Influenze esterne sul repertorio del canto NEL Salento

strazzapercall
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Messaggio da strazzapercall »

tempo fa sono andato a rompere le scatole a qualche anziano del luogo,
uno tra le altre cose mi cantò degli stornelli romani,mi disse che all'epoca alle feste di paese si vendevano questi foglietti e dovevano andare a ruba visto che sono in molti ad avermela detta sta cosa,su questi giornalini c'erano le parole di canti popolari di altre zone,tipo "chitarra romana",tuppe tuppe allu pertone,lo spazzacamino...questi giornali suggerivano anche nuovi canti da inserire su queste melodie.
Di foglietti questa persona non ne aveva più,ma aveva un libricino conservato dai tempi del militare con canti alpini,oltre a quelli già  menzionati
Arthas
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Messaggio da Arthas »

Per Liolà :
la canzone di Rosina io invece l'ho ascoltata così, ovvero un po' in italiano un po' in dialetto nostrano:

La mamma di Rusina era gelosa
bim bom bam tira la coda che cosa mi dai
Rosina dammelo dammelo
nemmeno all'acqua sola, nemmeno all'acqua sola
nemeno all'acqua sola la mannava
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Ialma
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Messaggio da Ialma »

De La Mamma Di Rosina si dice che sia addirittura di origine medievale (come Donna Lombarda del resto)
Altro brano che risulta "degli alpini", ma anche del folklore lombardo, ਠTuppi Tuppi La Porticella (titolo originale Picchia Picchia La Porticella)
Che viene riportato, insieme a Fior Di Tomba ed al Bella Ciao versione delle mondine, come la base della versione attuale di Bella Ciao.

http://www.anarca-bolo.ch/cdr/index.php ... ZncGFnPTA=

Altro brano diffusissimo ਠIl Cacciatore Nel Bosco
spasulata79
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Re: Influenze esterne sul repertorio del canto NEL Salento

Messaggio da spasulata79 »

[quote:3cfad35f1e="Ialma"]L altra sera in occasione di una serata fra amici finita a canti alla stisa (e colgo l occasione per salutare caramente tutti i presenti :-) ) mi ਠvenuta fuori una domanda che nessuno si ਠmai posto, almeno su questo forum.
[/quote:3cfad35f1e]

in quella bella serata per esempio abbiamo discusso anche riguardo questo canto che mia nonna mi ha insegnato:

Don Corrado ste a Neviano che sa bene confessare bella ti dò
Biondina bella ti dò bella ti dò bacino d'amor

Se ਠvecchietta portatela via dannazione dell'anima mia bella ti dò
Biondina bella ti dò bella ti dò bacino d'amor

Se ਠzitella fatela avanti io confesso tutti quanti bella ti dò
Biondina bella ti dò bella ti dò bacino d'amor

Con la mano la toccava con la bocca la baciava bella ti dò
Biondina bella ti dò bella ti dò bacino d'amor


Ialma aveva notato somiglianze credo nella melodia e un pò nel testo del ritornello immagino, con un canto toscano (non ricordo quale....a te la parola...)

Detto questo sicuramente il militare e la guerra hanno fatto molto, per esempio mia nonna aveva il fratello in marina imbarcato durante la Guerra e in seguito ad un incidente ਠstato portato all'ospedale militare di Napoli. Al rientro le cantava alcuni canti sentiti lì (per esempio la mujera che poi ho scoperto essere cantata e non so se scritta da Murolo). Il sospetto che ho ਠche quando si sentiva un canto non sempre si imparava il testo come l'originale magari nel dialetto specifico di una regione diversa da quella di appartenenza e così si possono trovare canti simili con testi leggermente diversi, non credo che in toscana esista un'altro Neviano per esempio.
Ma questo forse ਠun pò più difficile da ricostruire...e sicuramente c'ਠchi ne sa molte più di me.

Saluti

loredana
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Ialma
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Messaggio da Ialma »

Canto satirico - burlesco, vivo documento della vita di paese, dove agli atteggiamenti del curato viene prestata particolare attenzione. Il testo proviene dalla valle dell'Albegna in Maremma

Bella ti do'

Signor curato, c'ਠqui una vecchia
bella ti do', bella ti do', bella ti do'.....
signor curato, c'ਠqui una vecchia che si vuole confessare, bella ti do'.....
Rosina bella, ti do un bacin d'amor, ti do un bacin d'amor

Se c'ਠuna vecchia mandala via
bella ti do', bella ti do', bella ti do'......
Se c'ਠuna vecchia mandala via, dannazione dell'anima mia bella ti do'.....
Rosina bella, ti do un bacin d'amor, ti do un bacin d'amor

Signor curato, c'ਠqui una sposa
bella ti do', bella ti do', bella ti do'......
Signor curato, c'ਠqui una sposa, si vorrebbe confessare, bella ti do'...
Rosina bella, ti do un bacin d'amor, ti do un bacin d'amor

---------------------------------

E complimenti al nonno. Credo che ci sia un lavoro di ricostruzione del mancante e di adattamento del testo, come si diceva nel post precedente, a dialetto e costumi locali.
Visto che ovviamente imparare a memoria ha questi limiti :-)
march
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Messaggio da march »

Io conosco un'altra versione del tema, certo molto meno velata delle due postate qui sopra.

L'ho ascoltata durante una delle mie ricerche sul campo: avrò avuto 12/13 anni, notte di san lorenzo, sulla spiaggia a fare un falò, si era tutti un po' ubriachi e quelcuno iniziò a cantare una canzone un po' spinta:


Co sta pioggia e co sto vento
chi ਠche bussa al mio convento?
Zum pamparapa zum pamparapa
zum pamparapa zum

C'ਠna povera vecchierella
che si vole confessare

Mannatala via mannatala via
ਠla disperazione dell'anima mia

Co sta pioggia e co sto vento
chi ਠche bussa al mio convento?

C'ਠna bella ragazzetta
che se vole confessare

Mannatala qua mannatala qua
che la voglio confessà 

Incomincia la confessione
pija in mano sto cordone

Fija mia fate l'amore?
Padre sì ma con onore

V'ha toccato mai 'l petto?
Padre sì ma con rispetto

V'ha toccato mai la panza?
Padre sì ma con creanza

V'ha toccato mai la fregna?
Padre sì ma l'era degna!

È finita la confessione
pija e bacia sto cordone

Nun so' cieca e nun so' orba
questa ਠciccia e nun ਠcorda.

%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%


Chiaro il tema ਠmolto diffuso, la storia del cordone l'hanno cantata anche gli E Zezi nella canzone O munaciello, ed anche nel Salento esistono varie versioni della storia del monaco cappuccino, fra cui quanto cantato da Aramirਠin sta strada o la registrazione appena pubblicata in Cicale (ed Kurumuni a cura di L. Lezzi)

Spero che la versione romanaccia postata non vi abbia offeso...


ciao
march
nachiru
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Messaggio da nachiru »

offeso seee! comun que sono daccordo sia con loredana che con francesco!!!
Liolà
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Messaggio da Liolà »

Non so se scivoliamo di nuovo nell'OT,ma riguardo a "monaci" nelle canzoni a doppio senso,il signor malacarne ne dovrebbe saper qualcosa...
Vero?
E' una sua specialità  ormai,durante i nostri incontri canterecci...

"Lu monacu si lio' la tunica....
Uhhh.....che paura me vinne!
E fuciti fuciti fimmine,scia' chiamati mamma..."

Continua tu Riccardo...
PINOC
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Messaggio da PINOC »

[quote:ff65ab243a="CarloTrono"]Nel libro "Il Salento Levantino" (a cura di S. Torsello e V. Santoro, Ed. Aramirà¨, http://www.aramire.it/edizioni/pag017.htm ) ਠraccontata attraverso le testimonianze dei protagonisti, la storia della coltivazione del tabacco nel Salento. In alcune testimonianze si parla di vere e proprie "migrazioni" di contadini salentini che si spostavano nella provincia di Taranto, in Lucania e addirittura in provincia di Viterbo (Civita Castellana, dove c'ਠuna vera e propria comunità  di persone originarie di Tricase) per coltivare il tabacco. I contadini salentini erano infatti specializzati in questa coltivazione, e i latifondisti delle altre regioni ospitavano nelle masserie i braccianti affidando ad ogni famiglia una parte della coltivazione da far crescere, raccogliere e seccare. Intere famiglie si spostavano vivendo stanzialmente da gennaio ad agosto-settembre presso queste masserie.

Da questo libro sono tratte alcune testimonianze che fanno parte dello spettacolo "Memorie della Terra", di Vincenzo Santoro con Anna Cinzia Villani, Maria Mazzotta, Enrico Noviello e Daniele Girasoli. A queste narrazioni si accompagnano dei canti collegati, e due in particolare costituiscono un ulteriore testimonianza di questa possibile causa di "fonti esterne nel repertorio salentino". Una fa

"La Cupa Cupa vene de Pasticcia,
azzate padrune e damme la salciccia"

che Anna Cinzia Villani ha ascoltato da sua nonna. In Lucania esiste il canto di questua che fa "La Cupa Cupa viene da Pisticci, alzati padrone e dammi la salciccia"...scusate l'italiano ma preferisco scrivere così che storpiare un dialetto che non conosco.
L'altro brano incluso nello spettacolo, cantata da Enrico Noviello e se non sbaglio tratto dai dischi dei Cantori dei Menamenamò (azz, non ricordo bene, Vincenzo aiutami) fa

"E lu sessantadoi e Ginosa me vinne chiamare,
e cu fazzu lu tabbaccu, cu me guadagnu qualche cosa...
...e quannu su rrivatu alla masseria Starnese
io rimasi spaventatu, era quantu nu paese..."

fra l'altro, nel 2005 ਠstato girato un film ambientato proprio nelle masserie del Tarantino dove i salentini andavano a coltivare il tabacco, e le più grosse ed importanti per la coltivazione del tabacco erano proprio a Ginosa.
http://www.prometeovideo.it/pdf/Fumo.pdf

In conclusione, ipotizzo (ਠsolo una mia ipotesi) che questo periodo molto lungo nel quale intere famiglie si spostavano per coltivare il tabacco praticamente per buona parte dell'anno, abbia costituito un importante momento di contatto con altri repertori tradizionali.[/quote:ff65ab243a]Ma nel territorio Tarantino quelli che venivano dalle parti di Lecce eranono tutti Zinghiri (zingari) i cosidetti Capuani, ma che cultura potevano avere?
CarloTrono
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Messaggio da CarloTrono »

primo, i zingari allevavano cavalli, e non facevano i contadini...
secondo, i "capuani" sono gli abitanti del capo di Leuca, ovvero chi abita da Acquarica del Capo in giù (in questa zona cambiano alcuni aspetti del dialetto in maniera marcata)

terzo.... Pinoc che stai cercando di dirci? Stai attento che in questo periodo ho il ban facile :evil:
Damiano
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Messaggio da Damiano »

Contribuisco anch'io. Il canto del monaco ਠdiffuso anche sulla Murgia, a Laterza ne sono state raccolte tre versioni presenti nel libro "D'acchessì se cande o pajise mije" di Raffaella Bongermino, 1985, Schena Editore, col titolo "L'amante confessore". Gli Uaragniaun di Altamura ne hanno fatto una bellissima versione scaricabile sul loro sito. Per quanto riguarda Martina Franca io a stento ne ho sentito gli ultimi versi da mia madre, che non ricorda altro, che fanno più o meno così:

"E' nato un bel bambino,
lo chiameremo Padre Cappuccino".

Comunque quella dell'amante confessore ਠuna canzone diffusissima, risalente al 1500, partita dalla Provenza e presente anche in Spagna, in Francia e nel Nord Italia. Un'altra versione martinese (però accidenti a chi l'ha raccolta, non ne ha trascritto la melodia!) fa così:

Tuppe tuppe rete alla puorte.
"Cià  diavule jਠstanuotte?"
"Sò na povera monachella,
cerche puoste pe alluggià ".

"Fegghia maje Marcuselle,
fà  trasਠla munachelle".
"Sò venute pe settarme,
sò venute pe sciucà ".

"Fegghia maje Marcuselle,
pegghie 'i carte 'a munachelle".
"No sò venuta pe sciucà ,
sò venuta pe' mangià ".

"Fegghia maje Marcuselle,
miette 'a tawule 'a munachelle".
"No sò venuta pe mangià ,
sò venuta pe me cucà ".

"Fegghia maje Marcuselle,
prepà¨re u lìtte a munachelle"
"Sò fatte nu vote a San Dunà¨te,
de na me cucà  p'i mardete;

sò fatte nu vote a Sanda Lucegghie
de me cucà  p'ì vacandegghie!"

A voi la palla!
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Ialma
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Messaggio da Ialma »

Damiano, mi sembra che si tratti di due canti (bella ti dò e lu monaco cunfessore) completamente differenti.
pizzicagnolo
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Messaggio da pizzicagnolo »

A proposito del motivo del monaco, in Campania, del canto seguente vi sono diverse versioni:

Figlia figlia và  jesce ‘o ballo,
mamma mamma nun pozzo ascì!
Figlia mia pecchਠpecch�
E ca nun pozzo accumparਠ!
Figlia figlia ma che te manca?
E a me me mancano li cazette
E ‘o monaco sentette e li cazette le facette!

Seguono strofe relative ad altri indumenti e oggetti (‘a vesticciola, o suttanino, e ricchine etc!) , finchਠarriviamo all'ultima strofa dove il monaco si rivela... malandrino :


"Figlia figlia ma che te manca?
E a me me manca ‘o coso bello..
E ‘o monaco sentette e ‘o coso bello nce mettette!."
Ultima modifica di pizzicagnolo il 31 agosto 2007, 17:49, modificato 1 volta in totale.
Arthas
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Messaggio da Arthas »

Ciao Damiano, come sottolinea Ialma si tratta di canti differenti.

"Bella ti do" io la conosco così:
-Signor curato, c'ਠuna vecchietta,
signor curato c'ਠuna vecchietta che si vuole confessare, bella ti do.
Biondina, biondina, bella ti do un bacino d'amor.-

Il canto che hai citato tu ricorda più che altro lo "schema" di un'infinità  di altri canti, tipo "mamma' lu zitu passa", ecc.

Il canto citato da Liolà , invece se ti ricordi, lo canta spesso Piero di Francavilla.

Infine, del canto citato da Pizzicagnolo, già  conosco due o tre versioni campane (una di Daniele Sepe e le altre non ricordo), ma c'ਠanche l'equivalente nostrano:
-Figghia figghia sciamu alli balli
mamma mamma non ci pozzu sci'-
Vale a dire "lu scozje" in "Tomma Tomme".
Ecc. ecc.
pizzicagnolo
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Iscritto il: 23 dicembre 2005, 15:10

Messaggio da pizzicagnolo »

[quote:7131f821d6="Arthas"]... del canto citato da Pizzicagnolo, già  conosco due o tre versioni campane (una di Daniele Sepe e le altre non ricordo), ...[/quote:7131f821d6]

Alcune altre sono: la versione cantata da 'E Zezi, un'altra presente nella Gatta Cenerentola, una terza l'ho sentita eseguita dalla Paranza dell'Agro Nocerino... Ciao!
Damiano
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Iscritto il: 10 novembre 2003, 22:10

Messaggio da Damiano »

E se "L'amante confessore" e "La finta monachella" discendessero dallo stesso modello, ovvero quello di un giovane che si veste da monaca per incontrare la fidanzata, che poi col tempo si ਠscisso in due storie differenti?
Damiano
Messaggi: 528
Iscritto il: 10 novembre 2003, 22:10

Messaggio da Damiano »

Dimenticavo: anche il gruppo di riproposta "'U munacidde" di Gravina in Puglia fa una sua versione de "L'amante confessore", ovviamente in dialetto gravinese.
marioFB
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Messaggio da marioFB »

Gli argomenti di questa discussione sono di notevole importanza, per le implicazioni che hanno nelle dinamiche che producono evoluzione nelle tradizioni musicali. I repertori musicali o coreutici sono cambiati sia per le modifiche nate in seno alle comunità  di appartenenza, sia per acquisizione e scambio con le comunità  esterne. La circolazione e lo scambio delle melodie del canto e dei testi (che talvolta hanno intrapreso percorsi indipendenti) dipendeva in passato dalla mobilità  degli esecutori. Questa mobilità , fino alla prima metà  del secolo scorso, dipendeva da spostamenti abituali (lavoro stagionale in agricoltura e pastorizia, partecipazione a feste, mercati, pellegrinaggi locali, scuola!) o da fattori eccezionali o inconsueti (guerre, invasioni, deportazioni, calamità , emigrazione, campagne di lavoro, leva militare, ricoveri ospedalieri, trasferimenti...), e potevano coinvolgere singoli oppure intere comunità .

Molte ipotesi credibili, per le quali diversi canti (come altre manifestazioni artistiche o tecnologiche) hanno avuto diffusione, sono state citate nei precedenti messaggi: i trasferimenti dei braccianti agricoli e dei pastori sono ben noti in molte regioni, e le guerre mondiali sono state anche degli efficacissimi mixer culturali. Interessanti dal nostro punto di vista sono stati alcuni vecchi mestieri, ormai scomparsi nella loro forma itinerante (arrotino, magliaro, spazzacamino!). Damiano ha giustamente citato la complessa ed antichissima categoria dei musici vaganti che, a cominciare dagli antichi trovatori, comprendeva fino a tempi a noi abbastanza vicini, vari personaggi quali cantastorie ed orbi, come pure persone legate a lavori stagionali che nei periodi d inattività  arrotondavano i magri bilanci familiari come suonatori itineranti. Abbastanza diffusi erano anche gli ambulanti con strumenti meccanici, come pianoforti su cui si potevano selezionare una serie di brani, o gli "organetti di Barberia" che impiegavano rulli cartacei forati a scorrimento (esiste anche un museo di questi strumenti). Molti cantastorie e personaggi affini non chiedevano un offerta a diretto compenso per la loro prestazione, ma offrivano in vendita fogli volanti con i testi dei canti eseguiti (che potevano essere popolari, d autore noto, o composizioni originali). A volte i foglietti volanti, chiamati ad esempio "pianeti della fortuna", colorati, erano oroscopi casuali (talvolta scelti da un pappagallino), colmi di auspici positivi.

Se consideriamo la possibilità  dei percorsi combinati (ad esempio il percorso di un bracciante agricolo che si somma a quello di un trasportatore, poi a quello di un commerciante, che va a fare il servizio militare, e via dicendo), possiamo intuire quale potenzialità  di spostamento hanno avuto i canti popolari, ma non dobbiamo dimenticare che la loro acquisizione o modifica non ਠun automatismo, ma un processo facoltativo, soggetto a filtri di vario tipo, per cui una comunità  o un artista popolare può acquisire degli elementi nuovi, ma tende anche a mantenere le proprie peculiarità  nell esecuzione. Da qui le modifiche che sono spesso associate a ogni passaggio.
Non so se riusciremo mai a compilare una geografia dei percorsi dei canti popolari come piacerebbe a march. Per qualche tratto si può fare, qualche principio di buon senso si può seguire: se una comunità  con dialetto in funzione possiede dei canti in italiano, questi possono essere stati acquisiti in periodi relativamente recenti, ma questo non vuol dire che i canti in italiano abbiano origine recente. Alcuni canti sono databili perchਠriferiti ad eventi storici; molti di questi sono associati alle due guerre mondiali, ed ਠovvia una trasmissione in ambito militare, che si trasferisce naturalmente in contesti familiari canterini e quindi anche alle donne. Ma anche i testi databili storicamente possono impiegare melodie preesistenti Forse, più che percorsi lineari, converrebbe considerare, per i canti, delle diffusioni ad albero, dove ogni nodo può rappresentare un evento di diffusione "esplosivo", multidirezionale, come il servizio militare.

Quello che troviamo ai giorni nostri nello studio comparativo dei canti popolari in aree geografiche differenti, ਠil risultato della storia antica e recente di percorsi e di incontri tra culture. Per molti secoli, le grandi vie di pellegrinaggio tra Roma, Gerusalemme e Santiago, sono state anche dei laboratori interculturali. Per lungo tempo ci sono state influenze reciproche tra le attività  musicali "colte", "di corte", e le musiche di differenti fasce popolari. Le ballate più antiche hanno avuto una notevole diffusione europea, ed oltre. Le analogie tra canti e testi di diversa provenienza riportate in questa discussione, sono solo uno spot locale su un fenomeno molto ampio, eppure i contributi pervenuti rendono bene l idea della varietà  delle versioni disponibili, quando si vogliono cercare. Sui frati confessori marpioni e sulle pesche dell anello potremmo produrre enciclopedie. Per lavorare bene in questo campo bisogna avere (in mancanza di un fantascientifico database consultabile) una vastissima esperienza e memoria sui canti popolari italiani, ma questa ਠuna competenza rara. Per questo motivo, nelle presentazioni e nei libretti di alcune antologie musicali salentine oggi in commercio, l aspetto comparativo ਠpiuttosto carente.

La velocità  di diffusione delle culture musicali si ਠmodificata profondamente nel tempo, in relazione al progresso dei mezzi di trasporto (treno, auto, aereo) e di informazione (radio, TV, dischi, nastri, internet). Quindi sono poco paragonabili, perchà© estremamente differenti, le dinamiche di circolazione ed evoluzione avvenute negli ultimi 60-80 anni con quelle dei secoli precedenti. Tuttavia, vediamo che oggi alcuni musicisti ritengono di operare qualsiasi modifica sui materiali tradizionali, considerando tali anche gli elaborati, con la scusa, a mio avviso piuttosto grezza e superficiale, che la musica tradizionale ha sempre subito incontri e cambiamenti (la stessa osservazione vale anche per la danza tradizionale).

Personalmente, ho via via incontrato al Sud, talvolta con sorpresa, buona parte dei canti che avevo naturalmente acquisito al Nord. Il disco di "Voci" ne ਠun esempio. Mio papà , milanese mai stato al Sud, canticchiava "La mamma di Rosina", che pure ho spesso sentito nelle osterie delle valli bresciane, fino ad ascoltarla poi da numerosi cantori salentini.

Un musicista molto esperto negli argomenti qui trattati si chiama Giordano Dell Armellina. I suoi concerti sono spesso delle interessantissime conferenze musicali in cui, con sorprendente sfoggio delle lingue più disparate, canta e racconta i percorsi antichi di testi e melodie delle ballate in Europa. Vedi:
http://www.bcmai.it/tlj/articolo.asp?IDArticolo=436
http://www.bcmai.it/tlj/articolo.asp?IDArticolo=451

Dal punto di vista dei materiali raccolti, certamente l Istituto Ernesto De Martino nel suo complesso e per opera dei vari ricercatori che vi hanno lavorato, possiede (in concomitanza anche l onere di conservare e preservare) un vasto patrimonio di documenti sonori raccolti su scala nazionale, contestualizzati socialmente. In questo ambito ਠfacile trovare eccellenti specialisti in merito alla diffusione e diversificazione dei canti popolari italiani.

Ciao
Mario
pizzicagnolo
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Messaggio da pizzicagnolo »

Grazie, Mario, per l'intervento, ma soprattutto per i due links: articoli incredibilmente interessanti! E quanti spunti per nuove riflessioni e discussioni!
Un solo piccolo esempio (ma qui andiamo OT, bisognerebbe aprire per ognuno di questi spunti un nuovo thread):
<Già  in Gran Bretagna ed Irlanda il cristianesimo aveva tuonato contro le pratiche pagane e, sebbene fosse riuscito a limitarne l'uso, non riuscì mai ad eliminarle completamente: le prove si trovano in maniera evidente proprio nelle ballate dove Gesù o il cristianesimo coesistono con le fate e gli elfi. Ma in America l'occasione per eliminare le residue sacche di paganesimo era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire e la censura puritana intervenne a proibire quelle ballate ove permanessero elementi magici o fece in modo che fossero uniformate al nuovo standard di vita. Naturalmente si purgarono tutte le ballate...>
E poi: il violino del diavolo, la proibizione del ballo, la libido distolta dalla sessualità  e canalizzata tutta nel far soldi... mammamia, grazie, Mario!
Damiano
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Messaggio da Damiano »

Benedica Mario che post istruttivo! A titolo di curiosità  vi dico che a Taranto vive ancora una vecchietta che tutti gli anni viene a Martina per la festa di San Martino (prima domenica di luglio) con l'organetto di Barberia, vendendo foglietti che fa scegliere a un pappagallino. Una sua foto sta nel libro "Puglia. Viaggio nelle tradizioni e nel folklore" di Raffaele Nigro, Adda editore. Io stesso poi ho fotografato una signora slava che girava per Via Duomo a Taranto vecchia col pappagallino e una scatola di bigliettini che vendeva qua e là , poi metterò la foto sul mio sito. Se volete sapere una storia interessante sugli organetti di Barberia andatevi a leggere "Taranto. Da un ponte all'altro" di Giacinto Peluso, Scorpione Editore, che ਠuna vera chicca sulla vita a Taranto negli anni Trenta, con pure foto d'epoca di questo famoso organetto di Barberia. Due anni fa venne a Martina per la "Ghironda" un signore di Torino con questo organetto e mi disse (oltre a conoscere la vecchietta di Taranto) che in tutta Italia di organetti di Barberia ne sono rimasti solo quattro (mah?).
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