Aramirè alla Carnegie Hall di New York

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Luca/
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Messaggio da Luca/ »

Generalmente quando un eroe tornava in patria veniva accolto nel plauso generale,quella manifestazione di stima vale a vòlte più delle parole dei singoli in quanto esprime un[u:f2bc1a3ac4] sentire[/u:f2bc1a3ac4] comune.
Ora dato che siamo in una piazza virtuale non posso che utilizzare la forma scritta per cercare di fare lo stesso,e quindi:
Clap Clap Clap Clap Clap Clap Clap Clap Clap Clap ClapClapClapClap ClapClap Clap Clap Clap Clap Clap Clap ClapClapClapClapClapClapClapClapClap Clap Clap Clap Clap Clap Clap Clap Clap Clap ClapClapClapClapClap Clap Clap Clap Clap Clap Clap Clap Clap Clap ClapClapClapClap ClapClap Clap Clap Clap Clap Clap Clap Clap Clap Clap ClapClapClapClapClap Clap Clap Clap Clap Clap Clap Clap Clap Clap ClapClapClapClap ClapClap Clap Clap Clap Clap Clap


CLAP
raheli
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Messaggio da raheli »

Grazie a tutti da parte mia e di tutto il gruppo.

Siamo rientrati ieri notte.
Stamattina il mio cervello era troppo annebbiato e solo ora sta ricominciando a funzionare normalmente, cioé mediamente male.
Se avrete la bontà  di attendere (e se ancora vi interessa), domani vi racconto le cose successe in questi giorni pazzescamente intensi.
Ora vi dico solo che il concerto é andato molto bene.
E non solo Aramiré, ma tutto il Salento (e direi persino l'Italia) ha fatto una figura ottima.

Per Luca.
Grazie per il paragone con gli eroi, ma non mi mettere in imbarazzo pure tu come hanno fatto gli americani con i loro complimenti sperticati.
Se no poi mi fai arrossire.
Siamo (tutti noi Aramiré), e rimaniamo ancora, persone normali.
Gli eroi stanno nei film.
Oppure sono morti.
(E io idealmente mi gratto giù, anche a nome del gruppo, viste anche le svariate ore di volo che abbiamo fatto).

A domani.

Ciao
raheli
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Messaggio da raheli »

New York, 19 gennaio 2007, Carnegie Hall.

Teatro pieno come un uovo.
Emozione nell esibirsi in un luogo sacro della musica mondiale. Ben altri che noi hanno fatto musica lì, solo alcuni nomi: Armstrong, Coltrane, i Beatles, Frank Sinatra!
Per noi gioia ma anche stupore. Senso di responsabilità  nel rappresentare la propria terra dinanzi ad un pubblico avvezzo a giudicare altri tipi di musica con la schiettezza che contraddistingue gli americani: nessun tipo di mediazione é prevista nel caso di audience delusa; nessuna remora a manifestare invece il pieno apprezzamento se il concerto sarà  gradito.
Come sarà  la pillola che ingoieremo? Lo zucchero degli applausi o il fiele dei fischi?
Spazziamo via ogni dubbio aprendo il concerto con un canto alla stisa, "Quantu me pari beddha de luntanu", alla maniera degli Ucci di Cutrofiano: Uccio Aloisi e lo scomparso Uccio Bandello. Vogliamo dire questo a chi ci ascolta: la nostra musica é diversa, che vi piaccia o no. E' un rischio, molto più facile sarebbe stato aprire con una bella pizzica, coinvolgente da subito, ma Aramiré non é mai stato gruppo che scende a compromessi. Comunque é un rischio calcolato. Siamo bene in grado di eseguire un buon canto alla stisa.
E loro reagiscono dopo un interminabile attimo di vuoto. In quell attimo ci passa davanti tutto quello che abbiamo fatto per essere lì, anni e anni e anni di studio, di concerti, di ascolto, di prove. Abbiamo sprecato la nostra occasione?
Ma loro, gli americani, reagiscono bene. E l applauso, dapprima un clap clap isolato parte, si rafforza e diventa robusto.
"Lu rusciu de lu mare", nella versione di Aramiré, prima la parte lenta, tradizionale, poi il nostro arrangiamento flamenco, con l assolo di chitarra classica composto da Mauro Toma nell ormai lontano 1996 (oggi eseguito da Antonio Ancora) sulla base di chitarra ritmica predisposta da Roberto Raheli (suonata oggi dallo stesso Mauro), supportata dalla scansione percussiva che Alessandro Girasoli faticava tanto a far digerire ad un recalcitrante Antonio Castrignanò all inizio della sua splendida carriera.
Ma Antonio e Alessandro non sono più con noi, al loro posto Samuele Tommasi fa volare la mano sul tamburo con una sequenza di battute che accelerano il ritmo cardiaco, e Roberto Corciulo alla fisarmonica stende magistralmente un tappeto sonoro – melodico ed armonico – che rende naturale ed arioso il canto.
Presento – in inglese – il gruppo, Aramiré Compagnia di musica salentina, dall Italia, dal Sud Italia, dal Salento, il tacco d Italia, e quel pubblico ci restituisce il calore che abbiamo cercato di dare ai primi brani con un applauso fragoroso.
Il ghiaccio é rotto. Possiamo suonare.
Roberto Corciulo attacca con il tema scelto dalla Simpatichina per cantare le sue strofe di "Ieri sira": "Ieri sira scii a casa/ casa alla mia signora/ e io la trovai allu liettu/ ca stia dormendu sola//". Come un lampo mi passa per la testa quanto sia grande la voce di Niceta Petrachi, la Simpatichina, quanto poco compresa nel Salento, ma non c é tempo. So che non sarò mai in grado di trasmettere emozioni neppure paragonabili a quelle che ha suscitato in me il canto della Simpatichina, ma tocca a me, apro la bocca e canto. E il canto a due voci, io, Roberto Raheli, e Antonio Ancora, seconda voce, segue quella variazione armonica che con Mauro venne fuori in una serata di tanti anni fa a casa sua. Due voci e una fisarmonica. Se ancora non era chiaro, ci teniamo a ribadire il concetto che la musica salentina é intrisa della semplicità  di una civiltà  rurale, che aveva solo le voci e qualche strumento per dar vita a perle di poesia. Ma sul finire del canto Mauro, con la chitarra, attacca la ritmica della nostra versione della pizzica di Aradeo, partono i due tamburi, Samuele ed Antonio, ed attacco a cantare le mie strofe di "Fermate", scritte per la mia compagna, Stefania.
Non si può ballare alla Carnegie Hall, non c é spazio e gli organizzatori sono stati taglienti nel comunicarci: "nobody on the stage", non vi azzardate a far salire qualcuno a ballare sul palco. Ma il pubblico non riesce a star fermo e i loro piedi ci accompagnano con uno scalpitio a ritmo di pizzica chiaramente udibile nonostante l amplificazione. Se viti ca se cotula lu pede quiddhu é lu segnu ca vole ballare!
Ma é solo un assaggio di pizzica quello che intendiamo dare, rallentiamo con il pezzo successivo, vogliamo dire: la pizzica c é, ma il Salento é anche altro. Racconto di quelle donne di non moltissimi anni fa, raccoglitrici di olive, di tabacco, vendemmiatrici, che lavoravano tutto il giorno e racimolavano solo i soldi per comprarsi le noci a Natale. Quelle donne, "Fimmene fimmene".
E il momento di Maria Vittoria Antonazzo, Mavi, con noi solo da pochi mesi dopo l uscita di Stefania Morciano. Mavi é emozionata, il suo affiatamento con noi é solo all inizio, ma canta e raggiunge il cuore nostro e del pubblico. Great voice le diranno dopo.
Mentre gli appalusi si spengono attacchiamo "Scusati signori".
La cantiamo a botta e risposta, io e, da quando Raffaele Passiante non é più con noi, Samuele. Il ritornello "tocca" a Mavi.
Siamo alla parte centrale del concerto. Ci sentiamo ormai in corsa, il calore del pubblico ci riscalda e spingiamo su questo pezzo, che una donna sconosciuta registrò a Galatone per Alan Lomax, il grande ricercatore americano, il 13 agosto 1954.
E piccolo il mondo, il lavoro fatto da un americano nel 1954 (insieme a Diego Carpitella), ha ridato a noi salentini alcuni canti che la nostra memoria orale aveva perduto. E noi oggi li offriamo a loro. Meglio, molto meglio, questo tipo di interazioni fra i popoli, anzichà© l esportazione armata della democrazia.
"Scusati signori" fu cantata come canto politico. Emblematiche sono le strofe: "Scusati signori tutti l omini nu su pari/ c é li lunghi, c é li curti, c é li belli e c é li brutti// E nui li pori cafuni nnanzi nu piattu de maccarruni// senza carne, senza casu, la pijamu intra lu nasu//". Salvandone lo spirito abbiamo inserito delle strofe attuali, sull avvento dell euro, sulle minacce di secessione del Nord, sui programmi spazzatura in televisione! sulla mercificazione del tarantismo da parte dei salentini del 2000. Chi l ha detto che la musica salentina non possa parlare dell oggi?
Continuiamo a spingere con "Quandu camini tie" cantata da Mavi, e poi il mio flauto attacca le strofe della nostra "Pizzica con flauto". E un flauto ribelle, l ho costruito io stesso dalla canna da pesca di mio zio Nuccio. A volte fa come gli pare, suona, poi si blocca, poi riprende. Ma alla Carnegie Hall dà  il meglio di sà©. E il pubblico rumoreggia. Alcuni "facinorosi" non riescono a stare fermi e negli angoli cercano di trovare lo spazio minimo per cominciare a ballare. E siamo a New York.
"Cali nifta", "La canzone de li mestieri", "La Carmina"!
Faccio un breve discorso per introdurre "O pillo pillo pì". Questa é una canzone di protesta scrittta negli anni settanta da Cici Cafaro di Calimera, Salvatore Caldarazzo di Sternatia e Giovanni Pellegrino di Zollino. Parla del Vietnam, del Cile, della Palestina. Negli Stati Uniti c é gente di ogni parte del mondo, in sala, lo saprò dopo, ci sono Cileni Americani, Palestinesi Americani, ed il Vietnam! bé quello é per tutti loro qualcosa che non possono ignorare. Quando dico che, a differenza degli anni settanta, oggi tutti i problemi e tutte le guerre sono finite e quindi abbiamo pensato di sostituire le strofe di allora con strofe d amore, il pubblico ride alla mia battuta, e ride ed applaude quando dico che invece no, protesta era e protesta é ancora. E contro chi? Il nostro ex Premier Silvio. E lì l applauso si fa dirompente. Silvio, Silvio, pure in America ti conoscono!
Ma ce n é per tutti i gusti. "Mazzate pesanti". La presento come un canto d amore verso la nostra terra, piena di paesaggi bellissimi, di antiche chiese nei paesini assolati, di cattivi politici e gente senza lavoro. Gli americani sorridono, ridono ed applaudono. La nostra amica Mary Ciuffitelli me l aveva detto prima del concerto: "di cattivi politici ne sappiamo qualcosa". Svanisce la mia paura di non riuscire a far almeno intravedere il Salento come luogo dove vive gente vera, immersa nei problemi quotidiani, al di là  dello stereotipo del tamburello e della taranta. Ma la taranta viene, con la nostra "Pizzica con violino", ancora vitale anche se il tarantismo, per fortuna, non c é più. La sua musica però é ancora bellissima, e noi la eseguiamo come l abbiamo imparata dall ultimo violinista delle tarantate, Luigi Stifani "from" Nardò.
E mentre le note del violino, i tamburi, il canto di Samuele si snodano e si dipanano, mi lascio andare ed il violino sembra suonare da solo.
Nella nostra pizzica abbiamo inserito alcune strofe che Stifani non faceva, prese da una pizzica suonata e cantata da Cosimino Surdo. Brizio Montinaro lo definisce una vera biblioteca vivente. Pochi giorni fa però Cosimino si é spento a Calimera, sua città  d adozione, essendo nato a Martano. Penso a lui mentre canto.
Il pubblico ci tributa un lunghissimo applauso alla fine del pezzo. Vorrei che almeno una parte di quegli applausi giungesse a Stifani o a Cosimino. So di non essere bravo quanto loro.
Il concerto volge al termine.
La "Pinna ponna" ispirata alle grida dei venditori ambulanti, gli "Stornelli", cantati da Samuele alla maniera di Uccio Aloisi.
Salutiamo, é ormai quasi ora. Prima del concerto ci hanno detto che al massimo alle dieci avremmo dovuto chiudere. Un ora e mezzo quindi per una scaletta che normalmente dura due ore. Se qualcuno ce l avesse detto prima ci saremmo preparati di conseguenza, ma questi americani maniaci dell organizzazione hanno trascurato questo piccolo particolare, per noi fra i più importanti.
Per stare nei tempi abbiamo saltato "Aremu rindineddha" con gran dispiacere di Mavi che si era preparata con scrupolo a cantarla.
Forse non si fa in tempo a chiudere con il nostro finale di sempre, "La pizzica degli Ucci" con il finale di armonica che é la cosa che ci appaga di più alla fine di un concerto ben riuscito. Altrimenti ci consola. In questo caso siamo nella prima tipologia, ma si potrà  fare? I "boo" del pubblico quando facciamo la mossa di allontanarci dai microfoni ci riportano indietro. Qualche minuto ci sarebbe ancora e così partiamo. Ed il pubblico rumoreggia e acclama.
Il finale é da fuochi d artificio. Il concerto é finito e sono le dieci e un quarto.
Penso alle persone che con il loro lavoro ci hanno permesso di portare lì quel concerto, a chi con le sue ricerche ci ha permesso di ascoltare i canti rauchi di contadini facendocene apprezzare la bellezza, a chi ha suonato prima di noi, a tutti quelli con cui abbiamo o ho suonato. Franco Tommasi, Gigi Lopalco, Gigi Chiriatti, Uccio Aloisi, Uccio Bandello, Raffaella Tommasi, Claudio "Cavallo", Gigi Toma, Umberto Panico, Massimo Gravile, Enza Pagliara, Gigi Lezzi, Gigi Schito, Luigi Stifani, Luigi Cecere, Admir Shkurtaj, Cesare Dell'Anna, Mario Salvi, Carlo "Canaja", Cinzia Villani! L'elenco é troppo lungo, dimentico di sicuro qualcuno.

Fuori troviamo la fila ad attendere il nostro autografo sui CD. Robert Browning, il direttore del World Music Institute, che in collaborazione con Carnegie Hall ha organizzato il concerto ha gli occhi che brillano e sua moglie Helene non smette di lodarci.
Siamo tutti imbarazzati e confusi nel vedere la gente così entusiasta. Dove sta scritto che la nostra musica ha bisogno di arricchirsi di suoni diversi per poter essere apprezzata al di fuori del Salento? Noi arricchiamo i testi e proponiamo nuovi brani, ma queste innovazioni restano in linea con la struttura della musica di tradizione. Spunto di riflessione: gli italiani, dal Sud al Nord, vivono in mezzo alle tracce tangibili di radici antichissime. Monumenti, centri storici, sculture, dipinti, letteratura ci ricordano ogni giorno da dove veniamo e chi c era prima di noi. Gli americani sono alla ricerca affannosa di radici che non hanno o che hanno dimenticato nel traversare l oceano. Noi vogliamo innovare la nostra musica di tradizione contaminandola per sentirci moderni. Loro vogliono dagli altri popoli il sapore del susseguirsi delle generazioni, sapore che hanno ormai perduto. Sarebbe necessario che ci sintonizzassimo meglio gli uni sugli altri, alla ricerca di una modernità  comune, in accordo col passato che ci siamo tutti lasciati alle spalle.

Usciamo, affrontiamo il gelo della Settima Avenue, in direzione di Times Square. Dentro di noi portiamo il calore di un concerto che non dimenticheremo e siamo sicuri che sarà  così anche per il "nostro" pubblico.
gmartano
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Messaggio da gmartano »

Grazie Roberto...per un attimo mi é sembrato di essere li, di vedere e sentire quello che descrivevi...sono le persone come voi che mi fanno sentire orgoglioso di essere salentino.."cu nu te scerri mai te le ratici ca tieni" (SSS)

Giovanni
Liolà
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Messaggio da Liolà »

Ma se io l'avevo aperta di proposito questa discussione...
Sapevo che sarebbe diventata una cronaca di un grande evento,ma,quello che é successo al di là  dell'oceano,penso abbia superato,di gran lunga,le stesse aspettative di Aramiré.
Grazie anche da parte mia,Roberto,per aver,ancora una volta,condiviso con noi dei momenti unici,in cui tutti noi avremmo voluto essere al tuo posto.
E grazie per averceli raccontati con la stessa semplicità  e poesia di sempre.
Maruko_KuFu
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Messaggio da Maruko_KuFu »

[quote:deb340bed9="Liolà "]Grazie anche da parte mia, Roberto,per aver,ancora una volta, condiviso con noi dei momenti unici,in cui tutti noi avremmo voluto essere al tuo posto. E grazie per averceli raccontati con la stessa semplicità  e poesia di sempre.[/quote:deb340bed9]


Straquoto Liolà .
secundo
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Iscritto il: 22 dicembre 2005, 15:44

Messaggio da secundo »

....e finalmente di ritorno, grandi e bravi ho letto il tuo post é mi ha emozionato veramente tanto, e come se mi fossero passate le immaggini del concerto davanti agli occhi. :)
stambali
Messaggi: 80
Iscritto il: 1 giugno 2006, 0:21

Messaggio da stambali »

Ciao Raheli, la cosa che mi ha colpito di più del tuo resoconto, oltre ai sentimenti, alla dolcezza ai sapori - si, il tuo racconto mi ha fatto gustare persino i sapori di quanto é accaduto a New York - ai!!!!!!!!!!., é il continuo riferimento che fai ai componenti del Gruppo Aramiré (con la Maiuscola). Penso che la cura con cui descrivi i componenti del gruppo sia la cosa che ti fà  più onore.

La cosa che mi é piaciuta di meno, guardando il forum del presidente della provincia di lecce (tutto con la minuscola), sono le risposte, senza anima, del presidente alla tua informativa e al tuo resoconto.
Risposte che sembrano scritte con l animo e con la voglia del ragionier fantozzi, giusto due righe per non essere maleducati.
E pensare che in nostro presidente é anche un uomo di cultura.
E pensare che il marketing territoriale rappresenta una delle azioni più importanti del suo governo provinciale al punto da impegnare un assessorato al marketing/spending.
E pensare che per mandare in Cina, Germania !.. il concertone della NTD con il codazzo del fior fiore dei nostri politici pizzical/sputtanati, tutti intenti a farsi contagiare dalla telecamerite e dal c ero anche io, ha impegnato centinaia di migliaia di euro.
E pensare alle radio, alle televisioni, alle interviste, agli eventi, ai conventi ai cristi !!. basta sta me tole la capu. Torno a gustarmi i sapori del tuo concerto.
GAETANO
Messaggi: 56
Iscritto il: 1 gennaio 1970, 2:00

Messaggio da GAETANO »

Scusate l'intervento un poco tardivo sull'argomento, ma ci tenevo molto a fare i complimenti ai GREATS ARAMIRE from SALENTO.
Il mio orgoglio à© grande per questa performance.
Grazie ancora a ROBERTO RAHELI ed a tutto il gruppo ARAMIRE.
Io penso che questo à© solo l'inizio e che ci prenderemo delle altre belle soddisfazioni con gruppi di questo calibro.
LA TARANTA E VIVA E NUN'E MORTA

Chiriatti Gaetano

Ah dimenticavo: per Stambali ; " pijate 'na pastija ".
stambali
Messaggi: 80
Iscritto il: 1 giugno 2006, 0:21

Messaggio da stambali »

fatto
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