Pierpaolo De Giorgi e L'estetica della tarantella

In questa categoria sono raccolte tutte le discussioni che erano precedentemente organizzate nelle vecchie categorie del forum. Fino al passaggio al nuovo forum, tutte le discussioni aperte si troveranno in questa unica categoria
Rispondi
giannino
Messaggi: 568
Iscritto il: 27 luglio 2003, 12:59
Località: Paris

Pierpaolo De Giorgi e L'estetica della tarantella

Messaggio da giannino »

Ho da poco iniziato a leggere questo libro, con molto interesse e tanta curiosità , ma non ho neanche finito l'introduzione (curata da Paolo Pellegrino) che mi sono iniziate a sorgere alcune perplessità .
La prima riguarda il rapporto di questo studio sul tarantismo e dei suoi autori con la "Terra del rimorso" ed il suo autore, rapporto che ਠconflittuale, senza mezzi termini. Già  dalla prefazione si cerca quindi di andare OLTRE e CONTRO le ipotesi di De Martino, accusandolo in modo velato di avere reso lui stesso il tarantismo un rudere, non avendone riconosciuto il suo valore mitico ed avendolo ridotto a mero oggetto di studio sulla società  e la religione.
In particolare mi sembra forte quest'affermazione:
"Avanzo quindi conseguentemente la tesi, alternativa rispetto a quella sostenuta da De Martino, dell'origine magnogreca (fondamentalmente mitico-rituale, legata ai misteri orfico-dionisiaci) del tarantismo, successivamente innestatisi sincretisticamente con motivi d'ispirazione cristiana, e, in particolare, con il culto di San Paolo".

Ora: non mi va di andarmi a rileggere per intero in questo momento la terra del rimorso, ma sbaglio o era stato proprio De Martino ad ipotizzare e sostenere l'origine magnogreca del tarantismo, successivamente innestatisi sincretisticamente con motivi d'ispirazione cristiana, e, in particolare, con il culto di San Paolo?

Vi terro' aggiornati sul procedere (sarà  lento) della mia lettura
RonnaPaulina
Messaggi: 191
Iscritto il: 1 gennaio 1970, 2:00

Messaggio da RonnaPaulina »

Ernesto De Martino
La Terra del Rimorso
Il Saggiatore 1961 (439 pagine)
Dalla prefazione:
(potrebbe non essere una ricopiatura pari pari, letterale, ma ho preso questi appunti tanto tempo fa, se qualcuno ha delle citazioni più letterali e precise, "ubi maior, minor cessat"):
"Questo libro considera il fenomeno dal punto di vista storico-culturale e storico-religioso, richiamando gli antecedenti pagani, i culti orgiastici della Magna Grecia fino ai tentativi della chiesa di cristianizzarlo mediante il rapporto con San Paolo. L'impostazione ਠdel tutto nuova rispetto alla letteratura folclorica che non si preoccupa del conflitto tra civiltà  cristiana e mondo pagano e che ha utilizzato il paganesimo del Sud Italia come argomento per la propria polemica confessionale. "

"Questo morso poteva essere interpretato o (omissis) ... o richiamandosi ... (omissis) alla catartica musicale praticata in tutta la Grecia e teorizzata dal pitagorismo; le tarantate ricordavano menadi, baccanti, coribanti, cioਠquella vita religiosa percorsa dall'orgiasmo e dalla "mania" contro cui Paolo di Tarso aveva così aspramente combattuto. "

In seguito, nel libro, De Martino incomincia un'esplorazione del tarantismo nel passato, per mezzo di documenti dei secoli scorsi (fino ai culti dionisiaci, iniziatici ed orgiastici del mondo greco) e traccia dei paralleli etnologici ... Alla Magna Grecia e particolarmente a Taranto la tradizione assegna un posto particolare nella partecipazione al culto dionisiaco; le coste dell'Italia meridionale costituivano una delle dimore elettive di Dionysos, che era il dio più importante della regione tarantina. Taranto fu uno dei centri di origine del revival bacchico del II secolo che si irradiò in tutta l'Apulia e oltre; con i Baccanali si aprì per il Sud un periodo di atroci persecuzioni religiose, e proprio in Apulia più a lungo durò la tenace resistenza passiva o aperta. In seguito, però, il tarantismo pugliese si costituì con modalità  sue proprie, che lo qualifica come istituto magico-religioso, formazione religiosa minore, geograficamente circoscritta, maturata e funzionante soprattutto nel regime di esistenza del mondo contadino, approssimativamente fra i secoli nono e quattordicesimo, quando l'esorcismo veniva compiuto (come nella paganitas) in uno scenario arborescente e acquatico, all'ombra protettrice dei sempreverdi o in frutteti ravvivati da una fonte perenne. Ma l'avvento e l'espansione del Cristianesimo determinò la crisi degli orizzonti magico-rituali antichi e la dissoluzione di quei culti orgiastici e del menadismo non più accettati dalle nuove forme egemoniche di cultura, che si opponevano alle antiche anche perchà© appartenenti al mondo maschile, e a quello femminile (così importante nel paganesimo) solo in una forma subordinata e mediata; nella gerarchia cristiana, Dio ਠil capo di Cristo, Cristo ਠil capo dell'uomo, il capo della donna ਠl'uomo. Il nuovo modello di comportamento femminile dev'essere dunque muto e riservato come quello della Madonna, antitetico a quello pagano delle chiome al vento e della frenesia nel ritmo della danza. La lotta ingaggiata dal Cristianesimo contro i culti pagani, con la sostituzione di feste cristiane nelle date (momenti di particolare rilievo per la vita individuale e collettiva, come i solstizi, gli equinozi, il raccolto ) e nei luoghi di quelle pagane, concorse nelle campagne ad aggravare i disordini psichici di cui le feste pagane erano controllo e reintegrazione, sebbene il clero non riuscisse ad evitare che riaffiorassero ogni tanto vecchie forme ed eredità  dei culti pagani....
Avatar utente
quirino
Messaggi: 225
Iscritto il: 1 gennaio 1970, 2:00

Messaggio da quirino »

Mi rendo conto di andare OT ma ਠnecessario a mio avviso
una piccola precisazione storica.
La persecuzione di un tipo specifico di culto bacchico, cioਠquello del sud'Italia del II° sec. a.C. da parte del senato romano non fu una persecuzione religiosa ma di carattere socio-politico e in misura minore, diremmo oggi di costume.
La "storia" uscì fuori da uno "scandaletto" in ambiente patrizio su cui non mi dilungo da cui poi da un inchiesta si risalì a delle attività  sediziose contro il potere romano mascherate da baccanali.
Il senato non vietò il culto di bacco (culto che rimase legale), ma dopo aver (cosa normale per quei tempi) mandato a morte un be po di persone, decise solo che quella forma di baccanale per essere eseguita richiedeva un permesso e un numero esiguo di persone; molti cittadini romani che erano devoti a dioniso (o nella forma etrusca a bacco) continuarono nelle loro attività  religiose che non si estrinsecavano solo nel baccanale. Non furono vietati baccanali molto simili che si svolgevano in altri territori sotto il controllo romano, come non furono vietati altri culti in cui vi erano aspetti molto simili ai baccanali; la ragione della persecuzione fu squisitamente politica. Per far passare questa decisione si fece leva su sentimenti antigreci a livelo culturale; erano presenti molti culti a Roma e nel resto dell'Italia (alcuni indigeni altri di importazione) che avevano aspetti simili a quelli dionisiaci, quello che scandalizzava i benpensanti dell'epoca era arrivare all'eccesso dei baccanali, in cui non ci si limitava (pare) solo a bere molto vino, ballare, suonare e poi appartarsi per fare sesso ma il tutto sembra avvenisse in maniera esageratamente orgiastica. Si vociferava anche di omicidi rituali che servivano a mascherare omicidi di carattere politico o malavitoso ma ਠchiaro che ciò ਠinfluenzato dalla propaganda avversa.
Col tempo poi, nel pieno dell'età  imperiale, il controllo sui baccanali si allentò sempre di più ma ਠanche vero in quel periodo non furono usati per motivi politici, tanto ਠche da alcune fonti furono praticati anche alla corte imperiale anche se per motivi meramente lussuriosi avrebbe detto un cristiano dell'epoca.
Rispondi

Torna a “Il Calderone”