I Canti della Passione

montemaranese
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I Canti della Passione

Messaggio da montemaranese »

Da noi, a Vallata(Av), i vecchi a gruppi nella processione di venerdì Santo, tra soldati romani, stendardi, colonna della flagellazione ecc. cantano a squarciagola:

La mooorta ri Giesù
Maria s'affannaaaa
Gesù fu flagillate a la culonnaaaa
fui scurciate da mille tiranniiiii
e Giuda ca lu tradì nun se lu sonnnaaaa

(la morte di gesù
maria si affanna
gesù fu flagellato alla colonna
fu scorticato da mille tiranni
e giuda che lo tradì non se lo sogna)
betsabea
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Messaggio da betsabea »

Da noi, a Badolato superiore la settimana santa si svolge così:

http://www.badolato.info/gilbotulino/20 ... asanta.htm

http://www.calabriaonline.com/col/tradi ... /index.php

i canti sono a cura delle confraternite... é tutto molto bello.
Damiano
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Messaggio da Damiano »

Beccatevi questo!

LU SCIOVEDIA SANDE
(Tratto da "Canti popolari della Settimana Santa a Massafra"
di Cosimo Scaligina, Edizioni "Tre ternise", 2006)

Detto canto, altrove denominato "Il Venerdì Santo" o "Il Sabato Santo", si cantava durante la visita ai Sepolcri durante la Settimana Santa fino agli anni Cinquanta e Sessanta. Non sarebbe male riproporne la tradizione ai giorni nostri.


Iosc é lu Sciovedia Sande
e scenne Marì se mette lu mande,
non aveve chi ci scì,
sola sola si partì.

E acchiò San Pietre danande:
"Mamma Marì ce vठtruvanne?".
"Voche truvanne lu mio figliole,
l ho perdut e non lu trove".

"Rete li porte di Pelà¤te
‘ddठstठlu tuo figlie ‘nghiodà¤te".
"Rete li porte di Pelà¤te
‘ddठstठlu tuo figlie ‘nghiodà¤te".

Tuppe-tuppe. "Ci é alli porte?".
"So Marì lo sbindurà¤te".
"Mamma mé no pozz aprì,
li Ggiudé m oni legà¤te".

"M one strinde o m oni legà¤te
come nu misere carciarà¤te".
"M one strinde o m oni legà¤te
come nu misere carciarà¤te".

"E vठaggire da l olda porte,
vite ca stठ‘na zingaredde.
Fatteli fठ‘nu pare de chiuove,
no te li fठfa longh e suttile".

Cheda zinghera maledette
‘ngi li fà¤sce longh e strette.
Ggesù Criste lo molediscì,
sembe sperte lo fà¤sci scì.

Ggesù Criste lo molediscì,
sembe sperte lo fà¤sci scì.

Oggi é il Giovedì Santo
e scende Madre Maria e si mette il manto,
non aveva con chi andare,
sola sola se ne partì.

E incontrò San Pietro:
"Madre Maria che vai trovando?".
"Vado trovando il mio figliolo,
l ho perduto e non lo trovo".

"Dietro la porta di Pilato
là  sta il tuo figlio inchiodato".
"Dietro la porta di Pilato
là  sta il tuo figlio inchiodato".

Toc toc. "Chi é alla porta?".
"Sono Maria la sventurata".
"Mamma mia non posso aprire,
i Giudei mi hanno legato".

"Mi hanno stretto e mi hanno legato
come un misero carcerato".
"Mi hanno stretto e mi hanno legato
come un misero carcerato".

"E vai a girare dall altra porta,
vedi che sta una zingarella.
Fatti fare un paio di chiodi,
non te li far fare lunghi e sottili".

Quella zingara maledetta
glieli fece lunghi e stretti.
Gesù Cristo la maledì,
sempre sperduta la fece andare.

Gesù Cristo la maledì,
sempre sperduta la fece andare.
alfonso
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Messaggio da alfonso »

E QUESTO E' IL COLPO DI GRAZIA ..!

..é una piccola parte dei testi che si cantano il venerdì santo nel Cilento, alla pagina http://www.alfonsotoscano.it/audiovideo.htm potete vedere, sotto la voce "Cilento, riti del venerdì santo" anche due piccoli filmati che ho girato appunto nella circostanza,

alfonso

LO VIERNERIA SANTO:

Lo Viernerìa Santo
lo pranzo s avìa ra fare, spettamo a Gesus domine, spettamolo a mangià .

E ora re miezzijuorno,
Gesus domine non compare; pigliamone lo manto
e ghiamolo a scontà .

O prievati, oi monaci,
ca vinite dal gran consiglio,
aiti visto a Gesus domine,
lo figlio re Maria.

Ca sì ca l amo visto
co na longa compagnia,
na croce nguoddo portava,
a monte Calvario se n andava.

Lo Dio me resse luma, me mettesse a caminare, me scondasse chiro Giura, nge volera ragionare.

O Giura traritore, che trarimiento m ha iuto a fare; m ha trarito lo mio figliuolo pe trentatre denari.

Si a la casa mia venivi trentatremila te ne ria
e si non potia arrivare
puro lo manto me ìa a ‘mpegnà re.
montemaranese
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Messaggio da montemaranese »

ad Alfonso: Sai che la parlata cilentana é molto simile alla nostra...a Damiano: molto suggestivo il canto...anche da noi c'é questa zingra che vaga con un vassoio e tre chiodi sopra...ma , appunto, questa zingara, da dove esce fuori....?????Ragioniamoci su
alfonso
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Messaggio da alfonso »

dimenticavo di aggiungere che quei piccoli filmati di cui dicevo prima li ho registrati quest'anno, questo per dirvi che la suggestiva tradizione di questi canti é ancora vivissima nel Cilento, ed é interessante anche per il fatto che é uno dei pochi riti religiosi dai quali il sacerdote/parroco é completamente escluso e tutto viene organizzato dalle Confraternite, associazioni a carattere religioso, quella del comune dove ho girato quei filmati risale al 1589. Il rito si svolge così: ogni Confraternita in occasione dle Venerdì Santo ha l'obbligo di visitare un minimo di 9 sepolcri ed é punto di orgoglio per ogni confraternita scegliere un percorso che tocchi i Comuni più lontani nell'ambito del Cilento, la Congrega, composta da circa una ventina di uomini (qualche congrega ha recentemente aperto anche alle donne) scelti fra i componenti della Confraternita e guidati dal Priore, in costume e cappuccio, alle porte dei Comuni scendono dai pullman e si avviano in corteo, cantando, alla chiesa ospite, spesso succede che si trovino in fila diverse congreghe in attesa di accedere al Sepolcro, quando si incontrano le Congreghe uscenti ed entranti si salutano con un particolare rito, giunti nella chiesa iniziano a girare per tutto il perimentro interno della chiesa per varie volte, in un verso e nell'altro, seguendo i comandi che il priore da con il bastone, durante questi giri interni si compiono delle soste e quello é il momento in cui si sviluppa il canto, al termine del rito la congrega esce dalla chiesa e viene accolta da un "addetto", incaricato dalla congrega ospitante, che ha il compito di ristorare i componenti con cibo, dolci e bevande, una volta ristorati si procede per la prossima tappa del percorso, in pratica queste congreghe partono verso le 9 di mattina e ritornano al loro paese anche dopo mezzanotte, l'ultimo rito si svolge nella parrocchia sede della Confraternita, in quei giorni quindi c'é tutto un incrociarsi di congreghe che vanno e vengono per il Cilento e le chiese rimangono aperte per tutte il giorno a questo scopo, piazzandosi quindi in una delle chiese si ha la possibilità  di assistere all'arrivo ed al rito di almeno una decina di altre confraternite, io ricordo ancora quando questi spostamenti tra un comune e l'altro avvenivano esclusivamente a piedi.. o a dorso di mulo.. e per resistere alla fatica c'era solo il vino.., questi riti oltre ad una funzione religiosa svolgevano eghregiamente ed inavvertitamente una grossa funzione sociale aggregativa perché erano una occasione unica, irripetibile, in una società  dove ogni giorno si era impegnati nel lavoro dei campi, per fare festa e recarsi presso altri paesi a rinsaldare i contatti con parenti, compari ed amici lontani.. Un'altra occasione simile erano solo le fiere..
Damiano
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Messaggio da Damiano »

Allora....la zingara esce fuori dal fatto che gli zingari una volta erano famosi per l'arte di battere il ferro. Nel libro "Poesia e tradizioni popolari a Martina Franca e nella Murgia dei trulli" di Angelo Marinò, Edizioni Pugliesi, trovate tutte le versioni in dialetto martinese di questo antico canto della Passione, che dovrebbe discendere dalle laudi umbre del '200.

Ora vi dico che combiniamo noi a Martina Franca (ve lo dico io che sono confratello della congrega di Sant'Antonio da Padova, fondata nel 1706, che organizza la processione dei Misteri dal 1716): andate a vedere il nostro abito confraternale sul mio sito:

http://www.pugliafedefolklore.it/chisiamo.html

La Settimana Santa a Martina non é molto dissimile da quella di tutti gli altri paesi vicini. Particolare é il rito delle Quarantore, che consiste nell'adorare in periodo di Quaresima il Santissimo esposto sull'altare dalle 8 di mattina alle 6 di sera per cinque giorni consecutivi, da coppie di confratelli (o anche consorelle), secondo il seguente cerimoniale. I confratelli che devono fare "l'ora santa" (confratello e confratello, confratello e consorella, consorella e consorella, qualche volta - ma é una cosa spuria - anche in tre) si vestono nell'oratorio e vengono guidati da un confratello apposito (non in abito) dalla confraternita alla chiesa. Arrivano vicino alla coppia che sta inginocchiata sugli inginocchiatoi ai due lati dell'altare e il confratello addetto ripete per tre volte "Sia lodato e ringraziato ogni momento il Santissimo e Divinissimo Sacramento", dopo di che la coppia inginocchiata si fa il segno della croce e se ne va, mentre l'altra prende posto. Io lo faccio tutti gli anni, ed é bello starsene lì a contatto con Gesù, vestito con l'abito che hanno vestito i tuoi antenati (anche i miei nonni e bisnonni erano confratelli della stessa confraternita), il breviario di mia nonna fra le mani, recitando fra me e me la "Visita al Santissimo Sacramento" di Sant'Alfonso Maria de' Liguori che inizia: "O mio Signore, che ve ne state prigioniero d'amore notte e giorno nei tabernacoli, chiamando ed aspettando le anime...".....mi vengono i brividi se ci penso! E raccomandarGli tutte le persone che soffrono nel mondo.

Poi...veniamo alla processione dei Misteri. Quella di Martina si é venuta sputtanando perché gli anziani non si vogliono più vestire, si vestono solo gli ufficiali della confraternita con la cosiddetta "mozzetta di penitenza" (una mozzetta - mantelletta - senza fregi in segno di lutto), e noi tre che apriamo la processione con la croce dei Misteri (quella della Via Crucis per intenderci) e due troccole. Alcune differenze ci contraddistinguono dalla celeberrima processione dei Misteri di Taranto in questo: mentre a Taranto la troccola nel 2005 é stata battuta all'asta a 8000 euro, a Martina nessuno la vuole più portare (i vecchi dicono: "C'i 'fà  fiòr?", che devo fare, figure? Pfui!) e i giovani fighetti se ne sbattono i coglioni, salvo poi interrogarsi sul senso della loro inutile esistenza quando passiamo noi a ricordare la caducità  della vita. Ma vi stavo dicendo della troccola. Io sono ben contento di portare la troccola (in martinese: "a tric trac", "a truòcchele", "'u turnà ccule"), e con gli altri due (uno é un ragazzo, l'altro, il caro "Puttaniedde" - soprannome - un simpatico vecchietto che porta la croce) "nazzicchiamo", cioé ci dondoliamo all'unisono mettendo passi di pochi centimetri alla volta; e questa é l'altra differenza rispetto a Taranto perché a "nazzecarci" siamo solo noi tre. Più lenti andiamo meglio é, per evitare che la processione "si spezzi" e "vié scappanne", vada di fretta, infatti durante tutto il corso della processione ti senti continuamente il cerimoniere che viene da noi armato di walkie-talkie a romperti i coglioni ripetendoti continuamente "Piano! Piano!". Infatti il priore quest'anno a fine processione ci ha sgridati che andavamo troppo veloci, e la processione é durata "solo" quattro ore!

Per quanto riguarda sempre noi tre, é bello avanzare fra due ali di gente a mezzanotte, con i bambini ancora svegli ma vigili e attenti, incuranti del freddo, ben imbaccucati in braccio alle mamme, che vedono quello strano aggeggio che hai in mano e domandano ai genitori e ai nonni "Cosc'é quello?" e i nonni che gli rispondono con un sorriso "'A tric-trac", e poi fanno a me: "Fa' siente a 'u peccà©nne a tric-trac!", e io che faccio "TA TA TA TA TA TA TA!" e tutti si tappano le orecchie. Commovente. Devo mettere le foto sul mio sito!

Se volete sapere a proposito di riti ancora più suggestivi, domandate a Piero Balsamo di Francavilla Fontana (Br), lui ha fatto il "pappamuscio" e vi saprà  dire meglio. Oppure andate sul sito www.grottaglieturismo.it, trovate le foto e i video dei poco noti "bbubbli bbubbli alla scazata" di Grottaglie, eppure egualmente affascinanti.

Abbracci,

Damiano
Damiano
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Messaggio da Damiano »

Allora? E' passato un po' di tempo, e ne approfitto per riaprire questa discussione. Non avete esperienze da postare? Fatemi sapere come celebrate dalle vostre parti la Settimana Santa.

Abbracci da Damiano.
Liolà
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I Canti della Passione e la loro forza nella "teatralit

Messaggio da Liolà »

Visto che siamo nel periodo interessato dai canti della Passione,avrei voglia di sentire il vostro parere sull'argomento.
Già  é stata pubblicizzata ampiamente la quarta edizione di un'intelligente rassegna che,quest'anno,ha acquisito carattere internazionale.
Io però vorrei constatare il grado di conoscenza,degli utenti del sito,riguardo i singoli canti o le singole tradizioni, i versi che magari cambiano da paese a paese e le forme di culto religioso o di passioni laiche che accompagnano la riproposta di queste strofe.
E un aspetto della cultura popolare salentina meno conosciuto e sicuramente meno commercializzato del fenomeno pizzica,ma non per questo meno interessante,intenso e peculiare della nostra storia.
Vogliamo confrontarci sulla questione?
Io,in quanto cutrofianese,posso dire la mia sul Santu Lazzaru.
Ma aspetto i vostri interventi per discuterne.
Lancio,nel contempo,delle domande...
Chi conosce la differenza,ad esempio,tra il Santu Lazzaru e Lu Lazzarenu,ed in quale paesi si canta una o l'altra forma di canto di questua?
Cosa avviene quando alla porta si presenta un gruppo che ripropone questi versi?
Ad Aradeo si imbandiscono tavolate,fino alle cinque di mattina(faccio per dire),a Casarano invece...
A Cutrofiano tutto finisce all'alba della domenica delle Palme,a Sannicola invece si canta fino al sabato santo...
Io ho lanciato l'idea...
Ora tocca a voi.
Ultima modifica di Liolà il 4 marzo 2007, 23:45, modificato 1 volta in totale.
Liolà
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Messaggio da Liolà »

Aggiungo altri elementi di approfondimento sulla questione.
Questi canti di passione hanno un punto di forza nella "teatralità " della loro rappresentazione.
Perché,ad esempio,nel cantare "I passiuna tu Christu" non si ha bisogno solo di una bella voce e di aver imparato le strofe a memoria nella lingua originale,ma soprattutto di una mimica facciale e corporea non indifferente.
Quelli allestiti agli angoli delle strade o sui sagrati delle chiese erano dei veri e propri teatrini,degli spettacoli nel vero senso della parola.
Infatti c'erano anche delle scuole che insegnavano quest'arte.
E non fu un fenomeno puramente salentino.
C'era differenza anche tra rappresentazioni liturgico-religiose e passioni laiche,che potevano anche essere messe in scena da "giullari" cantori(e qui andiamo tanto indietro nel tempo).
Questa seconda forma più prettamente legata al popolo,serviva da cronaca degli avvenimenti e critica nei confronti del potere.
Dario Fo(guardate chi sono andato a pescare...),nel suo Mistero Buffo(il quale,già  nel titolo fa capire l'argomento di cui si parla,in quanto il Mistero e proprio la rappresentazione sacra), ci racconta di alcune passioni laiche di Pisa e dell'Italia del Nord,prevalentemente della Valle Padana.
Queste forme di passioni laiche vedevano,come base strutturale della rappresentazione,la presenza di un coro,che quasi sempre cantava,ma altre volte accompagnava il pathos scenico soltanto con dei respiri.
Nei momenti di grande tensione,quasi a sostenere l'angoscia del personaggio,20/30 "battuti"(cioé flagellanti e/o flagellati) respiravano a ritmi, tutti insieme.
Erano loro che introducevano i personaggi in un modo del tutto particolare,ciòe frustandosi e cantando delle tiritere che indicavano il perché si frustigavano.
E naturalmente si frustigavano per il dolore degli uomini,manifestando la violenza,la rapina dei ricchi,dei potenti,la loro ottusità ,la loro ingordigia.
Un canto famoso di fustigazione é quello detto "di Pordenone".
Relativo,in verità ,alla Strage degli Innocenti,più che alla Passione di Cristo.
Faceva più o meno così(provo a trascrivere ciò che ricordo,anche se sicuramente non é nella forma corretta):

"Eh...Ohh...bative...ehh...
cul dulure e cui lamenti per la straze dei 'nnuzenti
eh...ohh...bative...ohh...ohh...
per le donne insanguinade e i fiolin che son scanade
eh....ohh...bative!ohh!ohh!
bative!ohh!ohh!
bative!ohh!ohh!"

Questo,cantato e "respirato" in tante persone,era di un effetto drammatico impressionante.
Era una tecnica usata sia come prologo che come sottofondo alla rappresentazione.
Ora scendo giù.
Andiamo in Sicilia.
Rubo da un altro grande illustre del teatro:sua maestà  Luigi Pirandello.
Il suo "Liolà "(da cui mi sono ispirato per il mio nickname), si apre con una passione in dialetto agrigentino,o per meglio dire "girgentano".
Fa più o meno così(Maruko,abbi pietà  di me se sbaglio a scrivere):

"Pe vu sacciu e vogghiu diri
chi lassò nostru Signuri
quannnu ivi pi muriri
pi sarvari i piccaturi
Quannu a Cristu lu pigghiaru (ed il coro ripete "Lu spugghiaru,l attaccaru")
e pi tanti vastunati
li so carni martoriati
E Maria d arré li porti
ca sintia li curriati
"Nun ci ddati accussì forti
nun ci ddati accussì forti
suu carnuzzi dilicati
nun ci ddati accussì forti
suu carnuzzi dilicati"

E di esempi,nella nostra letteratura ce ne sarebbero tanti altri.
Ora!l argomento,secondo voi,é OT?
Io non credo,perchà© musica,teatro e danza sono inscindibilmente correlati tra loro come membra di uno stesso corpo.
Dunque io vi sfido!
Chi più ne sa!più ne metta.
Voglio testi,strofe,altri tipi di tradizioni in altre regioni d Italia, collegamenti bibliografici e quant altro possa approfondire la questione.
Di carne al fuoco ce n é!
A voi la palla:il mio guanto di sfida é stato gettato.
giannino
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Località: Paris

Messaggio da giannino »

"Ogni anno...in questi primi giorni di quaresima, i contadini avevano l'usanza di recitare una loro commedia improvvisata. Qualche volta...era di soggetto religioso, qualche altra volta ricordava le gesta dei palladini o dei briganti: il più delle volte erano scene comiche e buffonesche tratte dalla vita quotidiana...Gli attori erano tutti uomini, anche quelli che facevano le parti femminili...Un CORO di uomini e donne annunziò l'arrivo del malato...Non ho mai saputo chi fosse l'autore: forse non ce n'era uno, ma parecchi, tutti gli attori insieme...Era, quello schema classico, un ricordo di un'arte antica, ridotto al povero residuo dell'arte popolare, o uno spontaneo, originario rinascere, un linguaggio, naturale in queste terre, dove la vita é tutta una tragedia senza teatro?"

Carlo Levi, Cristo si é fermato a Eboli, Einaudi, pp 203,204

La teatralità  nel periodo di quaresima evidentemente é espressa anche in altre forme di per sé meno teatrali, come i canti di questua.

Il Coro, elemento importante e simbolo democratico della partecipazione del popolo alla CREAZIONE drammatica....ma saremo figli dei greci o no?
(A guardare la forma del mio discitone del piede uno studioso di cui non ricordo il nome direbbe che io lo sono).

Avevo dato a Carlo un mio articoletto sulla teatralità , il gioco dei ruoli e delle maschere nella pizzica all'ostunese, con la richiesta di pubblicarlo.
Mi ha detto che lo farà  quando sarà  attivo il modulo Wiki. Aspetto, anziché pubblicarlo come post sul forum.
Damiano
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Messaggio da Damiano »

Ciao a tutti,

dico la mia per quanto riguarda il mio paese, Martina Franca (Ta).

Fino agli anni Cinquanta-Sessanta c'erano dei gruppi di devoti che giravano i Sepolcri del paese (ancora oggi se ne devono girare sette se no porta sfortuna) e cantavano una laude popolare che molti anziani ricordano, "'U sciuregghia sante":

'U sciuregghia sante,
Matre Maria s'a mise lu mante,
non aveve pe ce scì,
sola sola se ne partì.

Acchì san Pitre da nanze:
"Matre Maria, peccié ste chiange?".
"Jegghie chiange pe forte dolore,
so' perdute lu mio figliole"......

Questo canto (altrove denominato "Lu venerdia Sante" o "Lu Sabate Sante") é diffuso dappertutto nella provincia jonica. Io ho addirittura un libro di uno studioso putignanese, Domenico Campanella, donatomi dall'autore, con la versione di Palagianello, Castellaneta e Ginosa, trascritta su pentagramma. Sul mio sito www.pugliafedefolklore.it ho inserito la versione massafrese e, se vi va, le foto della processione dei Misteri di Martina Franca (dove sto io che suono la troccola!!!!).

Spero di aver soddisfatto la vostra curiosità .

Damiano
betsabea
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Messaggio da betsabea »

Per chi vive a Roma vorrei consigliarvi questo:


Passion selon Madelen

teatro/canto

di e con Anna Maria Civico

Roma dal 13 al 18 marzo 2007


Laboratorium teatro
Via Leopoldo Ruspoli, 87 Roma
Info-line 06.45477049

Questo lo spettacolo:
http://www.mediarama.it/annamaria/html/passion.htm


per conoscere Annamaria:

http://www.mediarama.it/annamaria/index.htm
RonnaPaulina
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Iscritto il: 1 gennaio 1970, 2:00

Passione e teatralità (ma anche danza)

Messaggio da RonnaPaulina »

Accogliendo il gentile invito di Liolà  e leggendo le vostre testimonianze, a me che vivo in Emilia ormai da più di un quarto di secolo, é venuto in mente il ballo del Barabén, sopravvivenza dei riti funebri pre-cristiani. Il "Bal di Barabein" é un ballo pantomimico delle montagne intorno alla Valle del Reno; un uomo si mette sdraiato in terra fingendosi morto e le donne vi ballano intorno, sollevandogli ora un braccio, ora una gamba!; i tentativi, ovviamente infruttuosi, sono facile pretesto per situazioni comiche. Ma all'improvviso il morto resuscita, ruba una ballerina e si mette a ballare. "E 'l Baraben l'é mort- Sufia l'e la crida- e c'la n'a gnanc un baioch- e da cumprer la zira!" Si racconta che una volta in una festa fu commesso un assassinio, gli autori del quale portarono il morto in mezzo alla sala da ballo, perchà© si eseguisse intorno il ballo del Barabein. Si ballò tutta la notte intorno al cadavere e quando si seppe che veramente era morto, gli assassini erano già  fuggiti. Il ballo da allora fu vietato. Ma é più probabile che questa danza sia incorsa nelle generali proibizioni della chiesa contro tutte le "superstizioni" e gli "abusi" determinati dallo stretto legame che univa funzioni religiose e danza, in un impressionante sincretismo religioso tra cristianesimo e precedenti forme pagane; da qui la proibizione ecclesiastica di ballo, canto e musica che, lungi dall'essere solo occasioni di divertimento, erano per i contadini parte integrante della loro religiosità  e per questo non cessarono d'essere praticati. In dialetto bolognese "barabà n" significa "Barbogio"; questo é quindi un paganissimo "ballo del vecchio", della vecchia stagione che muore e resuscita; del ritmico ciclo della natura; é un rito magico della resurrezione; l'angoscia della morte é superata ed esorcizzata, sconfitta dalla resurrezione del ballerino che, come la natura, accede ad una nuova vita; nella spiritualità  pagana, banchetti e giochi funebri, godimento della vita e incertezza della sorte, anzi consapevolezza della morte e concezione non lineare ma ciclica del tempo sono associazioni costanti e non antinomie; nelle successive concezioni monoteistiche, si assiste invece al conflitto tra le tentazioni della carne ed elevazione dello spirito, tra cielo e inferno, tra amore umano e divino, misticismo e sensualità , peccato e piacere; cibo e sesso diventano trappole demoniache da cui rifuggire, soprattutto in Quaresima. Ironia della sorte, la musica del Barabén é stata utilizzata più tardi per un "travestimento spirituale", cioé per accompagnare un testo edificante e religioso, secondo il costume del tempo (tentativo di utilizzare arie profane per propagandare contenuti cristiani).
Ora, se si capisce il nesso di questo post con il titolo del thread, vi lascio in pace e per oggi non scrivo più; se vi sembra OT, fatemelo sapere, che vi ammorbo con un altro "papiello" su : che ci azzecca questo ballo funebre di morte e resurrezione con la passione, la teatralità ...

Fonti: Musiche e canti popolari dell'Emilia- Dischi Albatros-
F. B. Pratella- Saggio di grida canzoni cori danze del popolo italiano- 1919
(a cura di) G. Vettori - I canti, le fiabe, le feste nella tradizione popolare dell'Emilia Romagna- Lato Side ed.
G. Ungarelli- Le vecchie danze italiane ancora in uso nella provincia bolognese- Forni 1894
(a cura di S. Cammelli)- Documenti originali del folklore musicale europeo- Musiche e canti popolari dell'Emilia- Dischi Albatros vol I e vol IV (con Melchiade Benni e Suonatori della Valle del Savena)

Salute e felicità  a tutti!
Ronna Paulina
CarloTrono
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Messaggio da CarloTrono »

[Nota del moderatore]
per rendere la discussione più ricca e per evitare la moltiplicazione di discussioni simili nel forum, sono state unificate una vecchia discussione iniziata da montemaranese a Novembre 2006 con la nuova discussione iniziata da Liolà  iniziata a Marzo 2007.
[fine nota del moderatore]
CarloTrono
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Messaggio da CarloTrono »

Nel Basso Salento non mi é capitato di sentire molto spesso questo canto, forse perché offuscato dalla popolarità  de "Lu Santu Lazzaru" e della spettacolare "Passiuna" in grico. Io lo trovo un canto bellissimo (ma personalmente esco pazzo per tutti i canti di questua) . C'é chi mi ha detto che nella zona della murgia questo canto viene cantato il sabato, ed infatti si chiama "Il Sabato Santo" (ovviamente tradotto nel dialetto locale, che io non so scrivere). Chiedo conferma e invito tutti ad indicare eventuali altre versioni dello stesso brano.

Nel video, una mia ripresa effettuata a Sternatia durante la prima edizione del festival "Canti di Passione", nel Marzo del 2004. La famiglia Zimba di Aradeo in quell'occasione si é esibita in questo e in altri splendidi canti di Pasqua. Devo dire che per me é stata la più bella esibizione che io abbia mai visto di Pino Zimba. Spero di vederlo più spesso con le sorelle in contesti diversi dal palco. Bravissimo.

Ultima modifica di CarloTrono il 8 marzo 2007, 2:55, modificato 1 volta in totale.
Liolà
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Messaggio da Liolà »

Rilancio una domanda a cui ancora non mi é stata data risposta...
C'é differenza tra il "Santu Lazzaru" e "Lu Lazzarenu"?
Se si,é solo di carattere musicale,o cambiano anche le strofe?
Qualcuno mi scrive,per cortesia,tutte le strofe del Santu Lazzaru che conosce?
Sono curioso di capire quanta ingnoranza c'é sull'argomento.
Ah....
La versione cantata dagli Ucci nel loro famoso cd,o quella dell'Aloisi nel cd "Mara l'acqua",non valgono...
Troppo conosciute...se ne possono aggiungere tante altre.
CarloTrono
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Re: I Canti della Passione

Messaggio da CarloTrono »

[quote:b90d4a75db="montemaranese"]Da noi, a Vallata(Av), i vecchi a gruppi nella processione di venerdì Santo, tra soldati romani, stendardi, colonna della flagellazione ecc. cantano a squarciagola:

La mooorta ri Giesù
Maria s'affannaaaa
Gesù fu flagillate a la culonnaaaa
fui scurciate da mille tiranniiiii
e Giuda ca lu tradì nun se lu sonnnaaaa

(la morte di gesù
maria si affanna
gesù fu flagellato alla colonna
fu scorticato da mille tiranni
e giuda che lo tradì non se lo sogna)[/quote:b90d4a75db]

eccoci qui

CarloTrono
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Messaggio da CarloTrono »

[quote:56495e6b8c="Liolà "]
Sono curioso di capire quanta ingnoranza c'é sull'argomento.
[/quote:56495e6b8c]

mmm, non penso sia proprio la motivazione migliore per portare avanti una discussione mirata al confronto :)
scherzi a parte, vorrei aggiugere alcuni punti di riflessione personali.

Nel cd "Musica e Canti Popopolari del Salento vol. 1 e 2", a cura di Brizio Montinaro, ed. Aramiré, é possibile ascoltare una versione de "Santu Lazzaru" registrata ad Aradeo nel 1977. Un altra versione del brano é presente in "Bosa sera a quista casa", ed é la versione eseguita da "Gli Ucci" (voci A.Bandello, L. Vergaro e A.Aloisi) nel 1978, probabilmente registrata nel contesto di un concerto (si può definire una musica di auto-riproposta? :) ). La cosa che compare evidente dall'ascolto di queste due registrazioni é la differenza nel "tono" (oddio, sto osando) del canto, che nel primo caso potrebbe definirsi "in minore" (ora sto esagerando, uso pure termini propri della musica), mentre quello degli Ucci é in "maggiore" (adesso sono proprio da denuncia).
Quindi una differenza non nelle strofe, ma nel modo di eseguire il canto e quindi nella musica che l'accompagna.

Ora, poichà© il modo di cantare degli "Ucci" l'ho sentito in altre occasioni e sempre a Cutrofiano, mentre a pochi chilometri di distanza, ad Aradeo e Sannicola, ho sentito il primo modo di cantare (magari un po' meno "lugubre", passatemi il termine, ma comunque più simile rispetto all'altra) mi sono chiesto se il modo di cantare Santu Lazzaru degli Ucci sia proprio di Cutrofiano oppure sia una sorta di "prima contaminazione" visto il contesto del palco.
Kalì
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LA NOSTRA PASSIONE: 'lu santu lazzaru'

Messaggio da Kalì »

I canti della passione...per me questo periodo é il vero momento di festa, quando nella notte tra il 31 marzo e il 1 aprile le nostre voci si alzeranno per i vicoli e per le strade del nostro paesino...
La tradizione bisogna rispettarla fino in fondo, ed io insieme ad altre persone cerchiamo di rievocare i famosi cantori del nostro paese...Gli Ucci...Come loro nessuno...Riuscivano a mettere nella canzone principe(secondo me), l'impegno e allo stesso tempo, una semplicità  inaudita...
Già  da bambino ero abituato ad uscire la sera con gli amici e suonare casa per casa 'LU SANTU LAZZARU', era solo il modo di divertirsi, rievocando vecchie abitudini...
Ma da qualche anno il nostro gruppo fa sentire il suono della sua fisarmonica nei comuni limitrofi...le voci 'LU ERTU E LU VASCIU' che si contrappongono in una serie di strofe (modello stornelli), propagando la storia di Cristo...
Quello che non manca mai é il divertimento, la passione per la tradizione e la voglia che ogni anno mi porta a continuare l'usanza dei nostri 'VECCHI'...
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