arrangiata in maniera discutibile e cantata malissimo, le versioni tipo musical de La cecilia e de Le tre sorelle (ma i cantanti hanno mai sentito il cd degli Ucci o le registrazioni della Simpatichina?) e la terribile versione fracassona e sguaiata de La Zita (brano a cui sono particolarmente legato, perchà© tratto dalle registrazioni di Giovanna Marini che abbiamo appena pubblicato...).

E qui veniamo a quello che io considero il problema fondamentale, che sono le voci. Come anche Sparagna ha avuto modo di ribadire più volte in questi giorni, quello che caratterizza in maniera determinante la nostra musica di tradizione é la vocalità . Un qualsiasi discorso musicale sulla tradizione salentina, che sia etnico, purista, contaminatore, folklorizzante, etc etc non dovrebbe prescindere dalla vocalità  (e quindi dalla polivocalità ). Ora, nonostante le dichiarazioni di principio ("quest anno al centro ci saranno le voci...") anche in questa edizione le parti vocali non sono state all altezza del presunto "ritorno alla tradizione". C é chi ha cantato come a Sanremo, chi come pensa che cantino in Irlanda, chi con una voce che potrebbe andar bene per la musica nera americana ma assolutamente inadatta alla nostra tradizione, chi ha stonato proprio (diverse volte, alcune in maniera clamorosa). Solo in pochi casi si sono sentite delle cose veramente all altezza (su tutte, mi sembra, la straordinaria piccola cantante di Pizzicarella e Antonio Castrignanò). Nella maggior parte dei casi le controvoci e i cori erano più da musica leggera (molto leggera) che da musica salentina. L unico canto alla stisa provato era appena accettabile (però almeno non hanno stonato come l anno scorso). E il lavoro di Sparagna, così incisivo sulle parti strumentali, qui non ha avuto esiti significativi.

Ci sarebbe da interrogarsi sul perchà© nel Salento abbiamo tanti buoni strumentisti (e una quantità  incredibile di tamburellisti) ma continuiamo a avere molti problemi sulle voci (a differenza di quanto avviene in altre zone, come la Sardegna). Per esempio: come mai nessuno dei nostri "musicisti" professionisti riesce a cantare come Uccio Aloisi, contadino analfabeta povero in canna di 75 anni? Questioni genetiche? O é che noi siamo "diversi" e non "possiamo" cantare come loro? Ma già  ho scritto troppo, magari rimandiamo a successivi approfondimenti questa discussione.

La NdT 2004 ha quindi rappresentato, con la direzione artistica di Ambrogio Sparagna, una significativa inversione di tendenza. Per la prima volta, si é voluto dimostrare che si può fare un grande spettacolo "moderno" anche muovendosi all interno della "grammatica" della musica popolare, senza additivi "esterni", senza fare esperimenti "transgenici" (per capire cosa intendo per "transgenico" ascoltatevi il cd della NdT 2003, e state bene attenti a quello che é successo veramente sul palco l'anno scorso e a quello che risulta dalla registrazione "dal vivo" dell'evento...). Da questo punto di vista lo spettacolo é stato un successo, che speriamo rassicuri gli organizzatori, così preoccupati dei rischi della deriva "purista" e "archeologica" della nostra musica di tradizione. Sul piano più strettamente musicale, l esito é stato controverso. Certo, considerando quello che hanno combinato nelle edizioni passate (e specialmente nel nefasto esperimento con Cosma-Copeland), ci potremmo ampiamente accontentare. Se invece consideriamo il concertone finale semplicemente come un progetto musicale, con particolare attenzione al rapporto con le fonti originali (ma in quanti siamo a conoscerle? Questo é un altro problema delicato...) possiamo dire che di strada da fare ne abbiamo ancora tanta tanta.

Concludo con due ultimi spunti critici e con una proposta (provocatoria). In primo luogo, il problema della "rappresentazione". Perchà© continuiamo a raccontarci (e a raccontare in giro) che un grande concerto con una grandissima amplificazione é in diretta continuità  con il tarantismo e che le persone che vanno a un concerto sono "tarantati" (dall apertura del tg1 di ieri: "L antico rito della possessione si ripete anche quest anno a Melpignano...")? A chi giova questa continua confusione, che peraltro é un offesa a chi in passato il tarantismo – che era una cosa terribile - lo ha subito veramente?

In secondo luogo, un problema di politica culturale e di destinazione di risorse pubbliche. Va bene spendere diverse centinaia di migliaia di euro ogni anno (quest anno pare siano 250.000, meno dell anno scorso) per un grande evento, ma tutto il resto, le cose che magari non producono interviste sul tg1 ma che sono essenziali per la conservazione e la conoscenza critica del nostro patrimonio etnomusicale ? La ricerca, le pubblicazioni (che finora sono lasciate all iniziativa di privati)? E l archivio sonoro (per cui l Istituto Carpitella é nato)? Da anni poniamo queste domande, non abbiamo ancora ricevuto risposte.

Infine la provocazione (che spero non venga confusa col campanilismo). Non siamo ormai abbastanza grandi per una direzione artistica salentina? Mi si dirà : "E chi potrebbe essere?" Risposta: i Sud Sound System!!! Sono stati i primi riusare con orgoglio nella contemporaneità  il nostro dialetto, contaminano parecchio ma di solito molto bene, sono attentissimi alle tematiche sociali, amano alla follia la loro terra, fanno cose godibilissime dal vivo, e sicuramente un loro progetto avrebbe un grande consenso, riunificando le due grandi famiglie della cultura popolare salentina, quella della pizzica e quella del ragamuffin...

Perchà© pizzicata.it non lancia una campagna per la direzione artistica della NdT 2005 ai Sud Sound
System?

Vincenzo Santoro

Fuecu intra sta casa!!!!!!!
Questo messaggio é stato modificato da: svincen, 23 Ago 2004 - 10:48 [addsig]
cicerenè
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Messaggio da cicerenè »

ciao a tutti. Non c'ero alla NdT.Ma ho sentito un paio di commenti sulla conduzione Sparagna 2004. Qualcuno mi parlava di uno stravolgimento, a volte forse un po' presuntuoso, di alcune melodie tradizionali.Preciso che non sto parlando di arrangiamenti un po' fantasiosi, ma di vero e proprio "stravolgimento" delle melodie, tanto da renderle irriconoscibili.Qualcuno ha avuto la stessa impressione?grazie ciaosara[addsig]
cicerenè
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Messaggio da cicerenè »

...abbiamo postato quasi contemporaneamente con vincenzo.. un mancato refresh non non mi ha fatto leggere il suo prezioso contributo che ha risposto ampiamente anche alla mia domanda.:-)[addsig]
figol
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Messaggio da figol »

Dio ragazzi come fate a dire la notte della taranta bella,strepitosa..stiamo vendendo le nostre tradizionia gente come ambrogio sparagna,lindo ferretti che é meglio che se ne stia a casa l'anno prossimo viste le enormi idiozie da ubriaco che diceva...la tradizione é una sola..la musica é una sola..basta con queste contaminazioni forzate..se tutto questo viene fatto per esportare la musica salentina lo si può fare anche senza stravolgere la musica stessa lasciandola nella sua genuinità  ci si lamenta tanto che a feste kome quelle di torrpaduli i musicisti e i ballerini di danza scherma disertino..e grazie mi verrebe da dire ..fino a quando ci saranno questi eventi esclusivamente commerciali kome la notte della taranta!!basta kon la notte della taranta o per lo meno basta alla notte della taranta condotta in questo modo scellerato..per l'anno prossimo spero ci siano i cantorie che si possa sentire la musica quella popolare nel senso pregnante del termine..[addsig]
Pino
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1606

Messaggio da Pino »

Secondo me questa manifestazione andrebbe proprio bandita.Con questo tipo di manifestazioni rischiamo di perdere quella che é la nostra intimità .Troppa pubblicità  troppe parole sprecate. Ha ragione qualcuno a dire che é un grande circo.Personalmente mi rifiuto di partecipare a certe manifestazioni preferisco le piccole feste che sono molto più intime .Comunque ho visto l'ultima parte dello spettacolo in TV,ho provato grandesenso di vomito vedere tutte le nostre signore e signori della pizzicavestiti rigorosamente di nero e in abito lungo come se fossero a San Remo.Abbasso la notte della Taranta.Ciao[addsig]
DanieleMorciano
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Messaggio da DanieleMorciano »

Rispondo a Cicerené:
un completo stravolgimento lo ha subito Oh Rondinella ci: nella versione del maestro concertatore era completamente un'altra canzone. Stessa sorte é capitata a Lu rusciu te lu mare (un pò più riconoscibile). Mi chiedo, in generale, che senso hanno questi stravolgimenti: qualcuno può dirmelo?
La rielaborazione di Quannu te lavi la facce la matina ha tolto a questo bellissimo canto tutto il suo fascino, per come l'ho sentita io.

Un netto miglioramento, certo, rispetto alla Ndt passata, ma non farei certi squillare le trombe. A pelle, mi é piaciuto meno della metà , con grosse incertezze verso le rielaborazioni di diversi brani tradizionali. In quest'ultimo caso, tuttavia, si tratta di un sentire soggettivo. Diverse rielaborazioni mi sembrava giocassero un pò eccessivamente su scale musicali troppo complesse e in certi punti cupe (per non parlare dei toni lugubri fuori luogo dell'intermezzo di Lindo Ferretti, del quale mi é molto piaciuta però la poesia dei testi e la voce che lo accompagnava), contrariamente alla linearità  e semplicità  di grande effetto della musica tradizionale salentina. Questo é successo soprattutto nella prima parte del concerto, nella quale mi é sembrato di sentire anche un tocco di popular romagnolo o romanesco...non so. C'é da dire, inoltre, che ho assistito al concerto in una condizione precarissima, in una posizione lontana dal palco e con fiumi di gente che mi investivano continuamente (tant'é che ho deciso poi di andare in un parchetto con un megaschermo...). La seconda parte, dopo l'intermezzo di Ferretti, é stata quella per me costellata di momenti più emozionanti. Uno dei più belli é quando l'orchestra ha ripreso la melodia grezza eseguita da quel signore anziano accompagnato dal tamburello di un ragazzino..é stato come se l'avesse sollevata da terra e ne avesse svelato tutta la profondità  e ricchezza. Molto belle le arie dei trainieri e gli stornelli della d'Aprile. Bravissima la Nannini....proprio brava. Alcune pizziche mi sono sembrate troppo giocose e circensi....qualcuno forse ha dimenticato che la pizzica tradizionalmente é musica terapeutica, di corteggiamento, di regolamento dei conti (pizzica-scherma): non mi risulta ci sia nella tradizione una pizzica "di festa" (o sbaglio?).
Sono sensazioni a pelle, mi piacerebbe riascoltare il concerto con più calma, spero di trovare presto una registrazione.

Daniele - Ariafrisca








Quote:ciao a tutti. Non c'ero alla NdT.Ma ho sentito un paio di commenti sulla conduzione Sparagna 2004. Qualcuno mi parlava di uno stravolgimento, a volte forse un po' presuntuoso, di alcune melodie tradizionali.Preciso che non sto parlando di arrangiamenti un po' fantasiosi, ma di vero e proprio "stravolgimento" delle melodie, tanto da renderle irriconoscibili.Qualcuno ha avuto la stessa impressione?grazie ciaosara [addsig]
raheli
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Messaggio da raheli »

Notte della taranta 2004.

Quante speranze, quest'anno, quante aspettative.
Sparagna, una vita che si muove nella musica popolare, sarà  un ritorno a suoni tradizionali, sarà  una ventata d'aria fresca rispetto al dilagare della pizzica rock/pop degli altri anni.
Mesi di prove sulle voci, quest'anno sarà  la volta buona che le vere radici della musica salentina, appunto le voci, verranno fuori.
E poi, mi dicevo, non fare sempre il bastian contrario, stai a sentire almeno, prima di parlare.
Sono stato a sentire.

Preferisco sorvolare il dato musicale, dirò soltanto che per l'anno prossimo proporrei a Sergio Blasi di chiamare Raul Casadei a dirigere il concertone. Se liscio deve essere, liscio sia.
Salverei dallo sfascio generale l'interpretazione di Antonio Castrignanò dell'Aria de li trainieri e l'interpretazione di Klama da parte di Emanuele Licci. Non c'é male: due mezzi canti su 33. Ah, e poi la pizzica di Cordella, finchà© l'hanno suonata in due, però su quella Sparagna non c'entra, nel bene e nel male.

Ma, si sa, i gusti musicali sono personali e poi da un "integralista arcaico ed archeologico" come me che vi aspettate?

Però ho altre cose da dire che vanno oltre l'aspetto esclusivamente musicale.
La prima.
Dove sta scritto che per "rinnovare" la musica tradizionale del Salento bisogna intervenire solo sulle melodie, sulla strumentazione e sugli arrangiamenti? A me non sembra che mettere o togliere uno strumento, manipolare (io direi storpiare, nello specifico della N.d.t. 2004, ma si sa che io sono più arcaico dei fossili!) una melodia o armonizzarla in modo insolito sia così innovativo come si vuole far credere.
La musica tradizionale salentina, quantitativamente, non ha grandi esempi di pezzi strumentali, se si fa eccezione per una parte della musica del tarantismo e un po' di pezzi da ballo di organetto.
La frazione più grande e più interessante é costituita dalle parti vocali, che poi per inciso sono polivocali appena é possibile.
Ma con le voci si cantano parole e le parole della musica tradizionale erano scelte dalla gente che le cantava per la gente che le ascoltava. E qui casca l'asino. Per quanti anni ancora temi scelti decenni o secoli fa, da persone che vivevano in un altro mondo saranno cantate nel secondo millennio? Possibile che non si possa cantare di cose del giorno d'oggi? Per quanti anni ancora saremo condannati a cantare solo Pizzicarella, Lu rusciu de lu mare e lu tamburieddhu miu vinne de Roma? La musica tradizionale parlava alle persone, al loro cuore ma anche alla loro testa. Oggi se va bene parla solo alle orecchie ed a me non basta.
La musica tradizionale era viva quando si componevano nuovi pezzi e nuovi testi, oggi si crede di essere moderni se si aggiunge un basso o un DJ alla musica "popolare".
Io mi sento un po' in imbarazzo a cantare "comu aggiu fare ca ulìa te vasu / pijate la paletta e va allu focu / se te dice la mamma ca hai ntardatu / dilli non é bastato cchiare focu / se te vide lu labbru rusecatu / dilli ca é stata na spitta de focu / spitta de focu non é stata mai / quarche fiju de mamma t'ha baciata/ stai citta mamma e nu lu maledire / se m'ha baciata é segnu ca me vole".
Chi é che oggi va a prendere la brace per avere la scusa di baciarsi col fidanzato? Mi viene da ridere.
Questo non significa che i testi tradizionali vadano sempre stravolti, perchà© ci sono esempi di visioni poetiche di incredibile bellezza, ma se uno ha una cosa da dire é bene che la dica, e se non vuole toccare la poesia tradizionale allora é bene che faccia nuove canzoni, da affiancare alle vecchie.
In ogni caso su quest'aspetto non si lavora, almeno nel Salento, ma a ben guardare vediamo che fino agli anni settanta anche nel Salento c'era produzione di nuovi canti "popolari" e se guardiamo al lavoro di gruppi storici di riproposta come E zezi ci accorgiamo che la musica popolare serve anche a dire le cose, non solo a fare/ascoltare musica.
Chi mi conosce sa qual'é il mio orientamento politico, ma quella bandiera rossa che sventolava solitaria in mezzo alla folla mi ha fatto tanta tristezza. La N.d.t. finora é stata il festival del disimpegno, il festival del non pensiero. Certo che la passano su Rai 1, chissà  come sarà  contento Berlusconi di tanta gente che sta lì e si distrae dai disastri che lui ed il resto della banda fanno.

La seconda.
La N.d.t. é il più grande veicolo di promozione turistica del Salento, ma già  quest'estate 2004 il Salento é stato invivibile e saturo di gente, di "eventi", di agritursmi nati dall'oggi al domani, di privatizzazioni delle spiagge, di macchine, di caos, di cibi avariati o mal preparati nei ristoranti, di sagre sorte dal nulla e sul nulla e chi più ne ha più ne metta. Già  mi immagino gli operatori turistici col coltello fra i denti, pronti a sfruttare l'impatto mediatico del concertone per dire che ci servono più strutture di ricezione, più strade, più alberghi, più parcheggi, più villaggi, campeggi, residence, più tutto, ma tutto nei 40 giorni dell'estate salentina.
Attenzione, io non mi sogno di essere contro il turismo, e sono onorato che il Salento venga scelto come meta di vacanza da tante gente. Inoltre un sacco di gente vive di turismo ed io stesso e non sputo nel piatto in cui mangio, ma davvero questa é l'unica e la più producente forma di turismo? C'é un dato su cui non si discute: il Salento é quello che é, o cominciamo a ingrandirlo fisicamente, allargando la linea costiera o facendo un secondo piano ed un terzo piano di penisola salentina, aumentando così la superficie utilizzabile, o più di tanto materialmente non ci entra. L'unica possibilità  che vedo é quella di aumentare i giorni di fruizione del Salento e di creare circuiti per il turismo artistico e culturale per tutto l'anno.
Ma anche in questo la N.d.t. brilla, come al solito, per la lungimiranza dei suoi organizzatori. Un bel concertone in agosto, di musica banale ed orecchiabile, con una barca di soldi da spendere in pubblicità  così da creare l'aspettativa ed il bisogno indotto secondo le più becere tecniche di marketing, e si aumenterà  ancora di più la pressione su questo Salento bistrattato.
Ho paura, perchà© poi le opere realizzate per reggere l'impatto turistico concentrato in agosto restano lì per gli altri 11 mesi e perchà© attrezzare il Salento per il periodo estivo vuol dire distruggerne le bellezze paesaggistiche e l'atmosfera ancor più di quello che si é fatto finora.
Il Salento da cartolina, insomma, che é quello che richiama i turisti e che già  non esiste, diventerà  ancora più irreale e distante dalla realtà . Noi salentini il risultato ce lo godremo per tutto l'anno ed i turisti cambieranno destinazione, con buona pace di chi sul turismo ci campa.

Concludo tornando al discorso musicale con una breve battuta.
Ma Sparagna é mazzaro lui o crede che siamo mazzari noi ed ha pensato di adeguarsi?
(mazzaro: di cattivo gusto).

Saluti dal cavernicolo Roberto Raheli.
Questo messaggio é stato modificato da: raheli, 24 Ago 2004 - 11:53 [addsig]
Valerio
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Messaggio da Valerio »

Sono perfettamente d'accordo con Daniele: personalmente non sarei ne' troppo celebrativo ne' troppo severo nel giudicare questa notte.Ci sono senz'altro cose criticabili, ma non sono mancati, secondo me, aspetti nettamente positivi.La Notte della Taranta resta e resterà  sempre un evento turistico-promozionale ed augurarsi che venga fatta meno pubblicità  o che sia possibile ricreare, tra cinquantamila persone, l'intimità  che caratterizza altre manifestazioni mi pare abbastanza utopico.E' più realistico, a parer mio, sperare che questo festival acquisti, col passare del tempo, uno spessore musicale/culturale sempre maggiore, e che quindi sfugga alla mediocrità  che normalmente caratterizza qualsiasi prodotto ad uso esclusivamente commerciale.Da questo punto di vista chi ha avuto modo di ascoltare il concerto dell'anno passato e di seguire un po' l'avventura "salentina" di Copeland dovrebbe almeno apprezzare il netto cambio di direzione che ha caratterizzato questa edizione della ndt.Si sarebbe potuto fare meglio, come sempre, ma sicuramente poteva andare molto molto peggio.[addsig]
DanieleMorciano
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Messaggio da DanieleMorciano »

...LISCIO..ecco la parola che non mi veniva (o forse avevo paura di offendere qualcuno...). In diversi momenti il concerto della Ndt di quest'anno ha avuto il sapore del liscio... (in alcuni punti mi veniva da canticchiare "Romagna mia" oppure "O quante bella l'uva focarina...")

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Pino
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Messaggio da Pino »

Bravo Raheli sono d'accordo con te. Pino[addsig]
svincen
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Messaggio da svincen »

Oggi un'intervista sul quotidiano ha corretto in rialzo la mia stima sui costi dell'edizione 2004 delle Notte della Taranta: 300.000 euro (io avevo detto 250.000)[addsig]
Gio
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Messaggio da Gio »

Quest'anno, come anche l'anno scorso ho preferito disertare la Notte della Taranta.Come in molti avete già  scritto é un evento di promozione turistica. Non capisco sinceramente perché i salentini continuino ad andare a questa manifestazione, non é una festa per noi. Tanto é vero che durante l'inverno la NdT diventa spettacolo itinerante per le città  di Italia e d'Europa.Ma é questo il futuro turistico che vogliamo per il Salento?Ci vantiamo tanto di essere ricchi di cultura e tradizioni, ma perché decidiamo di svendere il tutto? per un bisogno di omologazione al cittadino delle grandi città ?Forse siamo solo degli illusi Roberto, degli irriducibili sognatori di un mondo che non esiste. E proprio per questo continuiamo ad impegnarci quotidianamente per vedere realizzati i nostri sogni, le nostre illusioni! Mazzate pesanti ... a tutti quanti[addsig]
federico.capone
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Messaggio da federico.capone »

Vi invio un piccolo commento che ho inviato ad un quotidiano locale.
Saluti. Federico

E’ stato molto bello, ma non chiamatela musica di tradizione popolare

La serata conclusiva dell’edizione di quest’anno di “La Notte della Taranta” é stato per molti versi uno spettacolo unico, ripetibile forse, ma che difficilmente riuscirà  ad avere lo stesso fascino della “prima”.
Musiche ed arrangiamenti perfetti, nuovi e suggestivi hanno fatto da colonna sonora a testi già  ampiamente noti a gran parte del pubblico e che rappresentano solo una piccola parte del patrimonio di tradizione orale del Salento, quello più conosciuto perchà© registrato in tempi non sospetti e più o meno da noi lontani, sul campo, da ricercatori e studiosi locali e non.
E’ stato il festival della “primogenitura”, da non vendersi per un piatto di lenticchie, perchà©, come lascia intuire Lindo Ferretti, nel Salento per un piatto di lenticchie ci si é già  venduti in altre occasioni.
E non si tratta di distinguere fra vie “alte” e vie “basse”, si tratta più semplicemente di porsi degli interrogativi su quello che é “La Notte della Taranta”, perennemente in bilico fra tradizione e innovazione.
E il primo interrogativo che mi son posto é se questo festival é di musica di tradizione popolare.
La risposta non é semplice ma crea, come molto spesso avviene nelle scienze antropologiche dei dubbi e dei paradossi.
Non é qui il caso di soffermarsi sull’accezione di musica popolare che mi pare sia impossibile definire in quattro righi, anche se c’é da dire che la musica del popolo raramente può essere racchiusa in orchestre e spartiti perchà© é musica di tutti, patrimonio comune, stabile ma non statica, nel senso che i cambiamenti, che provengono dal basso e non sono imposti da pratiche di spettacolarizzazione della cultura, sono frutto di processi sincretici di acculturazione e di inculturazione, lenti ma inesorabili, intrinseci alle culture popolari.
A mettere nero su bianco la musica del popolo, poi, ci hanno provato in tanti con risultati differenti, con successo, ad esempio c’é riuscito Tito Schipa (dimenticato da tutti salvo poi far cantare “U Pulece”, o “Quando te llà i la facce”, brani di origine popolare ma resi celebri dal grande tenore leccese prima e tenuti in vita dai tanti cantanti della oscurata musica folk urbana poi), ma é un’operazione difficile e unica, che non ha avuto necessità  di auto incensarsi perchà© é stato il tempo ad evidenziarne la bontà .
Detto questo mi pare sia quantomeno paradossale definire uno spettacolo messo in scena per la prima volta “tradizionale” perchà©, come in molti sanno e chi non lo sa lo intuisce, una musica, uno stile, una corrente non nascono tradizionali ma tali lo divengono col tempo, ma, si intuisce anche questo, non é un problema di terminologia: il fatto é che la parola “tradizionale”, nella Terra d’Otranto, diviene uno stereotipo da quale non si può prescindere se si vuole aver successo.
A questo punto mi viene da citare quanto scritto da Giovanni Pizza cioé che “la stereotipizzazione delle pratiche non si combatte con la pratica degli stereotipi (…). Non é comodo rifiutare il falso ideologico che l’egemonia impone nella costruzione di politiche della località . Non é facile strappare via dal proprio corpo lo stereotipo incarnato nelle quotidiane astuzie del potere. Anzi é piuttosto rischioso”.
A questo punto mi chiedo cosa ci sia stato di nuovo in questo spettacolo se, al fianco di una musica nuova, non si é avuto il coraggio di proporre nuovi testi.
Si é parlato di tarantismo ma esiste ancora questo fenomeno di possessione e di liberazione oppure é la parola magica che consente di contrabbandare qualsiasi tipo di musica purchà© cantata in dialetto salentino? e ancora, che funzione sociale può avere, oggi come oggi, “Fimmene fimmene” se non quella di intrattenere gli astanti?
Un canto popolare ha delle peculiarità  che non sono facilmente schematizzabili ma mi pare, per quanto io sappia, che i canti ascoltati l’altra sera non avessero particolari funzioni di protesta o di denuncia.
Mi pare che l’altra sera qualche etnomusicologo abbia badato più alla struttura che alla funzione, ma nella musica di tradizione popolare la funzione prevale necessariamente sulla struttura, non si spiegherebbe altrimenti l’utilizzo della stessa melodia per testi differenti perchà© nella musica del popolo il messaggio, anche se codificato comprensibile ad una ristretta cerchia di iniziati, sta in primo piano.
E’ un po’ come accadeva qualche anno addietro quando si parlava di crisi profonda della musica tradizionale del Salento. Ma la crisi profonda non c’é mai stata, la musica ha continuato a viaggiare nel tempo ed a ricontestualizzarsi in base a cambiamenti sociali ed economici così come ha fatto il linguaggio sia dialettale che ufficiale, solo che gli stessi intellettuali che oggi si sbattono a scrivere manifesti, facendo parte del mondo dell’arte e non di quello della natura, non si sono mai accorti di quanto fosse mutata la situazione di quella che oggi definiscono “nostra terra”, considerando “fenomeno passeggero” tutto quello che di reale avveniva nel Salento, quindi la musica folk urbana e l’hip hop reggae.
Ma questa é una cosa ovvia, il fatto é che ognuno vuol far vedere quello che più gli é gradito, anche quando non c’é nulla.
Come la musica dell’orchestra di “La Notte della Taranta”, ottima senza alcuna ombra di dubbio, ma, di certo, nà© di tradizione nà© tantomeno popolare.

Federico Capone


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salentinitemarca
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Messaggio da salentinitemarca »

Le parole scritte da Roberto lasciano sempre il segno a chi ha ancora una pur minima capacità  critica di quello che sta avvenendo nel Salento. Terra di gente eccezionale ma anche di ..... Antonio L. Verri e Vittorio Bodini avevano già  previsto quello che sta succedendo negli ultimi anni.[addsig]
giannino
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Messaggio da giannino »

Non ho partecipato né a S. Rocco e né al Concertone, ma ho girato un po' il salento e di una cosa sono ormai sicuro:che si sta rosicando con le sue stesse mascelle...ma la cosa che mi é più dispiaciuta sono le frotte dei turisti con la maglia del "tacco d'italia" che pogano la pizzica ormai ovunque.Posso dire di aver frequentato quest'anno solo piccolissime feste di paese del brindisino rigorosamente non pubblicizzate neanche da "infopizzica" (ed é già  un impresa), roba che non avrei mai creduto ch'esistesse ancora(non c'era neanche una milanese da abbordare ballando!), ed ho passato una delle più belle estati della mia vita. E soprattutto ho capito che non solo ciò che é strettamente "Salentino" é buono e giusto,...auguri di cuore a tutti i salentini, ed a questa magnifica terra, con la speranza che non diventi i "caraibi d'italia", dove tutti ci vanno in vacanza ma dove la gente fatica a campare.Questo messaggio é stato modificato da: giannino, 30 Ago 2004 - 04:11 [addsig]
Giovanni Semeraro
CarloTrono
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Messaggio da CarloTrono »

vi invito a leggere la lettera aperta, firmata da un gruppo di intellettuali, che qualche giorno fa é stata pubblicata sul Quotidiano. La potete trovare nella rassegna stampa dedicata alla Notte della Taranta 2004, a pagina tre, oppure potete raggiungerla direttamente cliccando qui[addsig]
pisa l'oru, pisa lu chiummu, pisa cchiu l'onore de tuttu lu munnu !
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