la scherma tra Calabria e Puglia

elamuconda
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la scherma tra Calabria e Puglia

Messaggio da elamuconda »

[color=blue:32a0eaee19]Vogliate perdonarmi se apro nuovamente un argomento che vedo essere già  stato oggetto di discussione più volte , ma mi piacerebbe approfondire il discorso , in particolare vorrei capire se c ਠrealmente un nesso tra la scherma e la scherma in Calabria e in Puglia [/color:32a0eaee19].[ giannino ha scritto :

Alcuni Rom salentini sostengono che la "scherma" viene "dalle Calabrie". E in provincia di Reggio Calabria viene danzata una tarantella di questo genere, detta, anche lì, "scherma", o "tarantella maffiusa". In Calabria non ਠtipica degli zingari, ma ਠdanza di contadini e, soprattutto, di pastori e di gente di malavita. Come in Salento, i danzatori mettono in scena, con la "scherma", la propria appartenenza ad un ambiente maschile in cui ਠelemento fondante la capacità  di confronto virile di ogni individuo con altri individui appartenenti allo stesso gruppo. Dei Rom del Salento che sono oggi gli interpreti principali della "scherma" locale ਠdocumentata la provenienza dalla Calabria, nel secolo scorso; ਠdel tutto verosimile che siano stati loro ad importarla dalla provincia di Reggio in quella di Lecce. Gli zingari insomma hanno svolto ruolo di mediatori di tradizioni tra due diverse regioni dell Italia meridionale" ]

Si ਠvero in provincia di Reggio si faceva la scherma durante il ballo , non esiste però una danza scherma , la scherma nella festa a ballo ਠstata introdotta a inizio secolo dalla malavita , la festa a ballo rivestiva e riveste una grande un'importanza sociale specie se l'occasione del ballo ਠpubblica ( es. c à¨ra chi faceva chilometri a piedi per farsi un giro di "rota" nelle feste più importanti , era ottima cosa avere un buon ballerino in famiglia , addiritura chi non sapeva ballare aveva poche probabilità  di trovare moglie ) ragion pe cui sfidare qualcuno in una rota a ballu , significava sfidarlo pubblicamente ( era un'occasione pubblica per risolvere definitivamente antichi rancori , conflitti tra famiglie , oggi basta un fucile e una siepe purtroppo ). La scherma comunque non era mai all'ultimo sangue ( in pubblico ) era più che altro simbolica , il primo che riusciva a ferire l'altro o anche a sfregiare o solo strappargli la camicia , vinceva ( se la controparte accettava la sconfitta finiva tutto li e la questione era risolta , in caso contrario si usciva dalla rota e ci si appartava per risolvere definitivamente la questione ) . questa forma di sfida all'interno del ballo credo si sia registrata sempre più sporadicamente fino agli anni 50 , oggi non esiste più . Raramente e ancor di meno in occasioni pubbliche la scherma viene rievoca, ballando con una spazzola intinta di cromatina il primo dei danzatori che intinge la camicia dell'altro vince , ovviamente non ha senso di sfida vero e proprio ਠpiù un gioco .

Oggi nella rota a ballu la scherma non esiste più , non ਠraro vedere ballerini che danzano tenendo un dito teso ( forse per imitare il coltello ) oppure si fà  la finta di tagliarsi con le mani , ma sono gestualità  che , anche se potrebbero in qualche modo rimandare alla scherma , no hanno assolutamente nessun senso di sfida , diciamo che sono entrate a far parte della gestualità  e della mimica del ballo inteso come tale .

ciao a tutti ]

[color=blue:32a0eaee19]Ammetto di non aver letto molto sull'argomento , ma leggendo vecchi topic l'altra sera mi sono imbattutto in questo ....[/color:32a0eaee19]
[ [quote="raheli"]Da "Bonasera a quista casa!" Edizioni Aramirਠ1999 e seg.
Cantore Antonio Bandello di Cutrofiano (Le).
Registrato nel 1997 da Biagio Panico e Ada Metafune.

Su rrivatu a Sanfrangiscu
non sapendu comu agiscu
cu nu vecchiu camburrista
m aggiu misu a pazzia .

Pazziandu e pazziandu
di curtello e di bastone
pe spregiare stu carognone
che tradisce la Società .

Mo se presenta nu picciuttellu
cu la coppula de sgarru
esci fore maresciallu
ca la facce t aggiu spregia .

Mo se presenta nu capupostu
cu la coppula de sgarru
cu lu bastoncino a manu
cinque lire tu m hai de da .

Cinque lire iu nu le tegnu
cinque lire no ti le doo
sei picciotto di prima uscita
no ppartieni lla società .

Società  cu nzegna ਠbona
di curtello e di bastone
pe spregiare stu carognone
che tradisce la società .

Da "La scherma salentina! a memoria d'uomo"
di Davide Monaco.
Edizioni Aramirਠ2006.
Il testo che segue ਠriportato dall'autore che ha volutamente omesso indicazioni di chi lo abbia riferito. La versione ਠleggermente differente da quella cantata da Bandello.

Su rriatu a San Franciscu
nun sapendu come agiscu
cu nu vecchiu camburrista
m aggiu misu a pazziar.

Pazziando e pazziando
di curtellu e di bastone
per sfregiare stu carognone
che tradisce la società .

Mo se presenta nu picciottellu
culla coppula allu sgarro
cu nu bastoncinu a manu
«cinque lire tu m hai da dar».

«Cinque lire ieu nu le tegnu
cinque lire nu te le do
su picciottu da malavita
quista ਠpuntata alla Società .

La Società  dispone di curtellu
di pugnale e di bastone
per ammazzare st imfamone
ca m ha fatta l imfamità Ã‚».

Nelle due versioni di questo canto qui riportato, che fa esplicito riferimento agli ambienti della malavita, viene dato per scontato che la scherma fosse di coltello e di bastone.
Ma la questione dibattuta in questo forum (al di là  degli OT) non ਠse esistesse una forma di combattimento con il bastone, il che mi pare scontato, quanto se ne esistessero, o ne esistano ancora, forme in qualche modo ritualizzate, legate ad accompagnamento musicale, un po' come avviene per la scherma praticata a Torre Paduli.
Si tenga conto però che quello che accade a Torre Paduli deriva sempre da una pratica di combattimento, quindi ਠsuscettibile, per quanto sia svolto in presenza di accompagnamento musicale, di andare oltre la musica per, eventualmente, tornare ad essere combattimento puro quando ce ne sia necessità .
A mio parere il punto cruciale ਠproprio questo: nelle forme di combattimento con accompagnamento musicale, quanto il combattimento ਠpreminente rispetto alla danza?
Mi spiego ( o cerco di farlo).
Il combattimento deve per necessità  di attacco e difesa essere libero da tempi e modi legati alla musica.
Se bisogna parare un colpo o portare un attacco efficace non si può aspettare la battuta musicale.
La danza ਠinvece soggetta alla musica, per questo i danzatori devono attenersi a passi strutturati, quindi condivisi da entrambi, per cui anche in presenza di forme di danza ispirate ad un combattimento, le mosse di attacco e difesa devono essere accordate fra i danzatori per poter restare a tempo di musica.
La scherma praticata a Torre Paduli non segue questa regola se non nella prima fase più propriamente danzata.
Quando gli schermidori cominciano a schermare abbandonano la musica passando da una fase danzata ad una più schermata che segue la musica solo per grandi linee, perchà©, se la situazione lo richiede, sono pronti a schermare e basta.

[/quote ]

[color=blue:32a0eaee19]Ora si da il caso che io conosca una canzone , molto conosciuta in provincia di reggio Calabria che mi sembra abbia più di una semplice somiglianza con quella citata da Raheli :

A nchìanata du casteddu
mi ncuntrà u nu vecchìareddu
cu bastuni e cu cuteddu
10 liri m'à ti a dari

10 liri non tì dugnu
sù picciottu e vacabbundu
sù picciottu e vacabbundu
e appartegnu a società 

Ora la spiegazione di Raheli ਠpiù che esaustiva , ma se le due canzoni avessero un 'origine comune ( di certo appartengono all'ambiente della malavita ) il significato dovrebbe essere confrontato poiche a reggio viene letta in tutt altro modo . Il " Bastone " e il " coltello " sono simboli di lotta ma non hanno un significato concreto . Bastuni e Cuteddu sono anche simboli gerarchici di quella che fù l'onorata società  , quindi vengono letti in modo astratto e non figurato , in poche parole nessuno lotta con un bastone o un coltello , ma in pratica sarebbero due membri della malavita che si riconoscono , in poche parole uno chiede il pizzo all'altro e l'altro risponde che non lo paga perchਠappartiene alla sua stessa casta .

Sarei felice di sapere se avete , notizie o informazioni a riguardo . O semplicemente il vostro parere , consideriamolo un approfondimento e se nessun libro ha trattato ancora l'argomento acora meglio .

Grazie ciao[/color:32a0eaee19]
federico.capone
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Messaggio da federico.capone »

Cara elamuconda, le osservazioni che proponi sono interessanti ma permettimi un piccolo appunto. Tu scrivi che "Il combattimento deve per necessità  di attacco e difesa essere libero da tempi e modi legati alla musica". Questa osservazine, di primo acchito, sembrerebbe ovvia e scontata, in realtà  non ਠcosì. Ci sono tante danze nel mondo, contemporanee e antiche, che simulano combattimenti "a tempo di musica", quindi quando ti chiedi "quanto il combattimento ਠpreminente rispetto alla danza?", la risposta, a mio avviso, ਠche non c'ਠpreminenza dell'un aspetto sull'altro ma semplicente equilibrio. Tieni inoltre presente che anche nel combattimento "reale", gli sfidanti cercano fondamentalmente degli equilibri.
giannino
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Messaggio da giannino »

Tutto dipende da quale punto di vista si prende la scherma.
Se la si inizia già  a chiamare "danza scherma" il punto di vista diventa già  più che palese.
Io credo più a quelli (soprattutto gli anziani) che la chiamano semplicemente scherma, e questo per il semplice fatto che secondo me la scherma non ਠaffatto una danza. O almeno non lo era ( o non doveva esserlo). Questo si nota anche dal fatto che gli schermitori "originali", che hanno appreso l'arte dalla "famiglia" o che in qualche modo sono cresciuti "nel contesto", poco considerano in effetti, ai fini dell'espressione della propria arte (marziale), le melodie o i ritmi scanditi da strumenti e tamburelli. Che continuano a fungere da "copertura" rispetto agli affari loschi che si stanno regolando (seppur ora simbolicamente) nella ronda. Solo giovani e giovanissimi iniziano a schermare a passo di danza, ed in questi casi si vede a chilometri che spesso molti di loro non hanno nulla a che fare con quel mondo, e che hanno iniziato a schermare per gioco, con la 5 litri accanto, sotto il palco della notte della taranta.

A proposito della risposta di federico capone, ci tengo a pubblicare alcune osservazioni di un "portatore sano" di capoeira in italia, il quale afferma che anche quella "danza" non nasce assolutamente come danza, ma che anche lì si trattava di una vera arte marziale solo dopo "coperta", a causa degli interventi delle forze dell'ordine, dalla musica delle percussioni afro-brasiliane. Le puntualizzazioni sono poi verificabili sulla mitica wiki

"La capoeira (pronuncia: Capuà©ra) ਠuna lotta brasiliana di origine africana caratterizzata da elementi espressivi come la musica e l'armonia dei movimenti (per questo spesso scambiata per una danza)."

"I primi documenti che parlano di capoeira risalgono al 1624, si tratta di diari dei capi di spedizione incaricati di catturare e riportare indietro gli schiavi neri che tentavano di scappare. Questi documenti fanno riferimento ad uno strano modo di combattere, "usando calci e testate come fossero veri animali indomabili"."

"Il 1888 fu l'anno di liberazione dalla schiavitù, ma gli schiavi liberati non ebbero modo di integrarsi facilmente nel tessuto socio-economico. La capoeira fu presto associata alla delinquenza di strada, tanto da venire proibita a livello nazionale già  dal 1892. La pratica della capoeira rimase clandestina (da questo deriva l'uso per ogni capoeirista di un apelido, un soprannome ), spesso violenta e praticata solo nelle strade da individui malfamati, schedati appunto dalla polizia come capoeiras."

Come non notare più di un punto in cumune con la scherma nostrana. Gli schiavi (della società  in generale, e della società  mafiosa in particolare), i bassifondi, i disadattati, i regolamenti di conti ecc. ecc.
E si nota facilmente anche come queste due danze non siano classificabili, dal mio punto di vista, come danze armate o danze di combattimento, bensi' come vere arti marziali che, IN QUANTO TALI, hanno movenze, stilemi e figure in cumune con la danza.
elamuconda
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Iscritto il: 1 gennaio 1970, 2:00

Messaggio da elamuconda »

Caro federico , innanzitutto sono un elamuconda non una eheheh . Comunque si sono assolutamente daccordo per quanto dici che Ci sono tante danze nel mondo, contemporanee e antiche, che simulano combattimenti "a tempo di musica" , quella comunque era una citazione di Giannino che io erronemente non ho sottilineato come tale . E sono daccordo anche con Giannino che Tutto dipende da quale punto di vista si prende la scherma. Ma la mia intenzione in questo forum ਠquella di mettere a confronto le scherme salentine e quella reggina e capire se hanno qualcosa in comune , non dal punto di vista schematico o figurato , Antropologico ....ma dal punto di vista storico . Voglio capire se i rom , l anno portata realmente loro la scherma dalla calabria alla puglia , o se sono stati i contatti con la malavita calabrese ( che secondo le cronache non sarebbero avvenute prima degli anni 80 ) a portare la scherma nel ballo in Salento . Da quanto tempo si balla a Torrepaduli ? per il Santo ? cosa ha a che fare la scherma ? da quanto tempo ਠstata inserita nel ballo ?

grazie ciao a tutti
betsabea
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Iscritto il: 31 maggio 2004, 18:28

Messaggio da betsabea »

Elamuconda.. il nesso c'ਠed ਠquello tra la festa degli zingari di Riace e quella degli zingari di Torrepaduli.. Proverò a postarti degli articoli che avevo trovato sull'argomento.. tipo questo:

http://64.233.183.104/search?q=cache:Ok ... =clnk&cd=3

Secondo me non ਠcorretto definirla una vera e propria tarantella/danza meglio sarebbe considerarla come una gestualità /coreografia a se stante che mima appunto la scherma..
cicciastro
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Iscritto il: 1 gennaio 1970, 2:00

Messaggio da cicciastro »

grazie BET bell'articolo, veramente interessante!!
Damiano
Messaggi: 528
Iscritto il: 10 novembre 2003, 22:10

Messaggio da Damiano »

Direttamente da Martina Franca (Taranto), beccatevi questa intervista! E poi non dite che non sono buono....(Giannino preparati che ho un conto in sospeso con te, ne verà¨m a Sante Ruocche!)


LA DANZA DEI BASTONI A MARTINA


Oltre alla "scherma", che era diffusa sino a quarant anni fa nel nostro paese, nel mio indagare alla scoperta delle tradizioni popolari martinesi ho scoperto un particolare tipo di danza che si praticava nelle campagne, una variante locale della "danza dei bastoni", praticata dai caprai, come riferisce il testimone oculare Antonio Buonfrate " u calcaròle", classe 1948. Segue l intervista.

Tonino, tu mi hai accennato che a Martina oltre alla "scherma" tradizionale, detta in martinese " a schià¨rme", c era anche una danza dei bastoni. Innanzitutto come si chiamava in dialetto martinese questa danza?
"Non aveva un nome".
In che anno l hai vista ballare? Che periodo dell anno era?
"Periodo estivo. Anni 50- 60, avevo 12-13 anni".
Dove l hai vista ballare? In che contrada? Si ballava anche in città ?
"In città  non lo so se si ballava. La contrada nostra dove stavamo noi era Paretone –Gianfelice (fra la strada Martina – Ceglie e la strada Martina – Villa Castelli, n.d.a.). Si ballava davanti al trullo".
Chi la ballava? Che mestiere facevano?
"Ceto contadino, agricoltori, braccianti!Stavano lì nel vicinato".
Quali strumenti l accompagnavano?
"L organetto a due bassi, " a castagnòle" (nacchere, n.d.a.), e un attrezzo fatto con tanti anelli di rame infilati su un bastone, che faceva più o meno il suono del tamburello. Il tamburello non c era".
Entriamo nel vivo della danza. Tu mi hai detto che era uguale alla scherma, solo che era ballata coi bastoni. Che movimenti facevano i due schermidori all inizio della danza?
"Si prendevano per mano, oppure toccavano le punte dei bastoni, facevano un giro (era il saluto che si davano) e poi cominciavano il combattimento. Di solito erano caprai, pastori, che usavano i bastoni del mestiere".
Mi hai anche detto che cantavano degli stornelli in martinese battendo ritmicamente i bastoni. Li battevano ad ogni verso o cantavano tutta la strofa e poi li incrociavano?
"No, durante la cosa. Alla fine della strofa, al colpo più grosso, li battevano".
Ti ricordi per caso qualche stornello che cantavano?
"Non lo so, non mi ricordo proprio".
E se si colpivano a vicenda sulle mani o su altre parti del corpo? Se sì, che succedeva?
"Magari si potevano colpire per errore, ma il contatto era sempre col bastone. Hai mai visto i pupi siciliani? Quando vedo i pupi siciliani, mi ricordo".
Gli schermidori erano sempre gli stessi o si davano il cambio?
"No, erano affiatati, erano gente che si conosceva, altrimenti allora rischiavano di farsi male".
Com erano fatti i bastoni?
"Erano due assi di legno, come due spade di legno con l elsa. I bastoni da capraio invece li dovevi saper usare, perchà© se ti dava sulle mani ti dava sulle mani, là  non ce n era protezione. Noi da piccoli prendevamo il telaio composto da quattro assi di legno a rettangolo su cui si arrotolavano le stoffe al mercato e da lì ci facevamo le sponde".
"Schermavano" anche le donne?
"No. Le donne facevano la calza, stavano sedute intorno intorno".
La gente intorno come reagiva?
"Si divertiva, assisteva allo spettacolo!al limite a volte veniva presa dalla foga e parteggiava per qualcuno".
Questa danza si ballava anche a carnevale?
"Se capitava si ballava".
Quando questa danza non si ਠballata più?
"A partire dagli anni 65- 70, come man mano sono sparite tutte le tradizioni. Oggi la gente va in villeggiatura e si vede la televisione!".
Avvocatista
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Messaggio da Avvocatista »

Bella intervista, complimenti.

Mi incuriosisce questo strumento:

[quote:ca6a513a72]e un attrezzo fatto con tanti anelli di rame infilati su un bastone, che faceva più o meno il suono del tamburello. Il tamburello non c era". [/quote:ca6a513a72]

Ne sai di più?

A 50/60 km da te ne usavano uno simile, ma con bubbole di ottone o di bronzo.
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quirino
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Messaggio da quirino »

Gli anelli di rame come venivano infilati?
Damiano
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Messaggio da Damiano »

Dunque, dalla descrizione che mi ha dato Tonino, o ਠun normale "tric-trac" (lo scetavajasse napoletano per intenderci), o ਠproprio una specie di maracas. Quando venite a Martina vi faccio parlare con Tonino, che ਠun mostro sulle tradizioni popolari (per merito suo mi son fatto confratello).
elamuconda
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Iscritto il: 1 gennaio 1970, 2:00

Messaggio da elamuconda »

[quote="betsabea"]Elamuconda.. il nesso c'ਠed ਠquello tra la festa degli zingari di Riace e quella degli zingari di Torrepaduli.. Proverò a postarti degli articoli che avevo trovato sull'argomento.. tipo questo:

http://64.233.183.104/search?q=cache:Ok ... =clnk&cd=3

quote]

L'articolo ਠmolto interessante , per ora non sono riuscito a trovare di meglio . Se avete altre informazioni collaborate vediamo se riusciamo a fare maggiore chiarezza . grazie

ciao
felikz
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Iscritto il: 22 settembre 2005, 0:07

Messaggio da felikz »

c'ਠuna versione bellissima dei nidi d'arac in salento senza tempo
elamuconda
Messaggi: 49
Iscritto il: 1 gennaio 1970, 2:00

Messaggio da elamuconda »

Alcune informazioni che ho trovato qua e la sulla rete , non portano forse a nulla di concreto , ma possono servire come base per proseguire la nostra indagine . Fermo restando che sarei ben più lieto se qualche illustre studioso che avesse trattato l argomento, leggendo per caso questo post mi correggesse e mi o ci indirizzasse sulla giusta strada.
La parola italiana zingaro, come il francese tsigane e il tedesco zigeuner, deriva dal greco athinganoi con il significato di "intoccabili", con connotazione negativa del significato (lo stesso nome dell'infima "casta-non casta" indiana da cui proverrebbero, in cui oggi sono inseriti, per esempio, i necrofori) Intorno al Seicento il termine ha assunto anche quella connotazione più generale che troviamo anche oggi. Ci sono tuttavia diversi gruppi di zingari che sono orgogliosi di essere chiamati così; come quelli della Calabria, che si definiscono "gli zingari veri"(Rom calabresi: uno dei gruppi più poveri, con 1550 ancora residenti in abitazioni di fortuna).Gli zingari normalmente adottano la religione appartenente alle popolazioni non zingare fra cui vivono. Per la stragrande maggioranza sono cristiani, soprattutto cattolici.
"Zingari e Malavita"
!.E prevalentemente danzata da uomini e si accompagna con tamburelli e armonica a bocca a ritmo di tarantella-pizzica; le azioni, i gesti, gli attacchi e le parate derivano da antichi codici d onore e di rispetto che regolavano la gerarchia e le dispute nel mondo degli zingari, commercianti di cavalli!.
..Vi sono modi diversi di schermare e gli schermitori sono spesso legati al mondo carcerario o rom stanziale!.

"La Mimesi"

!Si mima il coltello con le dita della mano, molta parte della gestualità  risente dei codici schermitòri e di una simbolica tradizionale non sempre di facile lettura . La semantica gestuale ਠconservata e trasmessa con riserbo o addirittura segretezza. La partecipazione alla danza-scherma aveva modalità  settarie e iniziatorie tipiche delle società  segrete: infatti un tempo per entrare nella cerchia degli schermitori bisognava aver avuto lezioni da maestri di riconosciuta fama, passare una sorta di rito di iniziazione (conoscenza delle tecniche, delle regole e degli adepti) e godere dell altrui considerazione, altrimenti si rischiava di essere beffeggiati dagli altri schermitori!..

"La Musica"

!Nel Salento, la scherma ਠspesso, ma non necessariamente, accompagnata dalla pizzica pizzica, suonata con un ritmo cadenzato (Ritmo in tre tempi) e con l'utilizzo di un numero più limitato di strumenti (tamburello, armonica a bocca, organetto). Molti dei danzatori/schermitori però affermano che la musica non ਠaffatto indispensabile allo svolgersi della loro arte!..

"Le Testimonianze"

Antonio Gramsci Lettere dal carcere,in data 11 aprile 1927
ne da una descrizione,dalla caserma dei Carabinieri di Castellammare A.:pugliesi,calabresi e siciliani svolgono un accademia di scherma del coltello,secondo le regole dei quattro Stati della malavita (Siciliano,Calabrese,Pugliese e Napoletano..)
:<...Ancora due giorni con 60 detenuti.Vengono organizzati dei trattenimenti di occasione in mio onore;i Romani improvisano una bellissima accademia di recitazione,Pascarella e bozzetti popolari della malavita romana.Pugliesi,Calabresi e Siciliani svolgono un accademia di scherma del coltello...Siciliani contro Pugliesi,Pugliesi contro Calabresi.Non si fa la guerra tra Siciliani e Calabresi,perchਠtra i due stati gli odi sono fortissimi e anche l accademia diventa seria e cruenta...

ciao
betsabea
Messaggi: 383
Iscritto il: 31 maggio 2004, 18:28

Messaggio da betsabea »

http://www.pizzicata.it/MDForum-viewtop ... rafia.html

questo l'avevi letto si?

Prova anche questo:

B. M. Galanti. 1942. La danza della spada in Italia. Rome: Edizioni Italiane
elamuconda
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Messaggio da elamuconda »

Si , e dai vecchi forum che ho tratto alcune informazioni che avallano la mia teoria , tipo quello di raheli , in cima alla lista .

Grazie per avermi segnalato il testo , ma viene citato il rapporto tra la scherma in C. e in P. ? c ਠun testo che segue il discorso che fa nell'articolo sugli zingari " Nico Staiti " ??

ciao
betsabea
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Messaggio da betsabea »

Boh.. ma perchਠnon gli scrivi direttamente? sta all'università  di Bologna.. fai una ricerca che lo trovi...
bax
Gianlu
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Messaggio da Gianlu »

Esiste una versione audio del canto citato da Elamuconda? Anche la versione salentina mi incuriosisce molto...
Damiano
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Messaggio da Damiano »

Dalle ricerche che sto conducendo io (ho intervistato il decano dei fotografi martinesi, Benvenuto Messia, classe 1932) ho saputo alcune cose interessanti sulla scherma a Martina. Qualche piccolezza per illustrarvi che il fenomeno non ਠsolo salentino ma anche murgiano.

Il fotografo Messia mi ha raccontato che a Martina quando due delinquenti si volevano sfidare a duello "se terà vene a schià¨rme", e questo lascia intendere che si sfidassero con tutte le regole tradizionali della "scherma" come si balla oggi in carcere.

Poi recentemente ho divorato tutto d'un fiato i libri "La scherma salentina a memoria d'uomo" e "La notte dei tamburi e dei coltelli" e ho trovato conferma di quanto sapevo, e cioਠche la scherma si pratica ancora oggi a Taranto, confermata da alcune voci che ho raccolto e da alcune cose che ho visto, e che penso di pubblicare sul mio sito www.pugliafedefolklore.it.

Stà teve bùne!

Damiano
elamuconda
Messaggi: 49
Iscritto il: 1 gennaio 1970, 2:00

Messaggio da elamuconda »

Si Gianluca esistono diverse versioni audio (almeno della versione calabrese ), l'ultima credo sia " Bastuni e Cuteddu " cantata da Valentino Santagati .
Gianlu
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Località: provincia di Foggia

Messaggio da Gianlu »

Grazie mille. Vedo di procurarmela

"Cinque lire/ dieci liri". Facendo una rapida ricerca su Wiki ho letto qualcosa sulla vecchia e sospirata (ma non cara) Lira. A parte le prime citazioni di Lira in epoca Carolingia (che a quanto leggo non entrarono mai in vigore nell'Italia meridionale) e successivi conii a diffusione locale, la Lira diventa ufficialmente moneta italiana (e suppongo diffusa ovunque) dal 1862.
La cosa può essere interessante per una sorta di datazione del canto. Volendo dare alle parole un senso molto "pratico", vedo la richiesta di queste somme di denaro riferibili ad una sorta di pizzo, estorto al passaggio o incontro con il prepotente ed evidentemente malavitoso di turno (qualcosa di simile al celebre "un fiorino" di Benigni-Troisi). La somma richiesta doveva essere qualcosa che ragionevolmente un individuo potesse avere addosso, senza essere così svalutata come ho potuto conoscere io le monetine da 5 e 10 lire. Insomma, possiamo dare una sorta di limite temporale superiore: chiedere negli anni '70 cinque lire come pizzo mi sa un po' di ridicolo; ed un limite inferiore dovuto al conio ufficiale della moneta. Qualcuno che possa dare una valutazione del "peso" in tasca di 5 o 10 lire potrebbe anche definire con più probabilità  (volutamente al posto di precisione) la collocazione del canto.
Per i giovanissimi posso ricordare che nel 1939 Gilberto Mazzi cantava "Se potessi avere mille lire al mese", per dare un'idea come tornando non di molto indietro nel tempo quelle monetine valevano molto di più.
Prendo spunto dalla canzone per cercare di abbattere tutto ciò che ho detto finora. Credo cha a tutti sia capitato di cantare o sentir cantare una versione: "Se potessi avere mille euro al mese"... perchਠnon prendere in considerazione che il canto esistesse prima dell'introduzione della lira e che per meccanismo analogo sia stato aggiornato?

Nel meridione cosa c'era prima della lira? Suppongo le monete in uso nel regno di Napoli e delle due Sicilie.
A moltissimi sarà  noto un sonetto carpinese "Spingule alla Francese" (CD Cantatori e suonatori di Carpino, a cura di S. Villani, traccia n. 10 e traccia 10 del CD La voce del Gargano, AAVV) ed un brano della NCCP credo contenuto su "Li sarracini adorano lu sole"... ho trovato notizie (sempre internettiane) di un testo sul tema del 1888 di Di Giacomo-Di Leva come autori. Non so se i brani tradizionali siano nati da questo o se ਠstata incisa dai due una versione di un brano popolare. In ogni caso viene nominato in tutti il Tornese e copio ed incollo da Wiki:

"Con la quarta monetazione, emessa dopo il 1816, quando Ferdinando riunì i due regni e prese quindi il nome di Ferdinando I, furono emesse monete da dieci, otto, cinque e quattro tornesi. La moneta da un tornese fu emessa solo nel 1817 ed era la moneta di minor valore coniata"

Anche questa come datazione ਠinteressante.

Un canto raccolto a S. Giovanni Rotondo (CD La serenata a San GIovanni Rotondo a cura di S. Villani, traccia n.1) nomina esplicitamente il Barone di Rignano, mettendo se non altro un limite superiore (1700) alla nascita della strofa...forse sarebbe interessante raccogliere in un nuovo topic le tracce storiche attendibili provenienti da canti.
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