Pizzica di S. Vito: monopolio di qualche burlone?!?

gigi2009
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Re: Pizzica di S. Vito: monopolio di qualche burlone?!?

Messaggio da gigi2009 »

Mi sembra ci fosse il riferimento a San Vito in una delle strofe della pizzica di Ugento. E' un lontano ricordo. Il santo era considerato in paese. Uno degli altarini nella cattedrale era e penso sia ancora dedicato a lui. Non so se per caso o per tradizione ma un pò di anni fa un gruppo di musicisti ugentini portava una pizzica di San Vito, un pò spigolosa ma che forse può interessare per la ricerca. Il nome del gruppo mi sembra fosse "le terricate de la cumpagnia". Saluti
gigi2009
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Re: Pizzica di S. Vito: monopolio di qualche burlone?!?

Messaggio da gigi2009 »

Mi sembra ci fosse il riferimento a San Vito in una delle strofe della pizzica di Ugento. E' un lontano ricordo. Il santo era considerato in paese. Uno degli altarini nella cattedrale era e penso sia ancora dedicato a lui. Non so se per caso o per tradizione ma un pò di anni fa un gruppo di musicisti ugentini portava una pizzica di San Vito, un pò spigolosa ma che forse può interessare per la ricerca. Il nome del gruppo mi sembra fosse "le terricate de la cumpagnia". Saluti
Damiano
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Re: Pizzica di S. Vito: monopolio di qualche burlone?!?

Messaggio da Damiano »

Qualche spigolatura qua e là, giusto per contestualizzare il culto di San Vito fra Murgia e Alto Salento e (una cosa che avete omesso tutti quanti) il tarantismo d'acqua.

Nella nostra zona San Vito martire è universalmente invocato contro i morsi dei cani e il malocchio. A Martina Franca (TA) c'è una preghiera dialettale a San Vito quando si incontrava un cane particolarmente pericoloso per strada, che si recitava fra sè e sè per farlo andare via: "Sante Vète pe la crosce attacche u chene e pierde a vosce" (cito a memoria). Inoltre, nella parte più antica del centro storico di Martina, il cosiddetto "Curdunnidd" o "Montedoro" (c'è una graziosa leggenda anche su questi due toponimi, ma andremmo off topic...) sorge la chiesa, antichissima, di San Vito dei Greci (si chiama proprio così), che, essendo documentato storicamente che nel 1310 a Martina c'erano colonie albanesi e di tarantini di rito ortodosso, secondo la tradizione popolare (ancora oggi tramandata oralmente) fosse la prima chiesa in assoluto costruita a Martina. Qui il 15 giugno si celebra ovviamente la messa in onore del martire dei cani e si distribuiscono le immaginette di San Vito, ritenute dai martinesi talismano contro il malocchio (difatti vengono portate ancora oggi nel portafoglio o inserite nei "petièddere" - scapolari della Madonna del Carmine - o nelle "cose sante", cuoricini per bambini (vedi il mio sito http://www.pugliafedefolklore.it/rel/petidde.html).

Il tarantismo d'acqua, inoltre, che tanto era diffuso a San Vito dei Normanni, era popolare anche a Martina. A parte usare la conca d'acqua, fino agli anni Quaranta (da testimonianze che ho raccolto) le ultime tarantate martinesi ballavano nello stagno che si formava nel Votano (burrone ai piedi del centro storico che puntualmente con le piogge che confluiscono ivi dalla città soprastante si riempie d'acqua).

Giusto per dirvi le cose come stanno.
gigi2009
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Re: Pizzica di S. Vito: monopolio di qualche burlone?!?

Messaggio da gigi2009 »

Ciao ho scoperto una rubrica di musica tradizionale tenuta da una radio di san vito dei norm. E' possibile ascoltarla per internet cercando in google "teleradio.it". La trasmissione è la domenica dalle 17 circa (con qualche minuto di ritardo spesso) alle 18. Le prime puntate sono state molto belle. Domenica scorsa è intervenuto un ricercatore dell'area tarantina con alcuni canti eseguiti in diretta.
Da quello che appare si cerca di dare un giusto equilibrio alle tre provincie salentine, con una parte consistente data alla tradizione originale, meno alla riproposta.
A tenerla credo siano quelli di "alla banca" (il cd uscito da poco a san vito), domenica scorsa a trasmettere erano infatti Anna Maria e Fernando.
Ho apprezzato che fino ad adesso non abbiano messo pezzi tratti dal loro cd, penso per evitare sospetti di autopromozione. Anche se con il tempo non ci sarebbe motivo per tenere questa linea. Come mi sono espresso in precedenza su questo forum reputo quel lavoro ben inserito nella tradizione.
A questo proposito mi permetto di farvi una domanda e chi vuole risponda: è più tradizionale chi si sforza di eseguire pezzi di tradizione in maniera perfetta ma in un contesto stravolto come quello delle grandi scenografie, grandi accrocchi di palchi con amplificazione e luci ridondanti, o chi suona e vivifica questa musica sul suo territorio fuori dalla forma spettacolo a cui quasi tutti hanno venduto il proprio "di dietro" (mi scuso per il termine).
Io la risposta l'ho già data.
Che ne pensate? Se qualcuno dice che possono esserci entrambe le forme io gli dico che non è così, perchè gli spettacoli imperanti in questa musica delicatissima sono perfettamente l'opposto della sua storia: cioè essere dall'altra parte del potere. E lo spettacolo in quelle forme è potere.
Saluti gigi
gigi2009
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Re: Pizzica di S. Vito: monopolio di qualche burlone?!?

Messaggio da gigi2009 »

Ciao ho scoperto una rubrica di musica tradizionale tenuta da una radio di san vito dei norm. E' possibile ascoltarla per internet cercando in google "teleradio.it". La trasmissione è la domenica dalle 17 circa (con qualche minuto di ritardo spesso) alle 18. Le prime puntate sono state molto belle. Domenica scorsa è intervenuto un ricercatore dell'area tarantina con alcuni canti eseguiti in diretta.
Da quello che appare si cerca di dare un giusto equilibrio alle tre provincie salentine, con una parte consistente data alla tradizione originale, meno alla riproposta.
A tenerla credo siano quelli di "alla banca" (il cd uscito da poco a san vito), domenica scorsa a trasmettere erano infatti Anna Maria e Fernando.
Ho apprezzato che fino ad adesso non abbiano messo pezzi tratti dal loro cd, penso per evitare sospetti di autopromozione. Anche se con il tempo non ci sarebbe motivo per tenere questa linea. Come mi sono espresso in precedenza su questo forum reputo quel lavoro ben inserito nella tradizione.
A questo proposito mi permetto di farvi una domanda e chi vuole risponda: è più tradizionale chi si sforza di eseguire pezzi di tradizione in maniera perfetta ma in un contesto stravolto come quello delle grandi scenografie, grandi accrocchi di palchi con amplificazione e luci ridondanti, o chi suona e vivifica questa musica sul suo territorio fuori dalla forma spettacolo a cui quasi tutti hanno venduto il proprio "di dietro" (mi scuso per il termine).
Io la risposta l'ho già data.
Che ne pensate? Se qualcuno dice che possono esserci entrambe le forme io gli dico che non è così, perchè gli spettacoli imperanti in questa musica delicatissima sono perfettamente l'opposto della sua storia: cioè essere dall'altra parte del potere. E lo spettacolo in quelle forme è potere.
Saluti gigi
laperuginapizzicata
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Re: Pizzica di S. Vito: monopolio di qualche burlone?!?

Messaggio da laperuginapizzicata »

Carissimo, ben tornato su questo forum, e grazie per la segnalazione radiofonico-internauta. Spero che il sito sia accessibile, così anch'io la ascolterò.
Per quanto riguarda gli spettacoli con tradizione non è mai perfetta, tanto è vero che gente come Anna Cinzia Villani, che fa davvero la tradizione perfetta, non fa spettacoli di quelli di cui parli tu.
Anch'io non concordo con il fare la tradizione perfetta con scenografie roboanti, anzi non concordo con il fatto che faccia musica popolare in quei contesti.
Per me la musica popolare, specialmente quella più ancorata alla tradizione, è una piccola piazzetta, poca gente ma cosciente.
Il cd "Alla banca" è vera tradizione, perché non c'è barriera tra ciò che è d'autore e ciò che è tradizionale.
Un saluto perugino, pianistico e pizzicato da
Valentina.
laperuginapizzicata
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Re: Pizzica di S. Vito: monopolio di qualche burlone?!?

Messaggio da laperuginapizzicata »

Amici di "pizzicata", ringraziando Gigi2009 per la segnalazione della radio sanvitese, ne approfitto per darvi il link completo.
Purtroppo, siccome invece del semplice streaming audio il sito in questione prevede lo streaming video, a me non è possibile ascoltare niente, se non decido di accontentarmi di un ascolto "a tozzi e bocconi, per dirla con un'espressione delle mie parti.
Comunque, il sito è: www.teleradiosanvito.it.
Ciao e buona domenica a tutti da
Valentina.
Damiano
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Re: Pizzica di S. Vito: monopolio di qualche burlone?!?

Messaggio da Damiano »

Il ricercatore tarantino ero io....
gigi2009
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Re: Pizzica di S. Vito: monopolio di qualche burlone?!?

Messaggio da gigi2009 »

Per Damiano: scusami ma non ricordavo il nome. Sei veramente bravo e con una voce che secondo le mie conoscenze reputo spiccatamente tradizionale. Spero di poterti risentire in quella trasmissione. Poi mi sono informato e sei stato presentato da Anna Maria e Fernando come Damiano Niccolella da Martina Franca.
Per Valentina: siamo sulla stessa linea che poi è quella, dal mio punto di vista, libertaria.
In due parole: se non vuoi uscire dal solco della tradizione, oltre a seguire certi criteri diciamo così musicologici, bisogna saper riconoscere le situazioni coerenti in cui questa musica va espressa. E per riconoscere tali situazioni devi saper individuare le forme di potere spesso nascoste (anarchici e generalmente libertari sono maestri in questo).
Tu fai l'esempio della Villani, io quello dei Malicanti dove ad una esecuzione rigorosa si contrappone quel pò pò di roba che rende distante chi ascolta. Tutto l'opposto di quello che dovrebbe essere: palchi luci amplificazioni da gruppo rock.
Credo che uno dei problemi, forse il più serio, è che questa musica la si voglia portare a grandi platee (etimologicamente: piatte o appiattite, forse anche perchè soverchiate dai grandi palchi). Le ragioni di ciò non le voglio sapere ma penso che spesso sono di tipo commerciale.
Per concludere mi sono fatto questa idea, ditemi voi se la condividete: se vuoi guadagnare qualcosa da questa musica la distruggerai nella sua essenza (vari esempi nel salento leccese). Se sei fortunato ci vai paro ma in genere ci metti tempo benzina ed altre spese. Ma il guadagno, quello vero, è assicurato: rafforzare o stabilire relazioni, rilassarsi da una giornata dura, guardarsi e riguardarsi negli occhi in una forma antica e diretta. La colonna sonora diventa la guida e la sostanza di questo. Ho ricordi bellissimi di questo tipo. Spero anche voi. ciao
laperuginapizzicata
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Re: Pizzica di S. Vito: monopolio di qualche burlone?!?

Messaggio da laperuginapizzicata »

Io non so se dire che io sto su una linea libertaria, io voglio solo che la musica popolare resti tale.
Non so se il problema sia la voglia di guadagnarci sopra, d'altronde questo fattore, anche se non preponderante, non era estraneo alla tradizione, ma quello della coscienza dell'esecutore.
A me i Malicanti" piacciono, anche se concordo che hanno un'amplificazione da gruppo rock.
Io, per qualche tempo, questa musica l'ho suonata e, pur non essendo una reinterpretazione fedele alla tradizione, perché spesso c'era una chitarra barocca ed un pianoforte, mi battevo affinché le sonorità fossero rispettate.
Un'altra storia, secondo me, è quella dei brani d'autore, dove puoi, non devi ma puoi, fare ciò che vuoi a livello strumentale ed armonico.
L'importante, secondo me, è la tua coscienza.
Ti saluto con molta stima e spero di non aver annoiato nessuno.
Valentina.
giannino
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Re: Pizzica di S. Vito: monopolio di qualche burlone?!?

Messaggio da giannino »

...ovvero come parlare di musica parlando di tutto fuorchè di musica...marò!
Giovanni Semeraro
marioFB
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Re: Pizzica di S. Vito: monopolio di qualche burlone?!?

Messaggio da marioFB »

La domanda che pone Gigi2009 nel suo messaggio dell’11 dicembre devia dalla specifica discussione del forum, ma entra nel vivo della fondamentale tematica che considera i differenti percorsi che può intraprendere la musica tradizionale nei contesti attuali.
La realtà, anche considerando solo quella nostrana, è alquanto diversificata. Ognuno di noi può avere legittimamente gusti e opinioni molto rigorose, ma non dovremmo per questo restringere la casistica su cui queste si basano; per questo avrei qualche considerazione da aggiungere.
Tra il palco perfettamente attrezzato e la piazzetta, ci sono infinite soluzioni per ritrovarsi nell’interesse per la musica di tradizione. Capisco benissimo e condivido ciò che dice gigi2009 a proposito della piazzetta come alveo naturale di una musica popolare e della sua continuità, e del palco come antitesi storica. Ma oggi, in molte delle piazzette in cui sono nate e vissute tradizioni musicali, se ne strafottono di tale musica. Così come un palco può chiamare a raccolta gli appassionati filtrandoli da un ampio contesto indifferente. Le porcherie nei confronti della tradizione si possono fare anche nelle piazzette.
Gli esempi riportati in precedenti messaggi, se visti integralmente, rischiano di mostrare aspetti contraddittori nei confronti della tesi che devono sostenere. Prendiamo ad esempio la citata Cinzia Villani: a un certo punto della sua carriera ha scelto di lavorare a più stretto contatto con i cantori tradizionali e di tralasciare alcune forme di revival. Ma non per questo ha disertato i grandi palchi attrezzati. Infatti l’abbiamo vista ancora sui palchi di Notte della Taranta, sia in concerto-ragnatela, sia a Melpignano, non più negli arrangiamenti dei maestri concertatori, ma assieme alla famiglia Avantaggiato e ad altri cantori tradizionali. Allora ha fatto male, è stata incoerente Cinzia ad accettare quei palchi per presentare le forme autoctone del canto tradizionale? I più rigorosi potranno essere in disaccordo, io penso che abbia fatto bene, ma non è un sì o un no rigido che dovremmo esprimere, bensì una valutazione complessiva dell’attività di un musicista. Io stimo l‘operato della Villani, so che preferenzialmente lavora in certe situazioni e non mi scandalizzo se la vedo anche sui grandi palchi.
Strettamente connesse possono essere le considerazioni economiche: Il grande palco paga generalmente meglio della piazzetta. Anche qui si dovrebbero evitare posizioni rigide: o affermiamo a priori che oggi nella musica tradizionale non ci devono essere professionisti (il che è antistorico), o dobbiamo riconoscere che anche per lavorare seriamente con questa musica bisogna studiare, faticare e spendere molto, di conseguenza non possiamo pretendere che esistano solo operatori votati alla fame. In ogni caso, è ben difficile campare di sola musica tradizionale: molti degli artisti che conosco hanno un altro lavoro che consente loro di sopravvivere.
Quanto appena espresso non vuole contrapporsi all’affermazione “se vuoi guadagnare qualcosa da questa musica la distruggerai nella sua essenza”, che è fondata, e come dice gigi2009, ben rappresentata nel Salento leccese. Penso però che anche in questo caso, dipenda da “come lo fai”.
Neanche voglio misconoscere il lavoro di chi se ne infischia dei palchi e persegue un lavoro “di base” nelle “piazzette”. Credo però che i vari tipi di attività non siano tra di loro esclusivi, e stimo anche quelli che, da professionisti o dilettanti evoluti, lavorano a tutto campo tra palchi e piazzette.

Ciao
Mario
laperuginapizzicata
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Re: Pizzica di S. Vito: monopolio di qualche burlone?!?

Messaggio da laperuginapizzicata »

Carissimo, bentornato.
Io nel mio messaggio, nel rispondere alla domanda di Gigi, ho solo espresso delle preferenze, che non sono rigide, facendo l'esempio della Villani, più riguardante certe sue caratteristiche che Gigi indicava come contraddittorie. Poi, è ovvio, io non ho detto che la piazzetta sia l'unico ambiente possibile per la musica popolare, né che esso salvi il pubblico dall'assistere a "porcherie nei confronti della tradizione", né che non si possano portare questi brani su grandi palchi attrezzati.
Io, e speravo che mi si fosse capito, parlavo di coscienza.
Anzi, ti dico di più: l'anno scorso ho seguito tutta la parte iniziale del Concertone di Melpignano, perché c'erano gruppi che mi piacevano.
Ho provato grandissime emozioni anche in teatri dove si suonava questa musica che, per toglierla dal proprio contesto, bisogna essere particolarmente bravi.
Spero ora di essermi fatta capire, vi saluto,
Valentina.
oil2004
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Re: Pizzica di S. Vito: monopolio di qualche burlone?!?

Messaggio da oil2004 »

purtroppo la trasmissione per streaming di "bassamusica" di stasera (teleradiosanvito.it domenica ore 17-18) non è stata possibile per motivi tecnici. Ha un bacino di ascolto via etere di circa 50.000 abitanti (i paesi attorno san vito dei normanni). Speriamo che per questa via tradizionale...non ci siano stati problemi. Era un pò perturbato. Comunque sono stati trasmessi un paio di balli tondi sardi, un paio di canti del basso salento di cui uno della terapia lenta del tarantismo (teresina), due polche in successione, una del kerry irlandese all'organetto ed una del brindisino a mandolino, uno scottish di villa castelli (brindisi), un canto greco su una vecchia barca da pesca con molto ritmo, qualcosa del gargano e per finire la pizzica di ostuni (brindisi). Anna maria e fernando hanno promesso per la prossima settimana musica molto stuzzicante. ciao
svito
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Iscritto il: 21 ottobre 2009, 9:53

professionisti de che?

Messaggio da svito »

quello che dice mariofb sulla "professionisticità" nella mus tradizionale mi fa venire dei dubbi, anzi delle certezze. Dal mio punto di vista non abbiammo alcuna necessità di professionisti in questa musica
Primo: perchè non è musica classica, dove è difficilissimo arrivare a livelli tecnici accettabili che non ti fischino nei concerti. Quindi il musicista in questo caso si deve fare le sue otto ore al giorno fisse di studio, minimo, per essere abbastanza accettabile e quindi non può fare altri lavori. Nella musica tradizionale, facilissima dal punto di vista tecnico rispetto alla classica (ma non facile nel saper ricreare atmosfere), questo impegno assoluto non avrebbe senso, anche a metterci dentro la ricerca.
Secondo: i più grandi suonatori di musica tradiz di una volta, che hanno raggiunto livelli altissimi di bravura in questa muisca, chi li ha ascoltati capisce, svolgevano tutti un lavoro vero, in genere artigiano o contadino, ma anche ragionieri, casalinghe, più di qualche impiegato. La musica veniva dopo le otto se non più ore di lavoro. E forse perciò c'era il loro cuore nella musica che suonavano.
Il bello di questa musica per me, fra le altre cose, è che non ha mai avuto bisogno di artisti a tempo pieno. Teniamocene alla larga. Faccio un esempio non musicale per intenderci. Erri De Luca, il noto scrittore, ha scritto il libri più belli, circa una decina quando faceva ancora il manovale. Poi con la fama, specie oltralpe, si è messo a scrivere e basta, come hobby la montagna. La differenza è palpabile fra quello che scriveva prima e dopo.
Nella mus tradiz l'unica eccezione un tempo la facevano i non vedenti, in genere violinisti, che si dedicavano completamente facendolo diventare l'unica fonte di sussistenza. Ma per vera necessità.
"Professionisti" non voliatemene ma per me è così.
marioFB
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Iscritto il: 26 luglio 2005, 20:26
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Re: Pizzica di S. Vito: monopolio di qualche burlone?!?

Messaggio da marioFB »

A proposito del professionismo nella musica di tradizione, penso sia opportuno aggiungere qualche precisazione, utile per eliminare apparenti divergenze di opinioni.

Occorre considerare che la parola “professionista” può avere differenti significati:
Chi pratica un'attività a livello professionale
Chi esercita una professione
Chi esercita una professione intellettuale, liberale, o comunque un'attività per cui occorre un titolo di studio qualificato
Chi pratica un'attività sportiva in modo esclusivo e continuativo per la quale viene retribuito
Esperto, persona molto esperta nel suo mestiere
Chi lavora con particolare competenza e bravura
Chi trasforma un'attività disinteressata, criminosa o altro in un mestiere e in una fonte di reddito
Ecc…

Se intendiamo professionista come persona titolata e impiegata a tempo pieno, è vero, come dice svito, che la musica tradizionale non ha avuto e non ha bisogno di diplomati in conservatorio. Se consideriamo anche i significati che coinvolgono competenza, bravura, e acquisizione di reddito, possiamo dire che il professionismo non è stato e non è estraneo alla musica tradizionale.
Nel passato, sappiamo che molti musicisti tradizionali/popolari suonavano anche per integrare un reddito economico insufficiente derivante da un’altra forma di lavoro (agricolo, artigianale, ecc.). A volte i momenti di esercizio musicale (nomade o stanziale) potevano coincidere con i periodi di pausa dalle altre attività lavorative (tipicamente la stagionalità dei lavori agricoli). In altre situazioni i musicisti erano indispensabili per il ballo ludico-sociale, e per questo venivano retribuiti: tali retribuzioni hanno spesso positivamente stimolato la concorrenza tra musicisti dando impulso sia al miglioramento della capacità tecnica dei singoli, sia all’’espansione dei repertori. Poi c’erano funzioni rituali particolari dei musicisti tradizionali come nel tarantismo, e anche per questo erano retribuiti, a S. Vito come negli altri luoghi dove il fenomeno era in funzione. Il canto popolare ovviamente era meno legato a forme di retribuzione. Forse dovremmo parlare di un semiprofessionismo dei musicisti popolari, in ogni caso la loro attività aveva continuità, rilevanza e riconoscimento sociale, e un livello tecnico, stilistico e comportamentale che può essere definito “professionale”.
La musica tradizionale ai giorni nostri, dove non si estingue, prosegue un’evoluzione che non si è mai interrotta. Permangono ancora degli ambiti in cui si pratica musica di tradizione orale funzionale nel proprio contesto, ma i cambiamenti negli ultimi decenni sono stati molto profondi e spesso non esistono più i gruppi sociali di cui una certa musica era espressione. La sopravvissuta musica tradizionale è molto spesso defunzionalizzata, rifunzionalizzata (talvolta a sproposito), non è più popolare bensì un hobby per elite culturali. Viene usata come operazione della memoria per ricostituire coesioni identitarie sempre più in disfacimento nella società globale. E’ parte integrante di un mercato editoriale e dello spettacolo, e talvolta sopravvive solo grazie a questo. Tale mercato riesce a inglobare anche i cosiddetti “testimoni” o “portatori” della tradizione che oggi troviamo sui grandi palchi delle pop star (e in questi casi possono intervenire alterazioni simili a quelle che cita svito in campo letterario). In questo mercato esiste paccottiglia e qualità, e la qualità è data dalla competenza e dalla professionalità degli addetti. Personaggi come Cinzia Villani o Enza Pagliara fanno parte di questo mercato, sono musiciste professionali e professioniste, per qualità e impegno, indipendentemente dal titolo di studio.
Nella condizione attuale potremmo distinguere tra musicisti tradizionali e musicisti “colti”, ma sono molte le situazioni di transizione e di commistione fra tradizione e folk revival, dove coesistono e cooperano anziani “testimoni/portatori” di tradizione accanto a giovani operatori “colti” (Lo stesso territorio di San Vito è un luogo dove coesistono, accanto ai musicisti anziani, differenti esperienze moderne che partono dalle stesse radici tradizionali). Considerando la grande varietà di situazioni, non credo si possa giudicare negativamente né la possibilità di trarre reddito, né la presenza di musicisti colti o diplomati.

E’ vero che la tecnica strumentale sia generalmente più semplice nella musica tradizionale rispetto alla musica classica, è vero che se qualcuno vuole proprio ballare si può accontentare di un pessimo strimpellatore, ma non dobbiamo essere troppo lassisti: abbiamo visto nell’ambito della musica pugliese il proliferare di gruppi piuttosto mediocri, i quali esistevano/esistono solo come risposta opportunistica e parassitica a un mercato molto attivo ma poco propenso a selezionare la qualità. E a me viene voglia di fischiare quando sento, dai gruppi che dicono di eseguire musica tradizionale, dei modi di cantare prettamente “sanremesi” o delle tecniche strumentali estranee, più di quanto mi verrebbe voglia di fischiare per un diplomato che incespica in un passaggio difficile in musica classica.
In concreto però non è il diploma quello che conta perché oltre alla tecnica rimangono molti elementi interpretativi: ho sentito musicisti diplomati che partendo dalla musica classica si sono dedicati anche alla musica tradizionale (forse per il sopramenzionato opportunismo) con risultati scadenti specialmente per il suono a ballo, ne ho sentiti altri che si sono ben affiancati ai musicisti tradizionali con effetti di salvaguardia per repertori o strumenti particolarmente difficoltosi. Non si deve inoltre dimenticare che una specifica professione come quella dell’etnomusicologo, è utile nello svelare a pieno le caratteristiche e il valore dei repertori tradizionali.

Un altro argomento che andrebbe approfondito è quello della dignità culturale della musica tradizionale.
E’ utile richiamare il fatto che in alcune società, come quelle europee, la musica “classica” è da molti secoli espressione delle classi egemoni, mentre la musica tradizionale era/è espressione delle classi cosiddette subalterne (con qualche influenza tra le due categorie). Esistono però luoghi e periodi storici (es. in Medio Oriente, in Asia…) dove la musica di tradizione è identificabile con quella ufficiale, con musicisti specificamente preparati e professionisti a tempo pieno. Attualmente da noi cresce la tendenza a valorizzare le culture locali e a dare alla cultura “subalterna” una dignità pari a quella “dominante”. E’ quindi plausibile, se non doveroso, attribuire una classicità alla musica tradizionale. Il che vuol dire che con lo stesso rispetto e interesse posso andare ad ascoltare una partitura barocca o dei canti alla stisa, riconoscendo il notevole spessore tecnico strumentale o vocale che esprime a volte anche la musica tradizionale. Se l’evoluzione della musica tradizionale deve necessariamente seguire le strade dell’adattamento ai nuovi contesti socioculturali, dell’elaborazione mediante la tecnologia moderna, della commistione tra culture diverse,tuttavia la sua “classicità” può trovare oggi uno spazio e un ruolo. In questo ambito è utile chi si occupa seriamente di riproposta filologica e di ricalco stilistico, cioè della pratica di riproporre i repertori negli stili tradizionali, non come imitazione ingessata di singoli documenti storici, ma come interpretazione degli stili e dei modi in base attenta analisi e studio degli stessi e della loro variabilità.

In conclusione, e per rientrare nel filo della discussione originale, perché nell’ambito delle attività relative alla musica tradizionale abbiamo prodotti (librari, discografici, radiofonici ecc.) ben al di sopra della media come quelli della “famiglia Giannini”? Perché dietro a quelle produzioni oltre alla passione musicale c’è competenza, studio, ricerca e professionalità.

Ciao
Mario
laperuginapizzicata
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Re: Pizzica di S. Vito: monopolio di qualche burlone?!?

Messaggio da laperuginapizzicata »

Condivido completamente quanto affermato da Mario, trovando ingiusta l'avversione provata da molti nei confronti della parola "professionista" legata alla musica tradizionale.
A me, più che capire se un musicista fa questa musica in maniera disinteressata o meno, interessa la coscienza e la coerenza con cui la si fa.
Rinnovo i miei complimenti a Mario perdona se non scrivo il tuo nome completo, ma il trattino basso mi dà problemi!), che ha contribuito a ricordarci che questa idea romantica della musica popolare o tradizionale come qualcosa di disinteressato è solo una faccia della medaglia ed è quasi solo un mito.
Valentina.
gigi2009
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Re: Pizzica di S. Vito: monopolio di qualche burlone?!?

Messaggio da gigi2009 »

Non condivido quello che ha detto giannino e cioè che facendo così parliamo tutt'altro che di musica.
E' invece interessantissimo e forse proprio perchè una quindicina di anni fa non se ne cominciò a parlare abbastanza che con estrema ingenuità il salento leccese ha sbarellato per quanto riguarda la musica tradiz. Credo invece che l'Alto salento cioè le prov di brindisi e taranto non stiano facendo questo errore, e prova ne è che il migliore approfondimento su questi temi avviene nel forum sulla pizzica di san vito dei normanni che per chi è nuovo si trova in provincia di brindisi. La ricchezza e vivacità dei repertori dell'alto salento rendono questa zona un robusto laboratorio anche per il futuro di questa musica.
Apprezzo l'analisi interessantissima di mariofb, "svito" ci ha abituato a giudizi netti e spigolosi. Credo però che questa crudezza tenda a chiarire le differenze più che a esemplificarle. La società è cambiata daccordo ma chi conosce alcune isole musicali, qualcuno ha già usato questo bel termine, sa che si possono trovare le stesse situazioni ancora del passato. Dove il lavoro agricolo diventa occasione a fine giornata di suonare insieme, così come le serate estive di campagna ed altro. E spontaneamente quello che vien fuori è tutto veramente tradizionale, tanto che è addirittura ridicolo chiamarlo così. Mi son trovato in queste situazioni con alta qualità della musica e tutto il resto, e non era ricreato forzatamente. E non c'erano "veri suonatori" ma erano dei veri suonatori.
Non so se ho interpretato bene ma credo che svito dicesse questo. Forse a guardare le "non isole musicali", dove se non era per il revival nessuno ormai aveva memoria o quasi di questa musica, si perde la speranza e quindi vale quello che dice mariofb. Ma quando si arriva in aree che non hanno mai perso la continuità con la propria musica, quindi le isole che si sono salvate, per me vale quello che dice svito.
Ho da fare una segnalazione infine. Forse l'avete già scoperta ma ve la dico lo stesso. Sul blog di valentina locchi c'è un vero capolavoro di sintesi e chiarezza in quattro, quattro, righe su cosa si dovrebbe intendere per musica tradizionale. Guardare sui contenuti del mese di novembre scorso. La condivido molto perchè inserisce degli elementi che rendono questa musica in progress e non statica da museo. ciao gigi.
laperuginapizzicata
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Re: Pizzica di S. Vito: monopolio di qualche burlone?!?

Messaggio da laperuginapizzicata »

Caro Gigi, condivido ciò che dici, anzi dico di più. Credo che la convivenza tra zone che sono "isole musicali" ed altre in cui questa musica si rifunzionalizza, senza stravolgersi, è una ricchezza. L'ideale sarebbe che da tutte le parti ci fossero entrambi i momenti, ma la società, purtroppo o per fortuna, è cambiatatroppo.
Devo, infine, ringraziarti per quello ce dici sul mio blog, vedendolo citato mi sono commossa.
Ti saluto affettuosamente,
Valentina.
gigi2009
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Iscritto il: 29 ottobre 2009, 10:38

Re: Pizzica di S. Vito: monopolio di qualche burlone?!?

Messaggio da gigi2009 »

grazie a te per il contributo che dai, viaggiando alto sopra le stupide gelosie dei suonatori salentini.
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