Gli accenti suonando il tamburello

kalascima
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Messaggio da kalascima »

io voglio aggiungere ancora un'altra versione del suono del tamburello.Nel cd uscito insieme al libro "I tre violini" vi sono delle registrazuioni di alcuni anziani di San Vito dei Normanni che suonano, a detta dell'autore del libro, con il tamburello appoggiato completamente sulle gambe...una cosa del genere...non ricordo bene il modo xké adesso non ho il libro a portata di mano.e comunque anche ascoltando le registrazioni era evidente l'uso di una modalità  diversa di battere sul tamburo.Andrea Morciano[addsig]
LUMAURIZIU
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Messaggio da LUMAURIZIU »

Ho visto e sentito più volte suonare con la tecnica descritta da Sanguevivo nell'ultimo suo intervento. Personalmente me l'ha insegnata (con scarsi risultati da parte mia ) un ragazzo dell provincia di Brindisi in uno stage alla Scuola Specimen di Lecce, ma non ricordo di quale paese fosse tipica.La terzina (in questo caso non si scappa: di questo si tratta) é fatta dando il primo colpo forte con le dita, quasi perpendicolari alla pelle, ottenuto senza ruotare il polso ma semplicemente chiudendolo "a libro" verso il palmo della mano; il secondo colpo é dato dal rimbalzo del tamburo sulle stesse dita tese che stanno tornando verso la posizione iniziale; il terzo é dato dalla parte del palmo della mano più prossima al polso (che nel frattempo si apre preparando di nuovo il primo colpo forte), oppure dalla punta del pollice durante lo stesso movimento di apertura del polso.Il tamburo é tenuto inclinato e viene fatto oscillare in modo binario (come nella tammorriata, ma con meno ampiezza) facendo più o meno coincidere i tre colpi descritti con i tre momenti topici dell'oscillazione (massima chiusura, posizione centrale, massima apertura).Il suono é relativamente leggero (non mi sembra molto adatto per la pizzica a botta) e si sentono molto distintamente e precisamente i sonagli.Ho visto anche variazioni nelle quali dopo il primo colpo la mano viene chiusa completamente a pugno ed il secondo colpo viene dato dalle nocche - appunto - del pugno; ed altre nelle quali l'intera mano viene sempre tenuta chiusa a pugno, dando il primo colpo con le nocche tra 1^ e 2^ falange ed il secondo con le nocche del pugno.Approfitto per ringraziare Vincenzo Santoro per il suo interessantissimo intervento.  [addsig]
ramonn
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Messaggio da ramonn »

io ho avuto modo di sentire alcune delle registrazioni di cui parla Vincenzo Santoro,quelle pubblicate recentemente da Aramiré,e in più ho avuto la possibilità  di ascoltare alcune vecchie registrazioni ma non so da chi son state fatte,ne se siano mai state pubblicate, in quest'ultime registrazioni il suono era molto diverso da quello che siamo abituati ad ascoltare ed eseguire ora..sembrava che mancassero alcuni colpi di quelli che eseguiamo oggi, e che il colpo forte fosse dato una volta si e una volta no..
ho proveto a riprodurlo con scarsi risultati..penso che per poterlo fare mi servano le immagini per capire la posizione della mano.
A mio avviso le tecniche son tante, e oggi é molto difficile dire quali siano quelle tradizionali,anche perché ogni suonatore ci ha sempre messo qualcosa di suo nell'eseguire una particolare tecnica.
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giannino
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Messaggio da giannino »

Mi intrometto dopo un buco di quasi due mesi in questo forum per tornare a sottolineare quanto importante sia mantenere in una ronda un ritmo costante e CON ACCENTI CADENZATI CHE RISPETTINO QUELLI DEGLI ALTRI.E' inutile infatti in una ronda, dove si suonano strumenti non amplificati e dove si presume che si cantino brani e stornelli tradizionali, mettere in mostra la propria verve creativa ed il proprio presunto "saperci fare".Rivedendo il filmato che ho girato nella ronda che é seguita al cocerto dei Mascarimirì a Bologna, ho notato infatti che tra 5, 6 tamburellisti, che seguivano un ritmo costante e sincronicamente cadenzato, ce n'era uno che, in quanto istruttore di percussioni ed evidentemente non avvezzo alle ronde, predominava con strani accenti da djambé sul suono degli altri.Il risultato é stato un suono cacofonico, che mal si addiceva agli splendidi stornelli cantati dai componenti dei mascarimirì.Faccio quest'appunto in tutta umiltà  ed anzi invito chi ne sa più di me ad esprimere il proprio parere.Questo messaggio é stato modificato da: giannino, 20 Nov 2003 - 16:27 [addsig]
Giovanni Semeraro
zorro
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Messaggio da zorro »

caro LUMAURIZIU,mi dispiace sentire certe cose da un musicista (ramonn). Tu hai ragione per quello che riguarda le famose terzine, però esistono diversi modi di suonare la pizzica e quella che dice ramonn é una variazione sulla battuta dove la mano si stacca per poter eseguire un solo colpo in battere o levare  o doppio (binario) con accento forte sul primo colpo o dove ti piace. comunque se studiate un pochino la montemaranese vi permettera' di capire bene gli accenti del tamburo e la possibilita di variazione dei colpi e degli accenti.comunque per la pizzica, a parte le varie forme tradizionali, quello che conta secondo me é l'interpretazione del suonatore di tamburello.ciao zorro [addsig]
Torino
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3600

Messaggio da Torino »

..montar ha ragione, copio e incollo da un'altra parte! Chiedo scusa..Questo messaggio é stato modificato da: Torino, 26 Ago 2005 - 13:31 [addsig]
montar
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Messaggio da montar »

X Carlo.
Mi riallaccio al discorso discorso fatto sui suggerimenti per il nuovo sito: quello del percorso guidato e assistito per i nuovi iscritti.
Con tutta la buona fede del caso il concittadino torinese a mio parere ha spezzato un cordone magico che rappresenta (va) il filo di questa bella discussione. Questo esempio credo che sia lampante della necessità  di un caloroso virtuale accompagnamento informativo, così come ho potuto costare dai vostri commenti sul volantinaggio rigurado la festività  di San Rocco. Le info chieste dall'amico torinese credo che siano reperibili anche in altre discussioni.

Anche se non sono un suonatore di tamburello, voglio dire la mia come uditore. Forse diro' un sacco di cazzate.

Io penso che ci sia un limite nel scavare nella tradizione, in questo caso sulla tecnica sul tamburello. Perche' ad un certo punto piu' ci si scava e piu' escono contraddizioni apparenti. Apparenti perche' la tradizioni ha dei margini di variabilità  tutto sta nel restare all'interno nella propria personalizzazione. Per chi ha fatto studi scentifici questo concetto elo si evince bene con il principio di indeterminazione: oltre un certo livello piu' si scava di precisione teorica piu' ci si allontana dalla tradizione ma allo stesso tempo non ci si puo' allontanare dai margini dettati dalla tradizione altrimenti si sfocia nella trasformazione.

Poi voglio rispondere a Zorro che fa cenno alla musica dei vivi e dei morti.
Il tamburello esegue ritmi ternari e binari, credo che gli acccenti si mettano sul battere
con molte possibilità  di estemporaneità , quindi il margine risulta abbastanza ampio.
Qui ci metto del mio, nella sezione ritmica non bisogna trascurare le scoppiettanti caldarroste cioe' le castagnette, esse battono un ritmo costante, il tamburello nella parte ternaria le asseconda le culla ne accresce la forza e nella parte binaria le contrasta, così immaginariamente ce un cordone elastico che lega castagnette e tamburello in modo che i danzatori (sono loro che usano le castagnette) che vorrebbero un ritmo forte ternario, vengono richiamati, frenati, dal ritmo binario. Questo andamento segue il ciclo della natura con il periodo invernale e il periodo della fioritura quindi poi del raccolto: quindi nella stessa unità  di tempo ritmi ternari estivi ( non a caso é il ritmo per la cura terapeutica) ed il ritmo invernale binario. Ecco il perche' della vita e della morte. Ovviamente questo discorso porta alla mitologia greca legata ai cicli annuali ed al mito di Proserpina, Demetra, Zeus e di Ade il dio dell'oltretomba. Purtroppo oggi caldarroste se ne vedono sempre di meno.

Saluti

Possiedo tutte le scritture dei piu famosi etnomusicologi sia per la sezione ritmica che quella melodica da 70 a oggi ...
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