Gli accenti suonando il tamburello

pjolino
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Messaggio da pjolino »

Ciao e complimenti per la "bella domanda".. in effetti anch'io ho notato questa differenza nel battere dell'accento sulla pelle.. e tra l'altro ho visto che questa é una caratteristica dei tamburellisti più anziani (Uccio Aloisi su tutti). Chi suona "accentanto con le dita" di solito lo fa in modo relativamente lento e continuo, dando risalto più alla voce ed al rincorrersi delle strofe piuttosto che al virtuosismo sfoggiato dalle ultime generazioni di tamburellisti. Spesso durante le mie "esibizioni" in qualche ronda sono stato bacchettato perché mi permettevo di fare accenti spostati e trilli: cosa che ovviamente disturbava i ballerini scompigliando non poco l'unità  ritmica del gruppo.. Quindi, resomi conto del fatto, con stupore e "coscienza nuova" ho riscoperto questo modo semplice e forse più sentito di suonare.. tanto che adesso stò tralasciando la tecnica "del pollice" per imparare quella che io definisco "tradizionale". Per quanto riguarda l'incisività  delle battute poi, contrariamente a quanto si possa pensare, dando l'accento con le dita si riesce ad essere anche più potenti: un mio amico che ha imparato dalla vecchia vecchissima generazione infatti suona in questo modo, e benché non riesca a fare abbellimenti o quant'altro, lui su un buon "tradizionale di capra" é una potenza sconcertante !!! Non si azzarderebbe mai infatti a prendere in mano un capretto.. sarebbe la fine !!!Credo che questo modo di suonare si addica soprattuto a coloro che amano cantare.. e a quanti ai trilli ed agli assoli preferiscono "potenza e voce" Questo messaggio é stato modificato da: pjolino, 09 Set 2003 - 05:16 [addsig]
LUMAURIZIU
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Messaggio da LUMAURIZIU »

Interessantissimo argomento !Premetto che non sono un musicista e neanche un musicante, ma solo un tamburellista dilettante. Per quel che ne so, nella pizzica e nella tarantella esistono diverse tecniche "tradizionali" di esecuzione delle terzine, che variano da regione a regione, da paese a paese e – con numerose sfumature esecutive - anche da tamburellista a tamburellista: alcune prevedono l accento con il pollice, altre con le dita.Sarebbe molto bello sviluppare una raccolta delle tecniche tradizionali di esecuzioneLa tecnica salentina "di base" che mi hanno insegnato come la più diffusa (ma non l unica), e che utilizzo normalmente, prevederebbe, nella terzina accentata, questa esecuzione: 0) posizione di partenza: siamo con le punte delle dita lievemente appoggiate al centro del tamburo, la mano é piegata quasi a coppa ed il pollice piuttosto largo; 1) primo colpo: dalla posizione di fermo allarghiamo al massimo il pollice e - effettuando un movimento sciolto e deciso di rotazione del polso in senso antiorario (per i destrorsi), come quando sbattiamo il termometro - eseguiamo il primo colpo accentato (bello forte) colpendo con tutto l esterno del pollice il centro del tamburello; questo movimento di rotazione del polso continua – a seguire dopo il 1° colpo – e prepara l esecuzione – quasi automatica e per inerzia - del successivo secondo colpo;  2) secondo colpo: il polso continua la sua rotazione in senso antiorario impressa con il primo movimento (il pollice si é nel frattempo automaticamente staccato dalla pelle), sino al punto in cui  tutta la parte laterale esterna dell indice colpisce (in modo molto leggero) una parte del tamburo molto vicina alla cornice; effettuato così il secondo colpo, il polso tende ora naturalmente a ruotare per inerzia in senso orario (sempre per i destrorsi), facendo tornare la mano alla posizione di partenza; 3) terzo colpo:  le punte delle dita – dopo la rotazione di ritorno del polso – tornano al punto di partenza e, nel farlo, colpiscono (quasi solo per inerzia)  la parte centrale del tamburello; ora siamo di nuovo nella posizione 1 e possiamo eseguire un altra terzina, con o senza accenti.Invertendo la forza dei colpi si ottiene la tecnica con l accento eseguito sul terzo colpo (con le dita):  é sufficiente non imprimere molta forza al 1° colpo ed aiutare la rotazione di ritorno del polso (quella oraria ) imprimendo una certa forza intenzionale, in modo che le dita tornino al punto di partenza colpendo la pelle non solo per inerzia, ma con decisione.Personalmente non utilizzo mai, nella pizzica, l accento sul terzo colpo (quello con le dita) perché lo trovo meno fluido e potente; si sa, comunque, che ci sono diversi illustrissimi esempi di cantori di tradizione che danno l accento forte con le dita e non col pollice, usando tecniche esecutive anche molto diverse da quella che ho descritto.Molti tamburellisti, inoltre, usano effettuare esecuzioni di pizzica introducendo successioni di spostamenti di accenti tra pollice e dita, e quindi controtempi, che - per quanto possano risultare piacevoli -  pare siano estranei all esecuzione tradizionale e - in ogni caso – non sembra che agevolino il ballo ordinato. Io utilizzo gli accenti spostati nelle terzine solo per divertimento, quando voglio provare qualche variazione, ma mai nella pizzica e men che mai – come invece alcuni usano – nelle ronde.  Saluti a tutti.[addsig]
CarloTrono
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Messaggio da CarloTrono »

In un mio recente incontro con Roberto Raheli degli Aramiré, parlando di tradizione si é toccato anche l'argomento delle percussioni. Roberto mi diceva che c'é una grande differenza fra un tamburellista salentino e un percussionista di tamburi a cornice. Un percussionista infatti va alla ricerca di numerosi abbellimenti per variare il ritmo, come appunto il trillo, gli accenti spostati, il colpo "dum" (quello dato quasi sulla cornice del tamburello, che produce un suono basso) ecc, cercando di assorbire anche le tecniche di altre tradizioni (tarantelle, tammurriate, percussioni arabe). Il problema nasce, mi diceva Roberto, quando un tamburellista salentino cerca di diventare un percussionista, ricercando vari abbellimenti da inserire nel ritmo della pizzica. Questa é in realtà  una vera opera di snaturazione, perché le percussioni nella pizzica sono per definizione costituite da un ritmo ossessivo, da terzine tutte accentate che variano solo nel tempo del ritmo. Questa ricerca di un "qualcosa in più" forse nasce da un "complesso di inferiorità " del tamburellista di fronte ai virtuosi delle percussioni. Il problema é che poi il tamburellista che cerca di diventare un percussionista acquistando quel "qualcosa in più", in realtà  "perde" molto nell'esecuzione di una semplice pizzica, proprio perché quasi inconsciamente inserisce nell'esecuzione degli abbellimenti e dei movimenti che rompono il ritmo ossessivo della pizzica dando non poco disturbo a chi balla. Insomma, secondo me cercare nuovi stimoli nel tamburello, che é a tutti gli effetti uno strumento musicale, va bene. Ma la pizzica é la pizzica, nell'eseguirla non bisogna soffrire di nessun "complesso di inferiorità ", perché suonarla bene é molto più complicato di quando sembri. [addsig]
pisa l'oru, pisa lu chiummu, pisa cchiu l'onore de tuttu lu munnu !
pjolino
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Messaggio da pjolino »

Che dire..bello, ricco e stimolante questo contributo alla tecnica proposto all'inizio da ziarturu. E ben vengano anche tutti quegli interventi più o meno polemici di chi per realizzare un trillo venderebbe l'anima al diavolo !!! Scherzi a parte sono pienamente in sintonia con i suddetti, prova né é il fatto che dopo la mia ultima esperienza estiva in giro per sagre, feste e concerti ho "optato" per l'acquisto di un tradizionale in capra: uno strumento insomma che mi permettesse senza troppi fronzoli di migliorare questa tecnica.Tra l'altro un'altra cosa mi ha colpito nell'esecuzione della pizzica da parte di alcuni (pochi) che si distinguevano nelle ronde per potenza e temperamento ritmico: il fatto cioé che la battuta veniva accompagnata dal movimento stesso del tamburo, il quale praticamente ondeggiava dall'alto in basso ad ogni colpo (cosa che mi aiutava non poco a sostenere il tempo), e poi la posizione dello stesso, che veniva mantenuto rispetto all'asse ideale "testa piedi" del tamburellista molto inclinato verso la mano che batte.. praticamente era quasi orizzontale al terreno. Beh.. la potenza e la costanza di chi suonava in questo modo non passava certo innosservata, ed anche come resistenza ho notato contrariamente a quanto pensavo, che resistevano a lungo senza battere ciglio.Aspetto notizie in merito..Questo messaggio é stato modificato da: pjolino, 09 Set 2003 - 08:26 [addsig]
ramonn
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Messaggio da ramonn »

a mio avviso le tecniche per suonare il tamburello sono tantissime e molto spesso variano da zona a zona.
il modo di suonare di uccio aloisi che da quanto ho avuto modo di capire é tipico di cutrofiano da l'accento principale con la punta e non mi sembra che al suo interno contenga una terzina.
Proprio l'altro giorno ho avuto modo di notare il modo di suonare di presicce che da il colpo principale con le dita e poi le piega all'indietro quasi come la tecnica calabrese al fine di ottenere un suono più "terzinato",ed in questo caso il tamburello viene anche mosso dalla mano sinistra.
Nel modo di suonare il taburello del mio bisnonno (di martano) e di mia nonna, che ancora non ho imparato, il colpo forte viene dato con il pollice e la mano ruota con le dita aperte.
A Merine ho potuto vedere ancora un altro modo di suonare che e non ricordo male era con la mano quasi completamente chiusa.
Insomma le tacniche sono le più disparate e variano da zona a zona,ed anche da tamburellisa a tamburellista..quello che é certo é che non ci sono trilli, o contrattempi che come già  é stato detto da molti sono FASTIDIOSISSIMI per chi deve ballare.[addsig]
CarloTrono
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Messaggio da CarloTrono »

Sapevo di differenze fra il modo di eseguire la terzina a Ostuni rispetto alla provincia di Lecce, ma non pensavo proprio che ci fossero differenze così evidenti addirittura fra paese e paese. E' un discorso proprio interessante, da approfondire. [addsig]
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cicerenè
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Messaggio da cicerenè »

già ...davvero molto interessante... bisognerebbe approfondire se le due tecniche, (1) colpo di pollice e (2) colpo di dita, siano un più "tradizionale" dell'altra o se sia un fatto di luoghi e suonatori, cioé se la tecnica varia con la zona e con il suonatore che fa una piuttosto che l'altra. Una cosa mi sembra di non aver mai notato (ditemi se a voi risulta diversamente): un suonatore che le alterni, che usi prima una poi l'altra (parlo dei suonatori tradizionali, non di noi fringuellini  .....)... se questo é vero significa che ogni suonatore tradizionale ha sicuramente la SUA tecnica, di pollice o di dita che sia, che usa sempre nella pizzica. Io ho la sensazione, ma non la certezza, che usare una tecnica piuttosto che l'altra vari principalmente da paese a paese, più che nel tempo... ma non ne sono sicurissima....Sicuramente, é su questo non ci piove, concordo su quanto é brutto sfronzolare e sentir sfronzolare trilli e marcette sulla pizzica....[addsig]
pjolino
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Messaggio da pjolino »

Ma quanto mi stà  piacendo questo forum..Molto interessante (sopo per citare cicerené) e stimolante direi !!!Dunque, ecco i miei ultimi aggiornamenti in merito: ho deciso di passare dalla teccnica del pollice a quella delle dita (chiamiamole così per il momento) semplicemente per provare qualcosa di nuovo ed accompagnare come faccio di solito i miei CD mentre ascolto le pizziche. In particolare questo é il "periodo" di Uccio Aloisi.. e stò praticamente consumando i timpani dei miei coinquilini nonché la "testina" del mio lettore con gli stornelli e la potenza vocale di questo eccezionale personaggio. Ora.. notavo che in cuffia il suono dei miei accenti era alquanto più "smorzato" di quello eseguito da Uccio.. benché il ritmo non fosse poi così incalzante e sostenuto alla stregua di altri gruppi e altre canzoni che mi son deliziato ad accompagnare (sempre al CD).Beh.. ricordando come suona il "nostro" ho provato a cambiare tecnica.. e dopo le prime tre o quattro orette la cosa é diventata accettabile !!! Ora suono solo così.. perché lo trovo più "coinvolgente" e trascinante.. de gustibus.Ho anche notato che colpendo, anzi accentando la pelle con la punta delle dita il suono risulta pulito e nitido.. un bel colpo secco che ti rimbomba nello stomaco !!! E questo perché (ho pensato) la "sezione" di pelle che si va a colpire é minima.. differentemente da quanto accade colpendo il tamburo con il pollice. E' come colpire con una bacchetta da batterista.. e questo permette al suono di avere più corpo e "colore".Io suono cmq su pelle di capretto.. ed a lungo andare.. dovessi entrare in trance durante le mie battute .. ho come il presentimento di sfondare la membrana, vista la potenza dei colpi di punta.Ho anche provato a variare le due tecniche.. e dopo un pò che usavo battere di punta ho notato come fosse più semplice suonare con la prima tecnica (del pollice) e fare effetti tipo accenti spostati o accenti doppi sulla parte alta della pelle.Unico appunto: il vibrato é meno vibrato, e l'avambraccio é anchilosato ormai.. cosa che non mi succedeva suonando come facevo all'inizio.Infine un contributo alla causa: anch'io ho "registrato" diversi modi di suonare e ruotare il polso sul tamburo, e questo con gli accenti di punta é molto usato nei paesi del "capo di leuca". Una cosa che mi piacerebbe vedere e imparare é ad esempio quel "battere di nocche" durante il ritorno del polso notato anche da ramonn[addsig]
LUMAURIZIU
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Messaggio da LUMAURIZIU »

In attesa che da questo forum venga fuori un catalogo completo delle tecniche salentine (e non) di esecuzione al tamburello del ritmo della pizzica (e di altri ritmi della nostra musica popolare), vorrei sottolineare che:1) il ritmo della pizzica si fonda sulla successione di terzine (Ta-ta-ta) o meglio, di coppie di terzine con la prima accentata e la seconda no (Ta-ta-ta / ta-ta-ta... lascio ai musicisti la questione se si tratta di un tempo 4/4 o 6/8). 2) nella tecnica più diffusa l'accento é dato sul primo colpo della prima terzina (Ta-ta-ta / ta-ta-ta; Ta-ta-ta / ta-ta-ta .....) dal pollice (che dà  un suono secco e potente) e non dalle dita;  4) sempre nella tecnica tradizionale più diffusa della pizzica, il secondo colpo non é dato dal ritorno del pollice, ma dalla parte esterna di tutto l'indice che - per effetto della rotazione antioraria del polso sbatte in alto, in prossimità  della cornice;  5) il tamburello é tenuto leggermente ed é piegato6) nella successione delle 2 coppie di terzine, la prima - accentata in battere - viene eseguita con il primo colpo al centro del tamburo; la seconda - non accentata in levare - viene eseguita non al centro del tamburo ma in alto, verso la cornice (da qui il movimento su e giù della mano sul tamburo)7) l'oscillazione del tamburo (in basso sul battere ed in alto sul levare) é caratteristica della tecnica  tradizionale, favorisce il potere "sciamanico" dell'esecuzione, dà  un suono più ricco, aiuta a mantenere il tempo al singolo tamburellista ed a tutta la ronda.Ciao a tutti.[addsig]
pjolino
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Messaggio da pjolino »

Mi permetto di non essere d'accordo su quanto scrive ziarturu in quanto leggo che: "Ascoltando vari gruppi musicali ho notato che per quanto riguarda il colpo del pollice non ci sono dubbi: é un colpo secco; il colpo con le dita invece, soprattutto se dà  l'accento, ho notato che é un colpo "sporco" (scusate il termine ma non so proprio come descriverlo meglio) non fa "ta" ma "trraa". Sembra che le dita tocchino il tamburello in rapida successione e non tutte insieme. A me non risulta, anzi la cosa che più mi ha colpito suonando secondo questa seconda tecnica (accentando con la punta delle dita cioé) é proprio l'assoluta netta e distinta "pulizia" del colpo dato al centro delle pelle. In effetti ci sarebbe da dire che io, per la posizione che prende la mano quando ruoto nella successione, non potrei mai toccare il tamburello anche se in rapida successione con tutte le dita: a me succede di colpire con la sola punta del medio, e credo sia proprio per questo (vale a dire la minor porzione di pelle colpita rispetto al colpo dato con il pollice) che vien fuori questo suono così pieno e distinto..Questo messaggio é stato modificato da: pjolino, 10 Set 2003 - 10:27 [addsig]
ramonn
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Messaggio da ramonn »

io mi permetto di non essere d'accordo con quanto detto da lumauriziu perché il suono della pizzica non é costituito da terzine perché il tamburello non fa ta-ta-ta/ta-ta-ta.
questo suono si avrebbe solo con la rotazione della mano senza l'inserimento del colpo forte, mentre quando si suona la pizzica per dare il colpo forte si stacca la mano dal tamburo e quindi si perde la terzina.

Per quanto rigurda le tecniche non penso che una sia più moderna dell'altra..tra l'altro se non mi sbaglio la tecnica di colpire il tamburo con la punta delle dita era tipicamente maschile.

Per quanto riguarda il modo di suonare nella ronda una volta a san rocco un danzatore di scherma mentre suonavo mi disse:"nu ciondulare mutu ddhru tamburieddhru".
Cioé non voleva sentire molto il suono dei sonagli, interessava il colpo forte,quindi penso che per le ronde di scherma sia meglio suonare con la punta, o se si deve suonare con il pollice bisogna dare un colpo più forte e una minore rotazione del polso.[addsig]
LUMAURIZIU
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Messaggio da LUMAURIZIU »

Adesso sono proprio in grave difficoltà : se un musicista qual é ramonn mi dice che nella pizzica il tamburello non esegue delle terzine e non fa "ta-ta-ta/ta-ta-ta", mi viene a crollare una delle mie poche certezze della vita. Chiedo quindi aiuto: c é qualcuno che sappia con certezza qual é la notazione musicale del tamburello nella pizzica (o quali sono, se più d una) ? Personalmente, con tutta l umiltà  del non musicista, ma con tutta la convinzione dell appassionato scrupoloso, devo insistere: benchà© vi siano diversi tipi di esecuzione, con allungamenti dei colpi, pause, e varie sfumature tecniche e timbriche, il ritmo base della pizzica é dato da una successione di terzine. Tutte le partiture che mi sono sinora capitate davanti indicano il suono del tamburello come una successione di terzine, dove per terzina si intende - considerando il tempo un 4/4 -  un gruppo di tre colpi della durata complessiva (il gruppo) di due sedicesimi (cioé un ottavo); ci sarebbero, quindi, due terzine in ciascun quarto: una in battere e l altra in levare, ciascuna terzina lunga un ottavo:  TA-ta-ta/ta-ta-ta    TA-ta-ta/ta-ta-ta    TA-ta-ta/ta-ta-ta    TA-ta-ta/ta-ta-ta     (in questa mia notazione casareccia TA é "la botta", cioé il colpo forte). Non tutti i musicisti sono d accordo sul fatto che il tempo sia un 4/4: chi lo legge come un 6/8 considererà  ovviamente una terzina come tre colpi di 1/8 ciascuno. Una delle tecniche esecutive più diffuse prevede che il 1° TA  (la botta) sia eseguito con il pollice (tutto l esterno del pollice, bello pieno e forte), il 2° ta con l esterno delle nocche dell indice (grazie al movimento antiorario di rotazione del polso, che é assolutamente compatibile, anche a velocità  discrete, con l effettuazione della "botta"), il 3° ta con le punte delle dita; la seconda terzina (quella in levare) prevede la stessa successione dei tre colpi, soltanto che il primo non viene accentato (o viene eseguito solo con un mezzo accento); il passaggio al successivo colpo forte sul battere é possibile anche senza perdere nessun colpo della terzina precedente sul levare, mantenendo sempre un chiaro terzinato. Eventuali esecuzioni nelle quali si "perdesse" anche intenzionalmente un colpo (per esempio il 2° della 1^ terzina, subito dopo la botta) non modificano il ritmo: si tratta soltanto di aver allungato quanto dovuto la durata del primo colpo o introdotto una pausa di lunghezza appropriata al posto del secondo. Introducendo opportunamente degli accenti anche nelle seconde terzine (quelle in levare), ma sempre sul primo colpo (quello col pollice), si ottengono i familiari  accenti che accompagnano determinati passaggi del canto o del suono strumentale; ecco un tentativo di notazione casereccia su un esempio "classico" certamente caro a tutti: TA-ta-ta/ta-ta-ta  TA-ta-ta/ta-ta-ta  TA-ta-ta/TA-ta-ta  TA-ta-ta/ta-ta-ta    TA-ta-ta/ta-ta-ta  TA-ta-ta/ta-ta-ta  TA-ta-ta/TA-ta-ta  TA-ta-ta/ta-ta-ta    TA-ta-ta/TA-ta-ta  TA-ta-ta/ta-ta-ta  TA-ta-ta/TA-ta-ta  TA-ta-ta/ta-ta-ta    TA-ta-ta/TA-ta-ta  TA-ta-ta/TA-ta-ta  TA-ta-ta/TA-ta-ta  TA-ta-ta/ta-ta-ta     Scusate la lunghezza. Spero di non essere stato noioso e ciao a tutti ![addsig]
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Messaggio da ramonn »

Prima di tutto a maurizio vorrei dire che io non mi ritengo un musicista poiché le mie conoscenze musicali sono limmitate,ma sono più che altro uno a cui piace molto suonare.

In merito alla discussione terzina o non terzina spero di incontrare presto maurizio e qualcun altro per far vedere e sentire la differenza di suono tra quella che io ritengo una terzina, e quello che é il ritmo della pizzica.
Per quanto riguarda le trascrizioni sulle partiture c'é un problema fondamentale: molto spesso quando ci sono di mezzo conoscitori di qualche materia,in questo caso la musica, questi se non riescono a dare una spiegazione precisa di un fenomeno tendono ad avvicinarlo a quello più simile a loro noto!
Quindi non riuscendo a dare una spiegazione precisa di quello che é il ritmo della pizzica lo assimilano a delle terzine, che ci assomigliano molto.

A quello che dice zioarturu purtroppo devo rispondere che si é creato un gran casino in merito ai 2 ritmi da eseguire durante le 2 differeti danze.
SIcuramente per la scherma serve il colpo secco e poi quello dei sonagli (vedi quello che ho sacritto nel mio precedente post), mentre per la pizzica si usa il suono dei sonagli ed il ritmo e un pochino più sostenuto.
Un altro problema é che TROPPO spesso il ritmo sta diventando TROPPO sostenuto,e nelle ronde c'é una sacco di gente che non riesce a tenere un ritmo più tranquillo e che tende ad eccelerare[addsig]
pjolino
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211

Messaggio da pjolino »

Stò pensando di proporre una piccola registrazione audio con le due tecniche eseguite in sequenza..Che ne pensate.. può essere un modo per togliersi qualche dubbio ??[addsig]
sanguevivo
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213

Messaggio da sanguevivo »

Io ho visto una volta suonare una vecchietta di San Vito dei Normanni. Erano sempre delle terzine, ma mi é sembrato che suonasse con le punte delle dita, mentre il tamburello oscillava di lato come avviene (credo ma perdonatemi se non é così) con le tamurriate. Ovviamente suonava una pizzica e la signora ha iniziato a suonare per curare le tarantate quando aveva 7 anni.Qulcuno ha mai visto un modo di suonare simile a quello che descrivo?[addsig]
svincen
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Messaggio da svincen »

Confermo: interessantissima discussione.
Vorrei introdurre un nuovo elemento: il suono del tamburello nella pizzica nelle "fonti" registrate. Sarà  che forse sono ossessionato da questo discorso, ma ritengo che quando si vuole dare la patente di "tradizionale" a qualcosa sempre con le fonti bisogna fare confronti.

Partiamo dalle registrazioni disponibili (cioé pubblicate e tuttora accessibili). Spero di non dimenticare nulla.
La prima pizzica su un nastro magnetico (per quanto ne so io) l'hanno incisa Alan Lomax e Diego Carpitella a Galatone nel 1954; quelle registrazioni sono state recentemente pubblicate su cd dalla Rounder records (etichetta americana...).
Poi ci sono le - fondamentali - registrazioni di Carpitella eseguite durante la famosissima spedizione sul campo di Ernesto de Martino del 1959, prese a Nardò durante la terapia musicale eseguita dall'orchestrina di Luigi Stifani, pubblicate in vinile in allegato alla prima edizione della Terra del rimorso, e poi recentemente ripubblicate in cd dalle edizioni Aramiré in allegato al volume "Io al santo ci credo. Diario di un musico delle tarantate".
Di quella stagione di ricerca (1959 -60) esistono anche dei filmati, che sono finiti in parte nel documentario "La taranta" di Mingozzi e in parte in "Meloterapia del tarantismo" di Carpitella. In entrambi i casi si vede bene il modo di suonare dei tamburellisti (ce ne sono almeno due).
Subito dopo ci sono le pizziche presenti nei due dischi curati da Brizio Montinaro, usciti prima in vinile alla fine degli anni settanta e poi ripubblicati pochi mesi fa sempre dalle edizioni Aramiré. In quei cd - che comprendono registrazioni effettuate da Brizio Montinaro e Luigi Chiriatti intorno alla metà  degli anni settanta - ci sono le pizziche degli Ucci, la leggendaria (quanto poco conosciuta) versione "originale" di Pizzicarella (solo voce con chitarra in sottofondo, senza tamburello) e le due pizziche della famiglia Zimba di Aradeo (il padre e gli zii del mitico Pino).
Infine c'é l'unica pizzica in griko, quella di Cosimino Surdo, che sta in Canto d'Amore, cd curato da Luigi Chiriatti uscito sempre per Aramiré.

Se si mettono in fila queste registrazioni, ne viene fuori un gran casino. Gli stili sono diversissimi, e spesso molto diversi da quello che oggi si ritiene "tradizionale", che é essenzialmente il terzinato (con leggere varianti).

Nella pizzica di Galatone il tamburello praticamente accompagna il canto, senza una stretta regolarità  ritmica. In questo é in qualche modo simile a quella di Cosimino Surdo.
Di Uccio si é già  parlato: lui non fa il terzinato, e ha uno stile particolarissimo (che più che di Cutrufiano penso sia proprio suo). Suona sempre un tamburello grande, e ogni tanto, durante l'esecuzione delle pizziche, "salta un colpo" (con grande gioia dei ballerini, che rimangono maldestramente sospesi a mezz'aria...).
I tamburellisti di Stifani suonavano in una maniera che non sono in grado di descrivere a parole perchà© non é il mio mestiere (e poi ci sono i video) ma certamente é una cosa completamente diversa rispetto al terzinato semplice attuale.
Lo stile degli Zimba di Aradeo invece mi sembra quello più vicino all'attuale, almeno per quello che si capisce dalle registrazioni. Tra l'altro, Pino Zimba ha ovviamente imparato dai parenti, ed ha avuto, da quindici anni a questa parte, una infinità  di "allievi".

L'insegnamento che mi sembra che si possa trarre da questa breve rassegna é che esistevano diversi stili, molto diversi tra loro, e che, anche in questo caso, la musica che suoniamo oggi é una estrema semplificazione di quella "tradizionale". E che per "arricchire" i repertori della riproposta basterebbe scavare un po'.
Tra l'altro ho ascoltato (poche) altre registrazioni inedite, e anche lì ci sono ancora altri stili.
Infine vorrei segnalare il caso estremo: alcuni anziani di Castrignano, Salignano e Gagliano del Capo (paesini del Capo di Leuca, zona storicamente ignorata dalla ricerca) suonano il tamburello sulla pizzica come in provincia di Reggio Calabria lo suonano sulla tarantella.

Vincenzo Santoro




Questo messaggio é stato modificato da: svincen, 12 Set 2003 - 17:48 [addsig]
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