La taranta è viva e non è morta

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Ialma
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Messaggio da Ialma »

Tantissime persone chiudono mail, messaggi, con il messaggio "la taranta é viva e nun é morta".Avevo già  chiesto in altri luoghi (senza risposte).Vorrei sapere cosa intende esattamente chi usa questo messaggio.GrazieQuesto messaggio é stato modificato da: Ialma, 23 Feb 2004 - 18:55 [addsig]
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pizzicarella
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Messaggio da pizzicarella »

Ecco sì, bravo, piacerebbe molto anche a me capire cosa intendono con questa frase e in modo particolare perché la usano alla fine di un messaggio. Non mi sembra pero' che gli utilizzatori siamo molto propensi a fornire spiegazioni.....Approfitto dell'occasione per farti i miei complimenti per la descrizione che hai fatto delle varie specie e sottospecie di pizzicati. E' assolutamente esilarante! Invito tutti ad andare a leggerla. Baci pizzicati.Lucia Pizzicarella[addsig]
giannino
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Messaggio da giannino »

Ialma tu fai la domanda pur conoscendo benissimo la risposta : é chiaro che si tratta di una frase che va di moda, che é stata fin troppo sfruttata e di cui si é molto abusato, a partire dai cantanti stessi, fino a farla diventare direi banale.E', secondo me, uno di quegli appigli ai quali si aggrappano quelli che accostano questo genere di musica per la prima volta, e che saldano indissolubilmente la musica "pizzica" al grande e potente mito della "Taranta", che c'é ancora, é viva, fa ballare, suonare e cantare.Io la vedo così.[addsig]
Giovanni Semeraro
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Ialma
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Messaggio da Ialma »

Lucia, grazie per i complimenti.Giannino, la domanda me la faccio da tempo ed ho qualche idea in merito.Grazie per la tua risposta, ma vorrei che mi rispondessero gli interessati, o anche tutti quelli che su questo sito hanno un nick che inizia con "Pizzic*" o "Tarant*" Oppure chiunque abbia una sua personale idea in merito.Grazie[addsig]
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ramonn
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Messaggio da ramonn »

Pensa che i primi a dover dare una spiegazione siano coloro che usano questa frase.Perché penso che i significati attribuibili a quella frase siano svariati e dipendano dal contesto in cui viene inserita,  di conseguenza se la frase é lanciata lì staccata da tutto il resto non é facile capire il perché del suo utilizzo.Io posso fare solo delle ipotesi sull'utilizzo di questa frase:1) é il pezzo di una delle strofe più conosciute di pizzica, piace e viene lanciata lì in chiusura. un po' come se scrivessero "io vagabondo..." oppure "volare, oh oh.."2) vedi ipotesi fatta da Giannino3) viene utilizzata per indicare lo stato di vitalità  di quello che viene chiamato "movimento" della pizzica.4) la taranta morde ancora, solo che il rito di cura é cambiato5)....Ogniuno poi dia l'interpretazione che vuole.A me non da fastidio che la usino.A ialma io invece vorrei chiedere perché hai usato una frase in inglese?DI chi é? Da dove l'hai presa?[addsig]
stefano
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Messaggio da stefano »

non ho nickname che iniziano con "pizz" o "tar", ma, se pure li avessi, ti risponderei come ha già  fatto giannino.
né più, né meno.
saluti.Questo messaggio é stato modificato da: stefano, 26 Feb 2004 - 08:58 [addsig]
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Ialma
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Messaggio da Ialma »

Manco a me da fastidio, posto che chi la usi abbia una ragione per farlo.E' da molto tempo che mi interrogo sul successo di massa del fenomeno pizzica, e spesso mi chiedo perché abbia fatto colpo su tutta questa gente, salentini in primis e resto del mondo in secundis.Gente che pur venendo da culture che con il Salento non hanno nulla a che fare si innamorano perdutamente al punto da comprare un tamburello ed iniziare a suonare.E' moda, interesse, affascino?Per questo vorrei che qualcuno dei quasi 600 iscritti di questa community mi desse il suo punto di vista sull'argomento.A mio avviso é una questione molto molto interessante che meriterebbe di essere approfondita.Per Ramonn : le parole sono una frase da Take The Power Back dei RAGE AGAINST THE MACHINE (dal primo album) e le trovo straordinariamente adeguate alla situazione attuale delle cose. Per gli altri che avevano chiesto : la "analisi sociologica " delle categorie di pizzicati é su www.ialma.splinder.it (i commenti sono benvenuti, grazie)[addsig]
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svincen
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Messaggio da svincen »

Io non ben capito se Francesco dice queste cose in senso "ironico polemico" o se dice sul serio.

Supporrò che le dica sul serio, e proverò a fare alcune considerazioni.

Effettivamente la questione del "successo della pizzica" é estremamente complessa, perchà© dipende da vari fattori, legati fra loro.

Ci sono infatti in opera quelli che si possono chiamare "fattori identitari": ballare la pizzica, battere il tamburello, partecipare alla festa sono comportamenti che individuano un'identità , un'appartenenza a un territorio, a una storia, a una comunità . Anche il livello degli "scazzi" su questo sito, intorno alla "contaminazione" e alla "purezza" della musica e ad altre cose altrettanto amene é probabilmente dato dal fatto che si discute non della musica di per sé, ma appunto di una componente fondamentale dell'"identità " degli appartenenti alla community (che sono un campione significativo del "movimento della pizzica"). Evidentemente esiste un "bisogno sociale diffuso" di legami identitari, a cui anche la pizzica, nel suo campo, fornisce risposte.

A volte poi questa "identità " viene vista anche in opposizione alla tendenza omologatrice dei costumi e dei gusti che sarebbe imposta dalla "globalizzazione", e quindi il discorso si carica anche di significati direttamente politici.

Inoltre il successo della pizzica si inserisce all'interno della "moda" dell'etnico (anche se su cosa sia una "moda" potremmo discutere a lungo) e in particolare della "world music", che da alcuni anni caratterizza il mercato musicale internazionale.

Infine su tutto questo agisce l'antico fascinoso "mito" del tarantismo, con la sua carica di esotismo e di "magia", molto in linea con alcune sensibilità  "post-moderne".

In questo quadro si colloca, a mio parere, l'uso di espressioni in cui compare il nome "taranta", "tarantismo" etc etc.

Se qualcuno avesse interesse ad approfondire l'argomento, mi permetto di segnalare un libro che abbiamo pubblicato pochi mesi fa io e Sergio Torsello, che contiene appunto una serie di saggi di studiosi e operatori culturali vari, che analizzano il "movimento della pizzica" dal punto di vista sociologico, storico, etnomusicologico, e così via. Il libro é pubblicato dalle edizioni Aramiré, e ha come titolo "Il ritmo meridiano. La pizzica e le identità  danzanti del Salento".

Di seguito inserisco alcuni stralci di due interventi contenuti nel libro, del sociologo Franco Cassano e dell'antropologa Clara Gallini, che possono essere interessanti per il tema del forum (perdonatemi se rubo troppo spazio!).

____________________________
Danzare contro la solitudine
Franco Cassano

Ci si chiede di correre e di competere, di lasciar cadere, come un inutile zavorra, tutti i legami. A lungo "tradizione" é stata una brutta parola, il predominio del passato sul presente, del gruppo sull individuo, una prigione da cui fuggire per salire, liberi e belli, sulla grande corrente del progresso universale.

(...) La tradizione non é solo un passato regressivo, perchà© in essa é invece possibile trovare risposte a bisogni attuali, idee di ricchezza diverse da quella dominante, consegnata nel puro accumulo privato di merci, nella salvezza solitaria dell individuo radicale. Essa offre, in altre parole, a uomini sbandati una storia condivisa, e ritorna a far apprezzare il vantaggio dei beni comuni, di una solidarietà  territoriale, allargando l idea di ricchezza. E allora che qualcuno inizia a suonare e danzare, perchà© é nella musica che si ritrova la memoria, una nuova memoria, che nasce da un bisogno del presente. Si scopre così che la tradizione é anche un idea di dignità  non vendibile all asta, che l orgoglio dell appartenenza non é solo una malattia che contrappone gli uomini, ma anche un rapporto di cura e di attenzione per luoghi che a lungo avevamo attraversato distrattamente, tutti chiusi nella solitudine della corsa.

(...) D altro canto questo ritorno della tradizione non é, come molti temono, la vittoria dalla nostalgia e della regressione, ma al contrario l occasione per un idea di libertà  più ricca e concreta, capace di affrontare le sfide della complessità . Questa idea di tradizione non stringe, ma allarga il nostro linguaggio, ci rende compiutamente uomini di confine. I livelli dell esperienza in questo modo si moltiplicano, intrecciando la dimensione globale a quella nazionale e locale. Chi conosce più lingue abita più mondi, ha un anima più larga, ha più parole da dire e più storie da raccontare. Una tradizione aperta é come un elastico, sembra un andare indietro, ma é solo un prendere la rincorsa, un rilanciare in un orbita planetaria le voci di una terra, scoprendo che esse giungono più lontano delle deboli imitazioni di storie nate altrove.
Quando parte la musica, quando uomini e donne incominciano a ballare, quando la nostra individuazione apre per un attimo i suoi cancelli dorati, quando ci si scopre dentro una comune appartenenza, quando un suono antico sembra varcare la stretta del tempo e lega le generazioni al di là  di tutte le differenze, quando ci si medica ballando insieme, quando si scopre che ci sono ricchezze esperibili soltanto insieme agli altri, solo sentendosi parte di una comunità , allora si elabora una risposta alla solitudine del cittadino globale. Di fronte al mondo della competizione, questo stringersi é una risposta che dice: cerchiamo di fare squadra, riscopriamo il valore aggiunto che può venire dalla cooperazione, perchà© senza questo bene comune per noi non c é futuro. Non siamo solo individui adulti e raziocinanti, impegnati a superarsi in una competizione infinita, ma anche figli di una stessa terra, abbiamo qualcosa che ci tiene insieme, abbiamo bisogno di curarci delle stesse malattie, di trovare nella mu-sica un farmaco comune.
Quel farmaco risponde al bisogno di un legame sociale, di un minimo di stabilità  e di presenza, avrebbe detto Ernesto de Martino. Solo se sapremo ridare spazio a questo bisogno, a questa "voglia di comunità " (Bauman), saremo stati capaci di evitare che la libertà  si rovesci in anomìa. Quella danza, che parte tenendo in un unico cerchio diverse generazioni, é questo bisogno di appartenere agli altri, di una "social catena" capace di medicare le nostre paure di fronte ad un mondo incontrollabile, che mette a rischio la nostra presenza.

(...) La pizzica non é un neocampanilismo regionale, ma una sorta di messaggio generale, essa cerca altre danze, anche quando sono nate altrove e sembrano non rassomigliarle. (...) Il tamtam nella pizzica manda messaggi e aspetta risposte di tamburi lontani, cerca il confronto, permette incontri, aiuta a tematizzare un bisogno che non é solo quello dei cento piccoli comuni del Salento, una rete che era tale anche prima ancora che la parola diventasse una moda, un paradigma involontario del nuovo rapporto tra locale e globale.

(...)


______________________
Intervista a Clara Gallini

Il revival del cosiddetto tarantismo dovrebbe essere analizzato comparativamente alle logiche formative di altri revival etnici che si vanno moltiplicando in sede mondiale. Ci sono, anche qui, dei modelli generali - uno é quello del revival della tradizione - e il modello locale che si modella su quella che é la tradizione locale. Comparativamente emergono alcuni elementi nuovi.
Oggi la definizione di una propria appartenenza locale, storica – come può essere l appartenenza salentina - si opera attraverso il concorso di diversi soggetti sociali. Ci sono i giovani che ballano la pizzica, ma vicino ci sono i cosiddetti "intellettuali locali" che ne parlano, ne scrivono – quindi c é bisogno di molta affabulazione, e c é bisogno molto spesso di un testo cult antropologico di riferimento a determinati revival locali o a determinate attribuzioni di identità .

(...) Questo processo comporta il costruirsi di soggettività  molto spesso conflittuali, si creano gruppi che si combattono ferocemente schierandosi a favore o contro le interpretazioni contenute nei libri cult, perchà© vengono utilizzati come strumenti che hanno, oltre alla funzione conoscitiva propria di un libro, anche una forte funzione simbolica di assegnazione di identità , di assegnazione di appartenenza, di riconoscimento di identità  e appartenenza. Il libro dell antropologo é tanto importante oggi perchà© tutto quanto ha a che fare con i beni culturali, quindi con quanto si chiama "patrimonio", comporta dei problemi di gestione, che é una gestione sia culturale che economica, e questo ce lo insegna l eredità  di Griol come quella di de Martino e Lapassade. La musica e la danza diventano un patrimonio ed entrano in una logica di patrimonializzazione che può avere gli esiti più diversi, e che viene fuori con le varie industrie culturali, con le mostre, con i musei del folklore, con i festival, con il cinema, ma anche dai i rapporti con gli enti locali preposti.

(...) Il fenomeno nuovo é che diventano beni in un circuito socio-economico per la cui gestione é sempre più richiesto il contributo della parola parlata e del testo scritto, anche come strumenti d avallo simbolico della propria identità ; questo suscita forti passioni, per cui, come succede nel Salento, ci si scanna su questioni tipo "era ragno o non era ragno", "aveva ragione de Martino su questo particolare piuttosto che su quest altro", e attorno a questo si creano dibattiti infiniti, che hanno senso per chi entra in quest ordine di idee.Questo messaggio é stato modificato da: svincen, 27 Feb 2004 - 02:44 [addsig]
tzigana
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Messaggio da tzigana »

Caro Vincenzo!!! ma così distruggi uno dei miti del forum di pizzicata!!!Se non conoscessi bene Ialma probabilmente mi farei "impapucchiare" anch'io dalle sue parole (devo ammettere che le sa utilizzare molto bene)... Cmq, vorrei chiedere a Ialma secondo lui cosa significa "La taranta é viva e non é morta"?...e, sempre secondo te, Ialma, tu sei un Tatic Ubiquo, Martire o Professionista della pizzica che si stanca dopo 10 min.? ...e la sottospecie con papalina abbigliato etnico, nel tuo forum (http://www.ialma.splinder.it/) dove lo hai inserito che non l'ho trovato?e... ancora, di che forma sono i tuoi "sonagli"? Chiedo scusa se oso fare delle "questioni" all'attuale Re del forum", ma credo che bisognerebbe guardarsi dentro prima di giudicare i vari fattori dell'identità  di un'individuo...Firmato: Ballerina Esagitata Neotarantata Pissicata e Disadattata...........stateserenimanontroppo!Questo messaggio é stato modificato da: tzigana, 26 Feb 2004 - 17:02 [addsig]
stefano
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Messaggio da stefano »

Carlo, delucida circa il nome del sito![addsig]
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Ialma
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Messaggio da Ialma »

Cara Tiziana, grazie per le critiche costruttivissime e profondissime, alle quali mi riservo di risponderti e di discutere privatamente qualora ne dovessi sentire la necessità .
Peccato che questo forum non c'entri nulla con il mio sito; le prossime critiche ai suoi contenuti falle negli spazi appositi (i commenti del sito)
Che ne diresti invece per una volta di dire la tua sull'argomento trattato visti i tuoi moltissimi anni di militanza fra i musicisti di musica popolare ?
Una persona con la tua esperienza si sarà  fatta una idea precisa sull'argomento e vorrei che la condividessi con noi tutti.
Grazie in anticipo e stai serena, ma proprio tanto serena.


p.s. la categoria "con papalina abbigliato etnico" pensavo di metterla accanto a quella "pocahontas in salsa zingara" se a te sta bene [addsig]
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ramonn
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Messaggio da ramonn »

Beh Ialma visto che l'articolo del tuo sito lo hai pubblicizzato su questo forum forse le spiegazioni possono essere chieste, e tu se vuoi puoi anche darle in questo forum.E sicuramente puoi dire che cosa significa per te la frase "La tarante é viva e nun é morta".O ancora cosa pensi tu quando vedi la gente che utilizza quella frase.[addsig]
CarloTrono
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Messaggio da CarloTrono »

Salve a tutti,a parte alcune piccole beghe personali, che in quanto tali non dovrebbero occupare un canale pubblico, penso che questa sia una discussione interessante, portata su un livello più alto dalle importati citazioni di Vincenzo. Per quanto riguarda il nome di questo sito, Stefano, puoi trovare maggiori informazioni in questa pagina. Oltre a quello che troverai scritto, ti dico anche che ho scelto questo nome per rispondere alla necessità , propria di ogni sito internet, di avere un url facile da ricordare, ricollegabile immediatamente a qualcosa di noto a tutti (e in questo caso, al film di Winspeare)."La taranta é viva"...gli iscritti più "anziani" di questa community sicuramente ricorderanno che questa frase era presente anche nell'intestazione di questo sito. Ho già  dato una spiegazione su un altro forum del perché io ho usato questa scritta, e qui la ripeto a beneficio dei più pigri che non vogliono perdere tempo a cercare fra i vecchi messaggi del forum. Ho messo la scritta "la tarantola (addirittura, nemmeno la taranta, pensate un po') é viva" perché all'epoca in cui ho creato questo sito, nel giugno 2003, ero un filino più ignorante di adesso, e per questo ero anch'io preso dal simbolismo della taranta, che molti utilizzano come rappresentante della riproposta musicale. Dicendo "la taranta é viva" adesso immagino si voglia dire che la tradizione salentina, nonostante tutti i veleni dei giorni d'oggi, sopravvive e addirittura "pizzica" ancora oggi, appassionando tanta gente come se ancora circolasse nelle vene quel "veleno" che faceva danzare le tarantate.Dopo poco mi sono reso conto però che la Taranta non é un simbolo adatto per rappresentare il fenomeno della riproposta musicale, perché la Taranta porta con se fino ai giorni nostri un carico di dolore umano e di profonda povertà  che non va dimenticato, ma che niente ha a che fare con il divertimento, la gioia e, purtroppo, lo sfruttamento turistico e commerciale che caratterizzano il fenomeno della riproposta. La scritta é rimasta li perché, che ci crediate o no, non c'ho più fatto caso da tempo, e mi sono sempre dimenticato di toglierla. Ora l'ho tolta.[addsig]
pisa l'oru, pisa lu chiummu, pisa cchiu l'onore de tuttu lu munnu !
pizzicarella
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Messaggio da pizzicarella »

Io invece vorrei sapere una cosa e cioé: come mai tutto quello che riguarda la pizzica conduce a polemiche infinite? La mia esperienza in questo campo é stata la seguente: sono rimasta folgorata in una piazza salentina da questa danza stupenda che mi ha rimbombato nella testa e nel cuore per giorni e giorni (ed anche notti). Non ho avuto pace finché non ho trovato qualcuno che mi insegnasse a ballarla. Per circa un anno non ho avuto quasi nessun altro pensiero che la pizzica, ballarla, vederla ballare, cantarla, sentirla cantare. Praticamente un'ossessione! adesso mi sono leggermente ridimensionata anche se é una delle cose che più amo al mondo. Pur prendendomi così tanto, sia fisicamente che mentalmente, non mi passa però neanche per la testa di iniziare discussioni e polemiche su ogni cosa che la riguarda. La pizzica é meglio impararla in un corso o nelle piazze? boh, a me l'hanno insegnata ad un corso. Il raduno di Pizzicata é stato un successo o una catastrofe? a me é piaciuto molto: ho potuto ballare tutta la sera. Qualcuno al fondo dei propri messaggi scrive un pezzo di canzone. E va be', pazienza. E via di questo passo.Voglio dire: non é che per caso si sta esagerando, ingigantendo degli aspetti che poco hanno a che fare con quello che il ballo in generale e la pizzica in particolare dovrebbe rappresentare? Si tratta pur sempre di divertimento..... o sbaglio? Pizzicarella Questo messaggio é stato modificato da: pizzicarella, 27 Feb 2004 - 09:50 [addsig]
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Ialma
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Messaggio da Ialma »

A mio avviso é tipo la firma degli appartenenti al "club del ragno" gente che ha deciso di diversificare i propri gusti musicali ed é andata a cercarsi qualcosa di etnico ed affascinante. Il ragno, il ballo, la ronda. La pizzica ha tutto questo ed altro ancora (incluso il fatto che la sua area elettiva sia un posto meraviglioso per andarci a fare le vacanze estive).
Non la musica tradizionale, beninteso, perché la maggior parte degli ascoltatori medi di pizzica, a sentire qualcosa di veramente tradizionale si annoia da morire.
Chi usa quella firma é qualcuno che del tarantismo, magari in buona fede, ho solo delle vaghissime conoscenze.
Spesso sa solo che é qualcosa che serve a far ballare ed a suonare.
L'idea che magari ci sia dietro un substrato di sofferenze indicibili, e che ogni "rimorso" significasse altro dolore, altre spese, altre miserie, non li sfiora minimamente.
La maggior parte dei neotarantati o santupaulisti o piSSicati che dir si voglia, vive la musica di tradizione come un gigantesco Karaoke da accendere in piazze, case e locali ed al quale tutti possono partecipare e sentirsi "parte di un qualcosa", ballando, cantando due ritornelli ,suonando un tamburello.
Questo anche perché la pizzica permette di "esprimersi" molto rapidamente. Rispetto ad altri strumenti tradizionali (ed anche ad altri stili di tamburello), imparare a suonare il tamburello in stile "neosalentino" é una cavolata. Ballare (male) la pizzica anche. Di solito basta fare un corso da 4 o 5 lezioni o solo guardare gli amici ballare per iniziare a farlo.
E' una tradizione sacrificata sull'altare del "divertimento" a tutti i costi, del mercato di tamburelli, di cd di dubbi gruppi di riproposta, concerti e del turismo estivo.
Ed a parte alcuni rarissimi esempi, fra i quali tu, Ramonn, che fai ricerca fra gli anziani (e meriti molto rispetto per questo), quanta gente si pone il problema di cercare i fili di una storia che leghi la musica tradizionale dal passato a quella di oggi e quanta si accontenta di quello che viene loro venduto in pratica confezione "apri e danza" ?
Posto che ognuno é libero di fare quello che gli pare e piace, anche di vestirsi da taranta, io mi auguro sempre che qualcuno si chieda veramente cosa significhi la frase che dice , al posto di recitarla a pappagallo come se fosse un mantra solo perché gli amici lo fanno.
E se continuo a scriverne é perché spero che per qualcuno "la taranta é viva e non é morta" diventi un punto di partenza per scoprire qualcosa di molto più profondo sulla cultura popolare e non resti solo un triste punto di arrivo.[addsig]
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(tradizionale, Matteo Salvatore)
hobo
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Messaggio da hobo »

Sono copletamente d'accordo con Ialma.Aggiungerei solo che, se é pur vero che dietro il tarantismo c'erano miseria e sofferenza, é anche vero che la terapia connessa rappresentava una presa in carico del problema di un disagio individuale da parte della società  circostante. Un fatto secondo me molto rilevante e raro. In altri luoghi le forme di disagio (e in particolare quello mentale) venivano e tuttora vengono emarginate, represse, isolate, nascoste. Il tarantismo era invece un fenomeno accettato; tutta la comunità  partecipava a prendersi cura di una persona, rinsaldando un vincolo sociale che teneva insieme anche i soggetti più deboli. Una "pericolosa" forma di solidarietà  che fu infatti osteggiata in tutti i modi dai poteri forti, fino a farla percepire come una vergogna.Credo che in questo senso, la frase in questione possa ancora esprimere la speranza di ricostruire  un tessuto sociale fatto di relazioni vere e non di grandi fratelli. O almeno questo é il motivo del mio interesse per la pizzica.[addsig]
Pino
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979

Messaggio da Pino »

Secondo me é solo una frase che va molto di moda fra alcuni neotarantati,che per mettersi in mostra usano frasi senza sapere neanche il significato.Vorrei aggiungere che é ora di smetterla con queste frasi dedicate al tarantismo.fenomeno ormai appartenente al passato e che ci ha lasciato un dolce ricordo:la musica che io personalmente oggi ballo con gioia e passione.[addsig]
CarloTrono
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Messaggio da CarloTrono »

Stiamo attenti quando diciamo certe cose. Quando Pino ha detto che il tarantismo é un "fenomeno ormai appartenente al passato e che ci ha lasciato un dolce ricordo:la musica che io personalmente oggi ballo con gioia e passione" sicuramente NON intedeva dire che la pizzica, ballata oggi nelle piazze, nasce dal Tarantismo. Però, siccome la frase non é molto chiara, e siccome questo sito é visitato anche da molte persone che si sono avvicinate da pochissimo alle tematiche trattate, allora é meglio essere chiari.

La pizzica NON nasce da (e per) il Tarantismo. E' vero che alcune tipologie di pizziche (molto diverse dalle attuali) venivano utilizzate per "scazzicare" le tarantate e guarirle attraverso il ballo dal loro male, ma la pizzica faceva parte del repertorio musicale tradizionale INDIPENDENTEMENTE dal Tarantismo, tant'é vero che veniva suonata in alcune festività  religiose (es. San Rocco) e private (es. matrimoni). Quindi la pizzica che sentiamo adesso, indubbiamente molto diversa da quella suonata allora, deriva al massimo da quest'altro utilizzo, più gioioso, e non da quello doloroso del Tarantismo, e quindi per tali motivi non può essere considerata un "dolce ricordo" del Tarantismo.

Sicuramente il Tarantismo deve essere ricordato e ancora studiato e capito, ma bisogna capire bene che non c'é nessuna relazione fra la pizzica ballata oggi e la "Taranta", se non il "richiamo" fatto in alcune delle strofe più conosciute. [addsig]
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