Il trillo nel suono del tamburello

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Ciccio
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Messaggio da Ciccio »

Quando ho iniziato a suonare il tamburello, una delle cose che più mi affascinava guardando suonare i tamburellisti esperti, era il cosiddetto "trillo", ossia quel suono prodotto dallo sfregare di uno o più dita della mano sulla pelle dello strumento.Solo quando ho imparato mi sono accorto che in realtà  non é quella la cosa più difficile nel suonare questo strumento, quanto quella di saperla amalgamare alla terzina e soprattutto al ritmo del pezzo che si sta suonando.Ho notato inoltre, osservando gruppi ed amici al lavoro, che ognuno sviluppa col tempo un proprio modo di eseguire il trillo: c'é chi utilizza l'indice, il medio, chi il pollice, chi il palmo della mano, chi più dita insieme, per arrivare al video di Canaglia che ci da una lezione pratica dei vari modi di creare questo suono.Invito quindi alla discussione tutti quelli che sanno qualcosa a riguardo come la storia di questo suono, o meglio se si tratta di una tecnica tradizionale e se servisse a qualcosa nell'antichità , o se si tratta di una variante moderna frutto del professionismo ed utile ad alimentare gli assoli dei percussionisti e movimentare le performances.Inizio elencando le tecniche da me viste o suonate:- Con l'indice o il medio: si tratta di  sfregare il polpastrello sul bordo superiore del tamburello, tenendo il dito a 90° rispetto al palmo della mano e descrivendo un semicerchio a scendere sul bordo del tamburello. Così facendo si produce un suono creato dalla vibrazione dei sonagli grazie al rimbalzo della pelle sul dito stesso. Naturalmente i più bravi moltiplicano il suono all'infinito descrivendo cerchi interi e variando la direzione di scorrimento del dito.- Col pollice: alcuni amici sanno creare il trillo solo con il pollice...il movimento base é lo stesso, solo che qui al posto di scendere sull'orlo si sale dal basso verso l'alto. La differenza é che così non si diluisce il suono per una lunga durata, ma si riescono ad ottenere trilli più corti ma secchi, rumorosi.- Col Palmo: alcuni, come Giannone che ho osservato da vicino nella ronda di Bologna, creano con facilità  un trillo simile a quello fatto col pollice, ma adoperando il palmo della mano, la parte carnosa sotto il pollice. Il movimento é il seguente: subito dopo l'accento di terzina dato col pollice si fa aderire la parte interessata alla pelle, partendo dal basso-esterno e tirando la mano in alto verso sé e sfruttando il rimbalzo del tamburo provocato dall' accento precedente.La parola a voi.[addsig]
LUMAURIZIU
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702

Messaggio da LUMAURIZIU »

Confermo, nella mia qualità  di dilettante di tamburello assolutamente poco talentuoso, che il trillo risulta particolarmente affascinante per chi si avvicina le prime volte allo strumento.Ciò che affascina, secondo me, non é la tecnica esecutiva in sé (anche se quando vedi un tamburellista per la prima volta fare il trillo rimani sorpreso), ma proprio il piacevole senso di sospensione ed equilibrio che scaturisce ascoltando un corretto inserimento dei trilli - a tempo e con la giusta durata relativa  - in una certa trama ritmica.Vorrei richiamare l'attenzione sul fatto che i trilli si possono ottenere anche senza strisciare le dita sulla pelle, semplicemente ruotando avanti ed indietro ritmicamente, e con la giusta velocità , il polso che tiene il tamburello: con trilli di questo tipo, alternati o meno a colpi sulla pelle, si possono eseguire molto bene, tra l'altro, diversi tipi di "tarantelle", come per esempio quelle siciliane.L'uso appropriato dei trilli, comunque, é secondo me piuttosto difficile, ed é appannaggio naturale dei più bravi tamburellisti; se poi si vuole solo fare colpo  su qualche bella ragazza bolognese con l'orecchio poco allenato, allora non c'é problema: trillare "a bbuecchiu" é facilissimo persino per me.Saluti a tutti !!!!!  [addsig]
compà
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706

Messaggio da compà »

nelle marche ho visto usare un" trucchetto" per portare questo virtuosismo fino all'eccesso facendone quasi un modo di acconpagnare vero e proprio e non un inframezzamento del ritmo......bhe insomma spalmano un leggerissimo strato di resina sulla pelle del tamburello moltiplicando così l'attrito delle dita......volevo sapere se questa cosa risulta nuova solo a me o anche nel salento é una pratica non dico consueta, ma quanto meno conosciuta. [addsig]
Valerio
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Messaggio da Valerio »

Conosco almeno un paio di persone che non hanno bisogno di resine per portare all'eccesso questo virtuosismo...

Ma non si rovina la pelle del tamburo con questo "trucchetto"?

Un saluto...

PS a posteriori: Le due persone a cui mi sono riferito nel mess sono Alfio Antico e Carlo Canaglia, due tamburellisti a cui ho visto fare con i sonagli cose clamorose.
La domanda che ho posto é seria, ed é rivolta a chi avesse sperimentato lo stratagemma della resina.Questo messaggio é stato modificato da: Valerio, 13 Dic 2003 - 18:13 [addsig]
compà
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714

Messaggio da compà »

........e infatti io la resina sulla pelle del mio tamburello non ce la metterei mai!!!..........no a parte gli scherzi, ho suonato uno di questi tamburelli (di solito sono sempre molto piccoli), ed effettivamente lo sentivo meno elastico, però la pelle non era ne secca, ne appiccicosa, ne apparentemente rovinata. Il fatto é che l'eccesso di cui parlavo non riguardava la bravura, ma l'uso "quantitativo" del trillo che, in quel caso, oltre a far muovere i sonagli, produce un rumore continuo e ritmico sulla pelle che diventa un vero e proprio accompagnamento.........per intenderci sarebbe come il suono de "nu vurr vurr" come lo chiamiamo noi in Abruzzo, cioé il cupa cupa,accompagnato però dai piattini. Ma da quanto mi dici é un fenomeno locale.Alfio Antico l'ho visto suonare e ti do ragione![addsig]
Gianlu
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Messaggio da Gianlu »

sto rileggendo un po' di vecchi post...per cui in questi giorni che finalmente il lavoro darà  un po' di respiro, ci sarà  da parte mia la riesumazione di diverse discussioni....

volevo sapere se qualcuno può indicare un link o altra maniera per guardare il video di Canaglia citato all'inizio. Mi pare fosse già  stato chiesto...ma sarebbe interessante segnalare anche altri video presenti on line, tipo quelli forniti altrove dal compare Jones (www.andreapiccioni.com) o quelli non scaricabili di Colucci (http://www.ostuni.tv/Artisti/Pierangelo ... ilmati.htm)
Per i dilettanti come me, vale la pena ricordare che questi filmati possono portare fuori strada o scoraggiare, se si cerca di prenderli come modelli da "imitare"...é comunque utile osservare e capire quanto vasto sia il mondo dei tamburelli.

Se trovo un topic già  aperto inserisco lì e spero anche altri con me, altrimenti ne apro uno nuovo
zorro
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Messaggio da zorro »

Ciao Valerio, sto notando in questi ultimi tempi che il tamburello sta diventando sempre di più strumento di studio, meno male! é segno buono.
A proposito della " Pece " o " Colofonia ", secondo me non é un'invenzione moderna, la tecnica di grippaggio é usata da tempi antichissimi, magari non solo per esclusivamente per i tamburi, ma l'effetto grippante é stato scoperto chissà  da quanti millenni. Comunque io personalmente la uso da circa 25 anni, mi da la possibilità  di raggiungere una grip di lavoro che mi piace, io addirittura ne uso una inveranale e una estiva, certo non é che senza non suono, però ad esempio l'altra settimana abbiamo fatto un concerto ed ho suonato circa 2 ore e quaranta e quasi sempre con lo stesso tamburo, brani veloci e tanto sudore, in questo caso la famosa pece aiuta tanto, ma oltretutto fa bene anche alla pelle se usata con altri componenti (trucchetti ). Però bisogna fare distinzione secondo me per chi suona con la protezione sulla mano o no, per il semplice motivo che aumentando la grip sulla pelle del tamburo, si corre il rischio di anticipare lo sbucciamento della pelle della mano. Usare la pece solo per fare riuscire il trillo mi sembra un pochino esagerato, ma se ci devi fare un " solo " all'Alfio Antico, glie ne devi mettere quanta ne mettono le ballerine sulle loro scarpine. Scherzi a parte, é bello parlare di tecnica aplicata sul tamburo e spero che il discorso si allarghi. Certo chi non é padrone di una grande tecnica non é che la pece gli rimette a posto tutto, ma averla in considerazione aiuta. Mostri come Alfio fanno cose clamorose con o senza pece, magari ne sfruttano la particolarità  per accomodarne qualche tecnica, ma allora di " Louis Agudo " che bisogna dire, io mi ricordo circa 27 anni fa lo vidi fare un pezzo con un tamburello, ne rimase sbalordito anche Alfio Antico, altro che péce!
Buon Natale a tutti
Gianni
raheli
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Messaggio da raheli »

domanda.
Ma il trillo é tradizionale?
secundo
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Messaggio da secundo »

Secondo me no. Gli é venuto in mente a qualcuno che non sapeva cosa fare.
raheli
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Messaggio da raheli »

ah, ecco!
Concordo.
zorro
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Iscritto il: 5 settembre 2004, 15:39

Messaggio da zorro »

Io la prima volta che l'ho visto fare, circa 29 anni fà , lo vidi fare dalla bisnonna di un mio caro amico che ci spiegava la tecnica del saltarello. Olga a quei tempi aveva già  oltrepassato la Novantina.
Raheli tu che pensi?
Era una tradizionalista o uo personaggio da riproposta?
Ciao, Ari Buon Anno
raheli
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Messaggio da raheli »

Caro Zorro, e cari tutti.
Come al solito ho sottinteso che io mi riferisco alla pizzica salentina, o meglio ancora a quella del salento centrale.
Per quanto ho potuto vedere io i trilli i suonatori anziani non li fanno o meglio non li facevano. Poi se li fanno adesso, magari li hanno imparati dai giovani, visto che pure gli anziani non sono macchinette ma esseri umani pensanti e quindi "imparanti".
Il fatto che gli anziani di altre zone e altre tradizioni li facessero 10.000 anni fa, continua a non riferirsi alla pizzica salentina.
Detto questo, non sto prendendo posizione nà© sul fatto che si debba farli nà© sul fatto che non si debba farli.
Siccome un trillo sul tamburello o la sua mancanza non sono reati nessuno dei due, chi vuole li fa e chi non vuole no.
Io, tuttavia, ho la curiosità  di capire se, nella pizzica salentina si facessero o no, prima.
Anche la mia curiosità  non é un reato, no?
samnispentrorum
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Messaggio da samnispentrorum »

Raheli, come sempre, pone il problema dal giusto punto di vista: filologico.

In fondo significa capire se uno strumento viene imparato per suonare qualsiasi cosa in qualunque modo...
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