informazioni su "lu rusciu de lu mare"
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Vi giro paro paro una richiesta d'aiuto pervenutami da una dolce fanciulla...Chi fosse in grado di soddisfare tale richiesta farebbe un favore a me e soprattutto a lei...Salve a tutti!!!! Ho un problemino: mi servirebbe un commento, un'introduzione storica, insomma....quante più notizie possibile sulla canzone salentina "lu rusciu de lu mare". Help me, please!!!!! Kisses [addsig]
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"Lu rusciu de lu mare" é certamente uno dei canti più conosciuti del repertorio salentino (qualcuno scherzosamente lo chiama l'"inno nazionale salentino").
A quanto ne so io, la versione "originale" dovrebbe essere stata registrata a Gallipoli alla fine degli anni sessanta da Luigi Lezzi e da altri che cercavano "canti dai pescatori" da inserire in uno spettacolo teatrale.
Non é stata mai resa nota la registrazione originale.
La prima versione "riproposta" di cui ho notizia (e che ho ascoltato) é stata eseguita da Giovanna Marini (che in quel periodo ha avuto frequenti contatti col Salento) nel 1973, durante un concerto tenuto a Siena. Questa versione sarà presto disponibile in una pubblicazione sulla Marini che stiamo curando insieme a Roberto Raheli per le edizioni Aramiré.
La versione originale dovrebbe esere quella "lenta". La seconda parte "accellerata" (o addirittura, tanto per cambiare, fatta "a pizzica"), dovrebbe essere un'invenzione recente.
Per quanto riguarda il testo - oltre alle cose che sono già state dette - qualcuno ha ipotizzato che il canto parli della diaspora degli ebrei sefarditi, perchà© i riferimenti geografici presenti (Spagna, Turchia, etc.) e alcuni contentuti farebbero pensare a questo.
Vincenzo SantoroQuesto messaggio é stato modificato da: svincen, 09 Set 2003 - 03:27 [addsig]
A quanto ne so io, la versione "originale" dovrebbe essere stata registrata a Gallipoli alla fine degli anni sessanta da Luigi Lezzi e da altri che cercavano "canti dai pescatori" da inserire in uno spettacolo teatrale.
Non é stata mai resa nota la registrazione originale.
La prima versione "riproposta" di cui ho notizia (e che ho ascoltato) é stata eseguita da Giovanna Marini (che in quel periodo ha avuto frequenti contatti col Salento) nel 1973, durante un concerto tenuto a Siena. Questa versione sarà presto disponibile in una pubblicazione sulla Marini che stiamo curando insieme a Roberto Raheli per le edizioni Aramiré.
La versione originale dovrebbe esere quella "lenta". La seconda parte "accellerata" (o addirittura, tanto per cambiare, fatta "a pizzica"), dovrebbe essere un'invenzione recente.
Per quanto riguarda il testo - oltre alle cose che sono già state dette - qualcuno ha ipotizzato che il canto parli della diaspora degli ebrei sefarditi, perchà© i riferimenti geografici presenti (Spagna, Turchia, etc.) e alcuni contentuti farebbero pensare a questo.
Vincenzo SantoroQuesto messaggio é stato modificato da: svincen, 09 Set 2003 - 03:27 [addsig]
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... Sicuramente avevo notato tempo fa che lu rusciu era presente in un disco della CAPPELLA DELLA PIETÀ DE' TURCHINI - mi sembra nel "L'amante impazzito" che raccoglie canti napoletani dell'età barocca. Se sia su questo disco lo verificherò e vi darò conferma. Comunque mi é sembrato di capire che il lavoro che fanno alla pietà dei Turchini, é di raccolta, studio e riproposta (sono un gruppo sinfonico, classico) del materiale (testi, trascrizioni, spartiti) cinque-seicentesco conservato ai Turchini appunto. Nel disco insomma lu rusciu c'é ed é inserito in una sorta di suite di tarantelle: é fatto veloce a tarantella (non a pizzica). Al di là del fatto che lu rusciu é salentino e non napoletano (ma questo dipende dalla circolazione delle fonti), chiedo agli esperti: é plausibile che ci sia una sua traccia nel 5/600? [addsig]
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Cara Cicerené,
é abbastanza improbabile che un canto come "Lu rusciu de lu mare", che, per come ci giunto, é probabilmente un frammento di un più lungo canto appartenente alla tipologia dei canti detti "epico-lirico-narrativi", possa essere stato raccolto e trascritto addirittura nel cinque-seicento.
Già il nome del canto é probabilmente moderno, perchà© non si riferisce al protagonista o all'avvenimento narrato, ma é un titolo "evocativo", più simile a quelli che si danno alle canzoni "moderne". Quindi tutto conduce a ritenere che la versione che tu segnali sia tratta dalla versione salentina, ascoltata da qualche gruppo di riproposta.
Tra l'altro, dobbiamo considerare che questo canto é conosciuto nel circuito dei gruppi di riproposta nazionali almeno da una trentina d'anni, e, come ho già accennato, é stato portato alla ribalta nazionale (anche se sempre nel giro della "musica popolare", che in quegli anni era molto ristretto, più di ora) da Giovanna Marini, che lo trasse dalle sue campagne di ricerca sul campo condotte nel Salento dal 1969 al 1973.
Comunque se riesci ad avere maggiori informazioni, faccelo sapere.
Vincenzo Santoro.[addsig]
é abbastanza improbabile che un canto come "Lu rusciu de lu mare", che, per come ci giunto, é probabilmente un frammento di un più lungo canto appartenente alla tipologia dei canti detti "epico-lirico-narrativi", possa essere stato raccolto e trascritto addirittura nel cinque-seicento.
Già il nome del canto é probabilmente moderno, perchà© non si riferisce al protagonista o all'avvenimento narrato, ma é un titolo "evocativo", più simile a quelli che si danno alle canzoni "moderne". Quindi tutto conduce a ritenere che la versione che tu segnali sia tratta dalla versione salentina, ascoltata da qualche gruppo di riproposta.
Tra l'altro, dobbiamo considerare che questo canto é conosciuto nel circuito dei gruppi di riproposta nazionali almeno da una trentina d'anni, e, come ho già accennato, é stato portato alla ribalta nazionale (anche se sempre nel giro della "musica popolare", che in quegli anni era molto ristretto, più di ora) da Giovanna Marini, che lo trasse dalle sue campagne di ricerca sul campo condotte nel Salento dal 1969 al 1973.
Comunque se riesci ad avere maggiori informazioni, faccelo sapere.
Vincenzo Santoro.[addsig]
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IO riporto testualmente quello che c'é scritto in merito a Lu rusciu sul libro CANZONIERE scritto nel 1990 da Daniele Durante e Luigi Chiriatti edito da ERRECI Edizioni Maglie.
Si tratta di una ninna nanna in cui ritmi e versi si susseguono lentamente quasi tenendosi a braccetto, attenti a non disturbarsi per non compromettere il sonno del fanciullo.
Compaiono in questa nenia località mitiche per i Salentini: la Spagna. la Turchia, paesi che fanno nascere nella fantasia popolare meraviglie di milla e una notte.
Ancora una volta (come mio solito) mi trovo a dire una cosa totalmente diversa da quella detta dagli altri!:)
Su una cosa però posso conordare con Vincenzo e cioé che la canzone é in giro ormai da molti anni.
Nel libro che ho citato questa canzone viene riportata in: " canti popolari di terra d'Otranto e della Grecia Salentina" a cura del Canzoniere Grecanico Salentino edizione Fonit Cetra 1977.[addsig]
Si tratta di una ninna nanna in cui ritmi e versi si susseguono lentamente quasi tenendosi a braccetto, attenti a non disturbarsi per non compromettere il sonno del fanciullo.
Compaiono in questa nenia località mitiche per i Salentini: la Spagna. la Turchia, paesi che fanno nascere nella fantasia popolare meraviglie di milla e una notte.
Ancora una volta (come mio solito) mi trovo a dire una cosa totalmente diversa da quella detta dagli altri!:)
Su una cosa però posso conordare con Vincenzo e cioé che la canzone é in giro ormai da molti anni.
Nel libro che ho citato questa canzone viene riportata in: " canti popolari di terra d'Otranto e della Grecia Salentina" a cura del Canzoniere Grecanico Salentino edizione Fonit Cetra 1977.[addsig]
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Vi ringrazio di aver risposto alla mia richiesta fornendomi notizie su questa canzone: mi auguro che anche la dolce fanciulla possa esser soddisfatta di quanto avete postato...
Ciao a tutti[addsig]
Ciao a tutti[addsig]
909
Non so a quando risalga la canzone, ma io ne ritrovai per caso, quando ero ragazzo e facevo una ricerca in biblioteca, una versione in dialetto tarantino, con un testo abbastanza simile. Il testo, insieme ad altri canti popolari, lo conservo ancora, ma non ricordo da che libro fosse tratto, credo qualcosa di Saverio La Sorsa (sono passati piu' di 30 anni) e comunque era un libro scritto nei primi del 900.Il testo e':Jersére passéve pe na padulasendìve na nanna rònchiele cantarequande cantava belle de naturecredà©tte ca éve la rùscele de lu mare.La rùscele de lu mare no tanta fortela figghie de lu Ré se dà a la mortejédde se dà a la morte e ije a la vitela figghie de lu Ré se sté marite.Jédde se dà a la morte e ije a la vitela figghie de lu Ré se sté maritejédde se sté marite e ije me 'nzorejédde porta la parm'e ije lu fiore.Spero che questo possa fornire qualche indicazione utile.ciao Hobo[addsig]
910
Qualsiasi indicazione di questo tipo é utile, hobo...Grazie della notiziaCiao[addsig]
Riprendendo questa discussione sepolta da un pezzo, mi piace notare e far notare come ci siano alcune somiglianze, per quanto riguarda la parte finale (delle versioni oggidì conosciute) tra quella che oggi chiamiamo arbitrariamente "Lu rusciu de lu mare" ed un canto che io, con la stessa arbitrarietà , chiamo "Scibbe a mmà©re", cantatami dai miei nonni residenti in quel di Cisternino.
I scibb a mmà©re pਠtruà n anguilla e larilulà
Cali lu braccie e trove na figliola
Me misi a pronunciare parole d amore e larilulà
Idda responne so peccenna angora.
Ce sì peccenna angora te manne alla scola e larilulà
Te fazze arricamà buttuni d ore.
Ce no buttuni d ore buttuni d argente e larilulà
Na scì mannanne a mਠperdi lu tiembe.
Perdi lu tiembe e pierde li pedà¨te e larilulà
Na scì mannanne a mਠsu maretà©te.
Ce tu sì maretà©te ì me ‘nzure e larilulà
E tu porti na palma e ì nu fiure.
E ì porte nu fiure e tu na palma e larilulà
La figghia de lu rਠse ‘ndà alla Spagna.
Idda se ndà ‘lla spagna e ì ‘n Turchia e larilulà
La figghia de llu rਠla zita mia.
Ho chiamato i titoli "arbitrari" perchਠnon credo che il canto da cui discende l'attuale "Rusciu de lu mare" anche in passato fosse conosciuto come tale. L'osservazione ਠalquanto banale, ma ogni tanto conviene ricordarcelo, visto che siamo ancora ben avvezzi a chiamare inisiemi di stornelli improvvisati con titoli evocativi ed ormai entrati nello stereotipo come "Pizzicarella", "Sale", "Donna de coppe" ecc ecc.
Infine non escuderei in assoluto la derivazione di questo canto da un canto più o meno lungo del '500. Consideriamo che la maggiorparte dei modi di cantare i nostri testi tradizionali, soprattutto quelli a tarantella, derivano grossomodo da antiche forme poetiche popolari e dialettali diffuse proprio in quell'epoca. Pensiamo allo strambotto ed al sonetto in endecasillabo...che trattavano soprattutto d'amore.
Sembrerebbe invece uscire questo canto dal poema epico vero e proprio, dato che ਠcantato in prima persona e racconta vicende e sentimenti personali piuttosto che la memoria comune di un popolo, che invece caratterizza il poema epico (che spesso era cantato).
I scibb a mmà©re pਠtruà n anguilla e larilulà
Cali lu braccie e trove na figliola
Me misi a pronunciare parole d amore e larilulà
Idda responne so peccenna angora.
Ce sì peccenna angora te manne alla scola e larilulà
Te fazze arricamà buttuni d ore.
Ce no buttuni d ore buttuni d argente e larilulà
Na scì mannanne a mਠperdi lu tiembe.
Perdi lu tiembe e pierde li pedà¨te e larilulà
Na scì mannanne a mਠsu maretà©te.
Ce tu sì maretà©te ì me ‘nzure e larilulà
E tu porti na palma e ì nu fiure.
E ì porte nu fiure e tu na palma e larilulà
La figghia de lu rਠse ‘ndà alla Spagna.
Idda se ndà ‘lla spagna e ì ‘n Turchia e larilulà
La figghia de llu rਠla zita mia.
Ho chiamato i titoli "arbitrari" perchਠnon credo che il canto da cui discende l'attuale "Rusciu de lu mare" anche in passato fosse conosciuto come tale. L'osservazione ਠalquanto banale, ma ogni tanto conviene ricordarcelo, visto che siamo ancora ben avvezzi a chiamare inisiemi di stornelli improvvisati con titoli evocativi ed ormai entrati nello stereotipo come "Pizzicarella", "Sale", "Donna de coppe" ecc ecc.
Infine non escuderei in assoluto la derivazione di questo canto da un canto più o meno lungo del '500. Consideriamo che la maggiorparte dei modi di cantare i nostri testi tradizionali, soprattutto quelli a tarantella, derivano grossomodo da antiche forme poetiche popolari e dialettali diffuse proprio in quell'epoca. Pensiamo allo strambotto ed al sonetto in endecasillabo...che trattavano soprattutto d'amore.
Sembrerebbe invece uscire questo canto dal poema epico vero e proprio, dato che ਠcantato in prima persona e racconta vicende e sentimenti personali piuttosto che la memoria comune di un popolo, che invece caratterizza il poema epico (che spesso era cantato).
Re: informazioni su
Ueilà.
Girando su pizzicata nel tentativo di farlo "abbuvisciare", mi trovo d'accordo con Giannino, anche perchè il brano che la bestiaccia murgiana per eccellenza cita e che lui e il fratello suonano egregiamente sull'organetto, l'hanno suonato varie volte quest'estate in quel di Cisternino, fra una stamburellata di Mario Salvi e un gregge di bambini che zompettavano tutto intorno a noi nelle piazzette di Cisternino.
Cito da un libro, "Poesia e tradizioni popolari a Martina Franca e nella Murgia dei trulli", a cura di Angelo Marinò, Edizioni Pugliesi, 2005, un frammento di un contrasto d'amore in dialetto martinese che si riassomiglia a detto canto, trascritto da Saverio La Sorsa nelle sue opere e pubblicato in detto libro:
Lui: "Ca ce peccénne sé, te manne 'a miestre,
te fazze arrecamà buttone d'ore".
Lei: "Ma cià buttone d'ore e buttone d'arginte,
na scé mannanne chié, ca pirde u timbe".
Lui: "Ma jegghie pierde u timbe e le peréte.
Na scè mannanne chié, ca m'ì mardete".
Interessante l'ipotesi di Giannino e di altri che sia parte di un canto più antico e più articolato.
Damy
Girando su pizzicata nel tentativo di farlo "abbuvisciare", mi trovo d'accordo con Giannino, anche perchè il brano che la bestiaccia murgiana per eccellenza cita e che lui e il fratello suonano egregiamente sull'organetto, l'hanno suonato varie volte quest'estate in quel di Cisternino, fra una stamburellata di Mario Salvi e un gregge di bambini che zompettavano tutto intorno a noi nelle piazzette di Cisternino.
Cito da un libro, "Poesia e tradizioni popolari a Martina Franca e nella Murgia dei trulli", a cura di Angelo Marinò, Edizioni Pugliesi, 2005, un frammento di un contrasto d'amore in dialetto martinese che si riassomiglia a detto canto, trascritto da Saverio La Sorsa nelle sue opere e pubblicato in detto libro:
Lui: "Ca ce peccénne sé, te manne 'a miestre,
te fazze arrecamà buttone d'ore".
Lei: "Ma cià buttone d'ore e buttone d'arginte,
na scé mannanne chié, ca pirde u timbe".
Lui: "Ma jegghie pierde u timbe e le peréte.
Na scè mannanne chié, ca m'ì mardete".
Interessante l'ipotesi di Giannino e di altri che sia parte di un canto più antico e più articolato.
Damy